mercoledì 11 marzo 2015

Un'altra idea di mobilità sociale


Una delle questioni più dibattute, in Cina, è come la crescente stratificazione sociale e la mancanza di canali che facilitino la mobilità verso l'alto comportino un infiacchimento della vitalità sociale. C'è ancora speranza di ascesa sociale? O meglio, esistono altri mezzi per raggiungerla?

L'arrivo dei giovani migranti.

Era la Festa di Primavera del 2014 [capodanno cinese ndt], quando un post catturò l'attenzione di moltissimi giovani divenendo argomento di accese discussioni. Si trattava di una articolo pubblicato da un utente di nome Wang Yuancheng, sulla nota piattaforma internet Zhihu.com intitolato "Perché lasciare la propria casa per andare a sgobbare a Beijing, Shanghai e Guangzhou?".

Un tempo Wang Yuancheng lavorava come product manager per una società internet di Shanghai. Proveniva dalla "città di terza fascia" Urumqi, secondo quanto si desume dalle informazioni personali riportate. Nel 2008, "si era laureato in un'università privata di Xi'an" ed era andato a a Shanghai con soli 2000 yuan in tasca. Aveva trovato lavoro in una società informatica e c'era rimasto per cinque anni, fino a quando la malattia della madre non lo aveva costretto a fare ritorno a casa. Qui, grazie ai contatti della famiglia, era riuscito subito a inserirsi nel personale di un ufficio statale.

Ma il ricordo di Shanghai lo tormentava. Gli anni trascorsi in città erano stati l'esperienza più importante della sua vita e si era ripromesso di tornaci. Il post di Wang collezionò molti "like" e fu ripreso anche su Weibo e sui principali siti d'informazione. La maggior parte degli utenti di Zhihu.com lodarono la sua decisione [di tornare]. Erano giovani netizen con un buon livello di istruzione e lavoravano quasi tutti a Pechino, Shanghai, Guangzhou e nelle altre città di prima fascia.
L'esperienza di Wang è simile a quella di milioni di coetanei che decidono di tornare nel villaggio d'origine.

Nel rapido processo di urbanizzazione che ha investito il Paese, le città di seconda e terza fascia hanno registrato uno sviluppo piuttosto repentino. La strategia di attrarre investimenti e talenti ha ormai cominciato ad acquisire potere attrattivo. _Allo stesso tempo i prezzi delle case nelle città di prima fascia è schizzato alle stelle: le speranze dei giovani venuti da fuori e desiderosi di stabilirsi in maniera permanente nei grandi centri è infranta. I ragazzi sembrano essere più pragmatici rispetto ad alcuni anni fa, quando la 'tribù delle formiche' si illudeva di riuscire un giorno ad amalgamarsi alle popolazione di Pechino, Shanghai o Guangzhou. Tra le città di seconda e terza fascia e un futuro nelle megalopoli, i giovani cominciano a preferire l'ipotesi di un ritorno a casa.

Questi ragazzi sono chiamati "huiyou qingnian" (giovani migranti). Il termine deriva dal fatto che migrano come branchi di pesci e, dopo una fase specifica in cui crescono in un ambiente estraneo, decidono di tornare al loro paese o di spostarsi nelle città di seconda e terza fascia per vivere e lavorare. Prendiamo in prestito dalla biologia il concetto di "migrazione" per descrivere il processo di crescita e maturazione dei giovani provenienti dalle piccole e medie città nel contesto dell'urbanizzazione.

Proprio come per gli immigrati e gli studenti formatisi all'estero, ciò che contraddistingue gli “huiyou qingnian” è il fattore "mobilità" ovvero il nesso che li lega al fenomeno dell'urbanizzazione. Allo stesso tempo, questi migranti hanno manifestato delle caratteristiche proprie. L'urbanizzazione agisce in modo differente quando si parla nello specifico dei più giovani.

Uno spazio per loro
Dal punto di vista della nostra ricerca, il ritorno a casa dei giovani si traduce nel ritorno verso le piccole e medie città di un prezioso bagaglio di conoscenza tecnica e capacità gestionale: una ventata di vitalità per i villaggi d'origine. Per i ragazzi, d'altra parte, si tratta soltanto di reintegrarsi in una società a loro familiare dove possono riuscire con più facilità a sfruttare risorse locali, a contribuire allo sviluppo economico e a influenzare profondamente l'organizzazione sociale e le usanze culturali del posto.

Geng Xiaoke è una giovane amante dell'arte e delle letteratura. Si è laureata a Pechino alla facoltà di lettere e scienze teatrali in una delle università coinvolte nel progetto 211, un programma di sviluppo dell'istruzione universitaria in Cina lanciato dal Ministero dell'istruzione nel 1996. Quell'anno aveva passato con il massimo dei voti l'esame per entrare a Pechino. Ha scritto sceneggiature e testi pubblicitari, ha fatto da segretaria e curatrice di vari progetti. Ha vissuto a Pechino, Hangzhou e Shenzhen ma, nel 2012 cinque anni dopo ha deciso di tornare a casa, a Changchun.

"La motivazione è molto semplice: non volevo continuare a pagare un affitto", racconta. Una volta per trovare un posto sicuro dove vivere aveva saldato al sublocatore l'affitto di un anno in un'unica tranche. Non molto tempo dopo si era presentato il proprietario lamentandosi del fatto che da parecchio tempo il sublocatore era sparito e non pagava. Fu costretta a traslocare. Si ritrovò in piena notte da sola a trascinare le valige per le strade di Pechino in un bagno di lacrime.

Ma tornata a casa, Geng è diventata editor per una rivista di moda. "A Pechino non avevo possibilità. Avevo provato a mandare il curriculum a due riviste. Quando mi sono presentata non hanno fatto che guardarmi con disprezzo. Invece nella mia città natale avevo ancora delle opportunità. Mi sono resa conto che Pechino non poteva darmi nulla".

Anche Sun Niang è una giovane esperta di arte e letteratura. Quando studiava sociologia all'università di Shanghai, il suo sogno era entrare alla facoltà di lettere della Beida [Beijing University ndt]. Non avendo passato l'esame per cambiare indirizzo, si era trasferita a Pechino. Qui aveva preso un appartamento in affitto con tre compagni di studi, vicino all'ingresso ovest dell'università. Ma alla terza bocciatura ha deciso di ritornare nella sua città d'origine, Ningbo. "Nella vita di una persona ci sono molte altre cose di cui prendersi carico," dice. Una volta tornata a casa, aveva superato con il punteggio più alto la prova scritta per un concorso pubblico come funzionario civile. Erano bastati pochi minuti per realizzare il suo sogno.

Storie di questo tipo sono frequenti nella nostra ricerca che ha analizzato 22 contee lungo la linea Aihui - Tengchong che collega la regione dello Heilojiang, nel nord-est della Cina, e il paese Tengchong situato nel Sud-ovest della nazione nella regione dello Yunnan. Abbiamo distribuito centinaia di questionari e, su oltre mille campioni presi in esame, abbiamo scoperto che - sebbene il livello economico e il salario medio nelle varie contee sia molto differente - ovunque i giovani migranti percepiscono uno stipendio più alto della media locale una volta tornati nel luogo d'origine.

Se nelle piccole e medie città cinesi il salario mensile si aggira sui 3000 yuan, nella contea di Qinghe lo stipendio di un ragazzo che lavora nell'industria locale del cashmere -aperta tempo fa proprio da un migrante- raggiunge i 4500 yuan. A sua volta, la produzione del cashmere ha incentivato il comparto della logistica e dell'imballaggio, settori sussidiari all'industria del cashmere, e ha giocato un ruolo considerevole nell'aumento degli stipendi per i ragazzi del posto.

L'esperienza maturata lontano da casa ha aiutato i giovani migranti ad ampliare le proprie vedute. Hanno capito che non importa se si tratta di un impiego governativo, un posto in un'azienda o di un'attività in proprio, le "esperienze sbagliate" hanno costi piuttosto bassi ma aiutano a raggiungere successo e soddisfazioni personali. Il costo della vita abbordabile e il salario abbastanza buono fanno sì che i giovani migranti di ritorno siano mediamente più felici dei loro coetanei e abbiano anche tendenze politiche più moderate.

Fattore ancora più importante: il continuo cambiamento del contesto abitativo e lavorativo contribuisce anche ad accelerare il processo di urbanizzazione. Il flusso che rientra nelle città d'origine promuove lo scambio culturale e l'integrazione tra le varie aree, oltre a implicare l'arrivo di conoscenze tecniche e menti aperte.

Xiao Xiao viene dalla contea di Zhangbei, nella regione dello Hebei. Nel 2010, una volta laureato, partecipò all'esame di ammissione per accedere al servizio civile e ad alcune posizioni nelle istituzioni pubbliche. Non avendolo passato, decise di cercare lavoro a Pechino. Per due anni e mezzo lavorò per Amazon. Poi, nel 2013, è tornato a Zhangbei, dove lavora in un ente pubblico come responsabile per la propaganda.

Da Amazon, Xiao doveva vedersela ogni giorno con decine di migliaia di caratteri. Un lavoro che l'ha aiutato ad acquisire una grande abilità nella battitura. Anche l'esperienza accumulata nel lavoro di editing e archiviazione gli è tornata molto utile per la sua attuale professione. Sebbene abbia ormai da tempo lasciato la capitale, il periodo trascorso a Pechino continua ad esercitare un'influenza duratura sulla sua personalità.

"Ogni persona è diversa", racconta Xiao, "il lavoro rappresenta solo un aspetto della vita anche se è indispensabile per il sostentamento della propria famiglia. Per valutare se una persona è veramente realizzata o meno, bisogna vedere cosa fa nel tempo libero."

Tian Wangfu è originario di Huaihua, città dello Hunan. Nel 2010 si è laureato in Arte e Design ambientale alla Beijing Forestry University, dopodiché ha trovato lavoro in una società di progettazione vicino a Guomao, il quartiere business di Pechino. "Avevo soltanto un giorno di riposo alla settimana: la domenica. Lavoravo tutti i giorni dalle 9.00 di mattina alle 11.00 della sera con una sola ora di pausa per pranzo", racconta Tian. Per due anni ha tenuto questi ritmi: il suo stipendio è lievitato da di 2500 a 8000 yuan.
Per comodità aveva affittato un appartamento vicino a Dawang Lu. Ogni giornoimpiegava mezz'ora di bici per andare e per tornare. Spartiva con sette persone un appartamento formato da tre camere da letto, un salone, una cucina e un bagno. Tian si era aggiudicato la cucina per 950 yuan al mese; ma la cucina non si poteva chiudere a chiave ed era impossibile trovare un po' di privacy.
Soltanto il pensiero del suo lauto stipendio lo aiutava a stringere i denti.

Non molto tempo dopo, la sua ragazza lasciò lo Hunan per trasferìrsi a Pechino e lavorare duro al suo fianco. Tian aveva cominciato a pensare di mettere su famiglia, ma il costo delle case lo aveva spaventato: "I prezzi di Pechino sono talmente alti che non possiamo nemmeno permetterci di prenderli in considerazione. A Pechino non si può più stare", racconta.
Nel luglio 2013, Tian decise di ritornare a Huaihua. "L'esperienza pechinese certamente non era stata una perdita di tempo. E' stata molto fruttuosa dal punto di vista delle relazioni personali, della conoscenza accumulata e ha positivamente influenzato il mio modo di pensare” spiega. “Se non li avessi visti a Pechino, non sarei riuscito ad immaginare alcuni progetti nemmeno nell'arco di una vita intera".

Dopo essere tornato a casa, Tian ha lavorato per sei mesi in uno studio di progettazione di Huaihua. Questo gli ha permesso di comprendere a fondo le esigenze del mercato locale. Poi lo scorso giugno ha inaugurato ufficialmente uno studio di design tutto suo. Al momento fattura 500mila yuan all'anno. Il suo obiettivo è quella di ampliare la propria attività per assumere alcuni di quegli amici ancora sparsi per la Cina. "Huaihua è ancora piuttosto arretrata, non c'è un gran gusto per il design. Molti dei clienti spendono per i materiali ma non si curano di investire nella progettazione. Spesso non riesco a comprare tutto il materiale di cui avrei bisogno per realizzare il progetto che ho in mente. Ma tutte queste carenze lasciano ampio spazio a uno sviluppo del settore. Il mercato nelle località più piccole sta lentamente crescendo, le opportunità sono molte".

Mobilità "orizzontale" a livello geografico e "mobilità verticale" tra le varie classi sociali
Analizzare il ritorno a casa dei "giovani migranti" ci permette di comprendere meglio la questione della mobilità sociale in Cina. Negli ultimi anni, è stato ampiamente rilevato, da una parte, un certo svilimento della conoscenza, dall'altra, un andamento lento, addirittura stagnate e frammentario, della mobilità sociale "verticale". Ma osservando il fenomeno dei "giovani migranti" scopriamo che la regola secondo la quale "la conoscenza può cambiare il destino" si conferma tutt'oggi valida; "conoscenza" e "mobilità" sono due concetti correlati. La formazione scolastica costituisce un capitale culturale determinante per l'ascesa sociale dei giovani.

Quelli che lasciano il proprio paese per studiare o cercare lavoro altrove finiscono per arricchire il proprio bagaglio cognitivo. Un'istruzione di buon livello, così come l'esperienza accumulata come lavoratori migranti, dà maggiori possibilità di riscatto sociale e permette di arricchire non solo il valore del singolo individuo, ma anche quello della società in cui vive. L'indagine rivela che, nonostante i genitori dei "giovani migranti" siano impegnati nella produzione agricola, molti dei ragazzi, anche una volta tornati a casa, rimangono a lavorare in un ambito tecnico, ricoprono incarichi gestionali all'interno di aziende o entrano negli uffici amministrativi come impiegati. Chiaramente tutto questo contribuisce anche all'ascesa professionale del resto della famiglia.

Partendo dallo studio della "tribù delle formiche" possiamo cercare di capire se, in un contesto urbanizzato, la conoscenza ha perso effettivamente valore. Nelle grandi città, infatti, i giovani con un buon livello d'istruzione non ce la fanno a riscattarsi socialmente né a ottenere un lavoro più remunerativo. Gran parte della "tribù delle formiche" non riesce a godere dei frutti derivanti dallo sviluppo delle metropoli. Ma studiando le città di seconda e terza fascia comprese nella linea Aihui- Tengchong scopriamo che il valore della conoscenza non soltanto dipende dalla sua quantità e dal suo orientamento, ma anche da fattori geografici. Il valore e la forza della conoscenza emergono quando la conoscenza viene applicata sul campo. E' necessario che la conoscenza si adatti alle caratteristiche locali in un dato momento. Una conoscenza che si adegua alle circostanze è già di per sé un fattore di forza, una conoscenza che non si adatta e non si armonizza al contesto risulta una conoscenza priva di valore

Negli ultimi anni, il mondo è stato scosso da una serie di movimenti sociali: le rivolte arabe, i disordini nel Regno Unito e Occupy Wall Street negli Stati Uniti, solo per citarne alcuni. Aggregazioni giovanili hanno fatto da apripista diventando la forza propulsiva delle proteste. Chiedono "un lavoro dignitoso e una vita rispettabile". La loro voce ha superato i confini territoriali, le barriere sociali e religiose; si sono serviti dei new media per comunicare tra loro e far conoscere le proprie idee. Le contraddizioni sociali e le forme di resistenza scatenate dagli studenti rappresentano un'enorme sfida per la stabilità dei vari paesi.

Eppure, sebbene la società cinese sia interessata da movimenti di protesta simili a quelli visti in Medio Oriente, Europa e America, tuttavia, nel complesso la stabilità e l'ordine politico non sembrano risentirne. Come ce lo possiamo spiegare? Stando a quanto emerso dal nostro studio, a parte le ovvie differenze culturali e politiche, a influire sono in larga parte le immense proporzioni geografiche del paese e la frequenza con la quale la popolazione si sposta da un luogo a un altro. In una certa misura, è proprio questa mobilità "orizzontale" che riesce a mitigare i rischi derivanti da una sempre più consolidata mobilitazione "verticale" all'interno della scala sociale; ne rallenta efficacemente l'impatto sulla stabilità politica e la struttura della società.

Dopo gli insuccessi della vita urbana, i giovani beneducati della "tribù delle formiche" possono raccogliere una seconda sfida puntando sulla "mobilità orizzontale" e trasferendosi nelle città di seconda e terza fascia. D'altra parte, le piccole e medie città, ancora arretrate e bisognose di "conoscenza", lasciano più spazio per una mobilità verso l'alto, contrastando il radicalizzarsi di sentimenti antisociali e di "deprivazione relativa".

Le grandi città sono come delle pompe per l'acqua: "risucchiano" la manovalanza in arrivo da villaggi e nuclei urbani di piccole dimensioni, "sputano fuori" le giovani élite delle zone rurali. Grazie al flusso di ritorno di questi ragazzi istruiti, le città di seconda e terza fascia avranno maggiori opportunità di sviluppo. Dal 2013, la crescita dell'economia cinese subisce una pressione al basso. Secondo i piani del governo, le piccole e medie città diventeranno il canale attraverso cui implementare le riforme economiche e promuovere il rapido sviluppo delle aree rurali, che rappresentano la fetta più consistente del Paese. I giovani migranti delle piccole e medie città costituiscono proprio la principale forza lavoro attraverso cui realizzare le riforme economiche. Possono promuovere la libera circolazione e l'allocazione ottimale dei fattori produttivi, aiutando le città di seconda e terza fascia a diventare il nuovo polo della crescita cinese. E' per questo che nutriamo grandi aspettative verso il loro futuro.

(Tradotto per Internazionale/China  Files)

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