domenica 22 febbraio 2015
Una difficile integrazione razziale
Un ulteriore commento sul progetto di affitto delle terre nel Far East russo. Grazie a Gordon G. Chang, noto analista nonché autore di "The Coming Collapse of China", e alla sua, seppur tardiva, risposta. Consideriamolo un approfondimento al pezzo "Emigrazione Siberiana".
Pechino vorrebbe che i coloni cinesi penetrassero nel Far East russo e in genere sostiene le politiche di sviluppo economico di Mosca nella regione. Ma non credo che vedremo Pechino affittare vaste aree della Russia. Per prima cosa, è improbabile che il Cremlino lo consenta. E i politici cinesi, almeno in questo momento, non vogliono irritare Mosca già preoccupata per la "sinizzazione" innescata dall'arrivo dei coloni cinesi. Arrivo che non è tanto il risultato di incentivi quanto la conseguenza di pressioni demografiche sul lato cinese del confine e la scarsa concentrazione sull'altro versante. I russi hanno ciò che la Cina necessita -terra e un mercato di sbocco per prodotti a poco costoso-, pertanto l'imperativo economico farà sì che la migrazione continui ancora per qualche tempo. E mentre ciò avverrà, i russi sono destinati a sentirsi ancora più insicuri nella loro stessa patria.
La migrazione cinese si svolge nel contesto di una competizione per il territorio che va avanti da secoli. Nonostante quello che il Cremlino potrebbe pensare, non vi è alcuna prova che Pechino abbia in mente di utilizzare i coloni per un piano di annessione dell'Estremo Oriente russo.
In realtà, Pechino non ha nemmeno bisogno di un piano. Tutto ciò che deve fare è lasciare che l'attuale migrazione faccia il suo corso, guardare l'assimilazione fallire, e più tardi alimentare il nazionalismo. E Mosca può già vedere l'inizio di questo processo. Come ha dichiarato un ufficiale militare russo dando voce alle paure del Cremlino: "Noi vediamo la sovrappopolazione della nazione confinante. Verranno qui, daranno alla luce una moltitudine di persone con gli occhi a mandorla e poi rivendicheranno l'autonomia politica."
Alcuni di quei coloni, infatti, si considerano i seminatori di eventuali richieste di sovranità da parte della Cina. In ogni caso, i migranti cinesi sono molto chiusi di carattere -come la maggior parte degli immigrati tendono ad essere- e Mosca non ha fatto nulla per cercare di facilitare la loro integrazione nella società russa. Non sarebbe difficile immaginare un intervento di Pechino nell'eventualità di uno scontro razziale. Non aiuta nemmeno il fatto che i leader irredentisti della Repubblica popolare abbiano spesso parlato con rammarico dei "territori perduti", oggi sotto il controllo del Cremlino.
Porzioni di quello che i russi definiscono il loro Estremo Oriente (tra cui il porto di Vladivostok) una volta erano in realtà governate dalle varie dinastie cinesi. La dinastia Qing, l'ultima e allora traballante, fu costretta a cedere l'area alla Russia con la sottoscrizione di due "trattati ineguali", termine che sta per gli accordi firmati tra il 1858 e il 1860. Sia Mosca che Pechino sono consapevoli di questo.
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