sabato 27 ottobre 2018
Pechino punisce la tortura con una sentenza storica
Si è chiuso con una condanna record a 15 anni di carcere il caso di Stephen Lau Hei-wing, imprenditore di Hong Kongmorto dopo essere stato torturato dai pm cinesi che lo avevano preso in custodia per una sospetta frode. La sentenza, rilasciata martedì dal tribunale intermedio N°1 di Tianjin supera le aspettative delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. I nove responsabili, quasi tutti della prefettura di Yanbian, provincia nord-orientale del Jilin, hanno solo dieci giorni per fare ricorso in appello. Le pene detentive spaziano dai 15 anni di Xu Xuezhe, che ha diretto l’interrogatorio, a un minimo di 15 mesi. Quattro sono gli anni che dovrà scontare dietro le sbarre Zhao Bozhong, responsabile della squadra investigativa.
Indiscrezioni sul misterioso decesso di Lau, proprietario del Kimberley Hotel di Hong Kong, erano cominciate a circolare nell’aprile 2017, quando l’uomo d’affari non si era presentato in tribunale nell’ambito del processo che lo vedeva accusato di frode contro la Industrial and Commercial Bank of China per un importo pari a 200 milioni di dollari di Hong Kong. Un caso che nell’ex colonia britannica aveva catturato l’attenzione mediatica per via della stretta amicizia tra Lau e Nina Wang Kung Yu-sum, un tempo tra le imprenditrici più ricche d’Asia. Secondo una copia dei documenti processuali circolata online all’inizio di settembre, l’uomo sarebbe stato bendato e legato a una sedia per più di quattro giorni, con la bocca chiusa con il nastro adesivo.Verso la mezzanotte del 19 marzo 2017, il quinto giorno dell’interrogatorio, gli accusati avrebbero “piegato la parte superiore del corpo verso le gambe più volte” fino a fargli perdere conoscenza. Stando al Sing Tao Daily, l’autopsia – che attesta la presenza di plurime fratture ossee – certifica la morte per soffocamento.
Le ragioni dell’arresto sono tutt’ora poco chiare, anche se il Financial Times ipotizza vada letto alla luce del coinvolgimento di Lau nella disputa sull’eredità di miss Wang. Per le organizzazione dei diritti umani, il caso costituisce un precedente incoraggiante per lo stato di diritto in Cina. “E’ insolito che chi ricorre alla tortura venga condannato e mandato in prigione”, spiega al South China Morning Post Maya Wang di Human Rights Watch, “e questo contribuisce alla persistenza del problema.” La pena massima sarebbe inoltre superiore alle aspettative giacché in genere, per reati analoghi, “la condanna non supera i sette anni”, spiega una fonte legale del quotidiano, individuando nella residenza hongkonghese della vittima un possibile aggravante.
Tra i paesi ad aver siglato e ratificato la Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (1984), nel 2013 la Cina ha duramente condannato l’utilizzo delle confessioni forzate nell’ambito di una ambiziosa ma poco convincente riforma giudiziaria. Recenti testimonianze rilasciate da alcune delle vittime del giro di vite lanciato nel luglio 2015 contro gli avvocati per la difesa dei diritti umani attestano tutt’oggi l’utilizzo di metodi coercitivi durante le detenzioni extragiudiziarie, dalla privazione del sonno alle tradizionali percosse. Ridimensionando la portata della conversione cinese al rule of law, nel gennaio 2017, il capo della Corte Suprema del popolo, Zhou Qiang, ha intimato alla magistratura locale di combattere gli “errati ideali occidentali dell’indipendenza giudiziaria, della democrazia costituzionale e della separazione dei poteri”.
A dimostrazione della sensibilità della materia, secondo China Digital Times, l’inizio del processo contro i carnefici di Stephen Lau è stato sottoposto a censura nel mese di settembre con la pubblicazione di una circolare in cui veniva richiesto ai media di “non raccogliere, segnalare, commentare o ripubblicare” la notizia. Una misura controversa che non sembra ugualmente aver azzittito il dibattito in corso ai vertici della gerarchia comunista. La superpotenza continua la sua strada verso lo stato di diritto con un passo in avanti e uno indietro.
La sentenza del tribunale di Tianjin arriva infatti mentre il comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (il parlamento cinese) valuta per la prima volta la possibilità di estendere il controllo degli organi giudiziari sull’operato della National Supervisory Commission, la potentissima agenzia anticorruzione preposta al controllo del personale statale, non solo dei membri del Partito. Istituita a marzo, dopo due mesi la commissione è finita al centro delle polemiche per la morte di un ex impiegato statale mentre era sotto indagine.
[Pubblicato su Il fatto quotidiano]
Cina, Il MeToo sbarca in tribunale
Dalla rete alle corti di giustizia. Il fenomeno di #Metoo giunge a un inatteso punto di svolta in Cina, paese in cui gli abusi sessuali vengono ancora considerati tabù e le denunce socialmente disdicevoli. La scorsa settimana il tribunale distrettuale di Haidian, nella Pechino Ovest, ha informato una 25enne nota solo con il nickname Xianzi che dovrà rispondere delle accuse di “danneggiamento della reputazione e del benessere mentale” sollevate dal suo stesso assalitore.
Tutto è cominciato lo scorso luglio quando, incoraggiata dalla testimonianza di molte sue coetanee, la ragazza ha deciso di pubblicare su Internet la propria esperienza di vittima. La storia risale a quattro anni fa quando, al tempo in cui la giovane frequentava gli studi dell’emittente di stato CCTV come tirocinante, il noto conduttore televisivo, Zhu Jun, le avrebbe messo le mani addosso nel tentativo di baciarla mentre si trovavano nel suo camerino. A nulla sono servite le richieste d’aiuto indirizzate alla polizia locale. Lo status sociale del suo aggressore rendeva sconveniente qualsiasi denuncia formale, spiegarono all’epoca le autorità. Le pressioni e le minacce esercitate contro la sua famiglia hanno costretto la giovane a un protratto silenzio.
“Molte persone chiedono alle vittime di #Metoo perché non abbiano fatto immediatamente rapporto alla polizia. Io sono una di quelle che quattro anni fa lo ha fatto ma non ha ricevuto alcuna giustizia”, spiega Xianzi in una recente intervista alla Bbc. Il racconto della ventenne, diffuso inizialmente all’interno di un gruppo ristretto di amici su WeChat, la scorsa estate ha raggiunto portata virale sul Twitter cinese Weibo grazie alla condivisione dell’amica Xu Chao. Entrambe le ragazze sono state citate in giudizio dall’uomo che – bollate le accuse come “pura finzione” – ha chiesto scuse pubbliche online e sulla stampa, oltre al versamento di 655.000 yuan (95.254 dollari) e al pagamento di tutte le spese legali.
Stando agli atti depositati il 18 settembre, le due sarebbero colpevoli di aver “danneggiato la reputazione e il benessere mentale” della star del piccolo schermo, celebre in tutto il paese per la conduzione del Gran Galà del Capodanno cinese. In risposta, martedì scorso Xianzi ha presentato una controquerela per “violazione dei diritti della personalità”, un eufemismo spesso utilizzato oltre la Muraglia per indicare gli abusi sessuali. Cinquantamila yuan è quanto preteso dalla donna, disposta in caso di vittoria a devolvere tutto in supporto del movimento #Metoo.
“Ho capito che bisogna usare i canali legali per dimostrare ciò che si sostiene”, ha spiegato la ragazza alla Reuters. A oggi in Cina non esiste una legge specifica sulle violenze sessuali, né una definizione chiara del reato. Stando a un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite nel 2013, circa la metà degli uomini cinesi ha usato violenza psicologica o fisica sulla propria compagna, di cui il 72 per cento rimasto immune a qualsiasi conseguenza legale. Poche sono le vittime inclini a sporgere denuncia, anche solo per paura di divenire oggetto di discriminazioni. Le cose potrebbero cambiare nel giro di un paio d’anni. Lo scorso 27 agosto, il parlamento locale ha annunciato di avere al vaglio nuove disposizioni del codice civile che – se approvate – permetteranno di trascinare in tribunale chi “usa parole, azioni o sfrutta una relazione subordinata per molestare sessualmente.”
È il potere della rete. Nonostante la rigidissima censura con cui Pechino setaccia il web, il movimento contro gli abusi – in cinese #woyeshi – ha raggiunto una popolarità inaspettata per un Paese ossessionato dalla stabilità sociale. Sulla scia delle proteste femminili negli Stati Uniti, nei primi mesi dell’anno #Metoo è arrivato a coinvolgere più di 8000 studenti iscritti a 70 atenei cinesi differenti. Settanta petizioni sono circolate sui social soltanto tra gennaio e febbraio, alcune con il sostegno di decine di docenti.
Proprio come in Occidente, negli ultimi tempi le accuse hanno colpito trasversalmente personaggi di spicco, dal presidente dell’Associazione buddhista nazionale, l’abate Xuecheng, a Richard Liu, ceo del colosso dell’e-Commerce JD, fermato dalla polizia del Minnesota in seguito a una segnalazione per molestie sessuali. Ora il coinvolgimento dei tribunali segna un’evoluzione incoraggiante, soprattutto alla luce della riforma giudiziaria avviata dal governo Xi Jinping nel 2014 con l’obiettivo di assicurare una maggiore trasparenza del sistema, da sempre soggetto a interferenze esterne e strettamente controllato dal Partito comunista.
[Pubblicato su Il fatto quotidiano]
martedì 23 ottobre 2018
Dispatches from the Silk Road Economic Belt
A new China-Europe freight train line was launched Tuesday, linking Delingha, northwest China's Qinghai Province, with Russia.
The first train, loaded with chemical containers, will leave China through the Alataw Pass in Xinjiang and pass through Kazakhstan before reaching Barnaul in Russia. (xinhua)
Chinese premier calls for more pragmatic cooperation with Tajikistan
Chinese Premier Li Keqiang on 10 October called on China and Tajikistan to continue to consolidate mutual political trust, promote pragmatic cooperation and safeguard regional peace and stability. Li made the remarks in a signed article for a Tajik newspaper prior to his official visit to Tajikistan and attendance at the 17th meeting of the Council of Heads of Government of the Shanghai Cooperation Organization (SCO). Xinhua
India, China launch joint training for Afghanistan, plan more projects
China’s ambassador to India said the joint training of 10 Afghan diplomats at the Indian Foreign Service Institute was the first step in China-India-Afghanistan cooperation that was agreed at a summit between President Xi Jinping and Indian Prime Minister Narendra Modi this year. (Reuters)
China in Afghanistan: A Reluctant Leader with Growing Stakes
A piece from late last week as part of a short dossier ahead of the Afghan election done for a new outlet of an excellent Italian think tank called Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI). My contribution focused on China’s role in Afghanistan, a common theme which there should be more work on later in the year.
Pakistan, IMF to Discuss Bailout TermsThe International Monetary Fund’s managing director, Christine Lagarde, said a team will soon visit Islamabad to discuss a new financial assistance package for Pakistan, reportedly up to $8 billion. Pakistan has received more than a dozen financial support packages (Dawn) from the IMF, including a $6.4 billion bailout that concluded in 2016.
Greater transparency is needed to dispel Xinjiang concerns
Like any nation, China is obligated to respond proactively to extremism and terrorism in the autonomous region. Just as essential is being more open to foreign journalists and rights groups (scmp)
CENTRAL ASIA
President Shavkat Mirziyoyev met with his French counterpart, Emmanuel Macron, in Paris this
week. Mirziyoyev, who has promoted gradual reforms in his long isolated country, reportedly signed partnership agreements (AP) with French energy firms during the trip.
Putin, Mirziyoyev launch project for Uzbekistan’s first nuclear plant
Russian President Vladimir Putin and Uzbek counterpart Shavkat Mirziyoyev on October 19 pressed a symbolic button together to launch a project to build Uzbekistan’s first nuclear power plant. Given that the Soviet-era nuclear plant in Kazakhstan was decommissioned in 2001 and is unlikely to be restored to operation, the facility is likely to be Central Asia's first new-era nuclear plant. (intellinews)
China’s ambassador to India said the joint training of 10 Afghan diplomats at the Indian Foreign Service Institute was the first step in China-India-Afghanistan cooperation that was agreed at a summit between President Xi Jinping and Indian Prime Minister Narendra Modi this year. (Reuters)
China in Afghanistan: A Reluctant Leader with Growing Stakes
A piece from late last week as part of a short dossier ahead of the Afghan election done for a new outlet of an excellent Italian think tank called Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI). My contribution focused on China’s role in Afghanistan, a common theme which there should be more work on later in the year.
Pakistan, IMF to Discuss Bailout TermsThe International Monetary Fund’s managing director, Christine Lagarde, said a team will soon visit Islamabad to discuss a new financial assistance package for Pakistan, reportedly up to $8 billion. Pakistan has received more than a dozen financial support packages (Dawn) from the IMF, including a $6.4 billion bailout that concluded in 2016.
Greater transparency is needed to dispel Xinjiang concerns
Like any nation, China is obligated to respond proactively to extremism and terrorism in the autonomous region. Just as essential is being more open to foreign journalists and rights groups (scmp)
CENTRAL ASIA
President Shavkat Mirziyoyev met with his French counterpart, Emmanuel Macron, in Paris this
week. Mirziyoyev, who has promoted gradual reforms in his long isolated country, reportedly signed partnership agreements (AP) with French energy firms during the trip.
Putin, Mirziyoyev launch project for Uzbekistan’s first nuclear plant
Russian President Vladimir Putin and Uzbek counterpart Shavkat Mirziyoyev on October 19 pressed a symbolic button together to launch a project to build Uzbekistan’s first nuclear power plant. Given that the Soviet-era nuclear plant in Kazakhstan was decommissioned in 2001 and is unlikely to be restored to operation, the facility is likely to be Central Asia's first new-era nuclear plant. (intellinews)
Turkmenistan profile - Media
The Turkmen government has an absolute monopoly of the media. The authorities monitor media outlets, control printing presses, block websites, monitor internet use and lay down editorial policies.
Reporters Without Borders has called Turkmenistan "an ever-expanding news black hole". (bbc)
mercoledì 10 ottobre 2018
Meng Hongwei. caso politico o corruzione?
E’ ufficiale. Il capo dell’Interpol Meng Hongwei, sparito
negli scorsi giorni dopo essere partito per la Cina, è stato trattenuto dalle
autorità cinesi con l’accusa di corruzione. Lo ha annunciato lunedì il
ministero della Sicurezza Pubblica (di cui Meng è viceministro), chiarendo le
affermazioni con cui, poco prima della mezzanotte di domenica, la potentissima
agenzia anticorruzione, la National Supervisory Commission, aveva fatto
riferimento a generiche “gravi violazioni della legge dello stato”.
L’Organizzazione internazionale con base a Lione ha ricevuto le dimissioni de
funzionario con “effetto immediato” nella serata di ieri.
Fornendo i primi dettagli del caso, un comunicato ufficiale pubblicato sul sito del dicastero definisce l'inchiesta sulle tangenti e le sospette violazioni della legge “molto tempestiva, assolutamente corretta e piuttosto saggia." “Non esistono privilegi né eccezioni di fronte alla giustizia" chiosa il ministero, aggiungendo che Meng sconta le conseguenze di “aver voluto fare le cose a modo suo.” Le forze di polizia provvederanno ad istituire una task force per perseguire i suoi alleati politici.
La conferma dell’arresto arriva al termine della “golden week”, uno dei periodi vacanzieri più lunghi nella Repubblica popolare, e a circa un giorno dalla richiesta formale di chiarimenti da parte dell’Interpol. Meng si era volatilizzato nel nulla lo scorso 25 settembre dopo aver lasciato Lione alla volta della Cina. Da allora, le sorti dell’alto funzionario erano diventate motivo di apprensione per la famiglia, residente in Francia e al momento sotto la protezione delle autorità locali. L’ultimo messaggio recapitato dalla moglie - corredato dall’emoji di un coltello - faceva riferimento a un’imminente telefonata mai più ricevuta.
Non è inusuale che Pechino faccia sparire alti dirigenti per accertarne l’integrità politica e morale. Da quando il presidente Xi Jinping ha assunto la guida del paese nel 2012, più di un milione di funzionari è stato sottoposto a qualche forma di sanzione, tanto che la prigione dell’elite comunista, la Qincheng, risulta ormai affetta da sovraffollamento. Ma le diramazioni internazionali del caso di Meng creano un nuovo allarmante precedente, gettando nuove ombre sulle ambizioni del gigante asiatico sullo scacchiere globale. Può un paese con il debole per le detenzioni extragiudiziali pretendere di riformare la governance globale?
Da anni Pechino si batte per una maggiore rappresentanza dei paesi emergenti negli istituti internazionali e la nomina di Meng ai vertici dell’Interpol nel 2016 era stata interpretata tanto come una vittoria cinese quanto come una sconfitta per la difesa dei diritti umani. Su richiesta del governo comunista, nell’aprile 2015 l’organizzazione con base a Lione ha pubblicato una lista di 100 ricercati per corruzione, termine che oltre la Muraglia spesso funge da paravento per lotte di potere e purghe politiche. Il caso di Meng non fa eccezione.
Dal suo arrivo in Francia, infatti, il 64enne aveva continuato a mantenere parallelamente la carica (assunta nel 2004) di viceministro del Ministero della Sicurezza pubblica, l'agenzia governativa preposta all'azione di vigilanza in territorio cinese nota per i frequenti abusi e la scarsa trasparenza. Questo lo aveva portato a collaborare in passato con l’ex zar della sicurezza Zhou Yongkang condannato tre anni fa all'ergastolo con le accuse di corruzione, abuso di potere e rivelazione di segreti di Stato. Secondo indiscrezioni mai confermate, l’alto funzionario avrebbe altresì tramato per cambiare l’esito della successione al potere culminata durante il XVIII Congresso del Partito con la nomina di Xi Jinping.
Mentre il comunicato ufficiale non fornisce una collocazione temporale dei crimini commessi da Meng, il ministero è stato molto chiaro nel collegare il suo arresto alla necessità di “eliminare risolutamente la perniciosa influenza di Zhou Yongkang." Proprio nella mattinata di lunedì, arringando il comitato di Partito interno al dicastero, il ministro della Sicurezza Pubblica Zhao Kezhi aveva espresso “massimo supporto” nei confronti delle indagini, promettendo assoluta lealtà politica alla leadership e a Xi.
D’altronde, come spiegano ai microfoni del South China Morning Post alcuni analisti, un normale caso di corruzione non avrebbe richiesto un intervento tanto spericolato. “La politica estera cinese deve innanzitutto servire gli interessi del Partito comunista,” chiarisce Steve Tsang direttore del China Institute presso la SOAS di Londra, "Pertanto, mentre l'immagine della Cina nel mondo e il suo avanzamento all’interno delle organizzazioni internazionali sono importanti per il governo cinese, rimangono comunque questioni secondarie rispetto alle considerazioni del Partito."
Fornendo i primi dettagli del caso, un comunicato ufficiale pubblicato sul sito del dicastero definisce l'inchiesta sulle tangenti e le sospette violazioni della legge “molto tempestiva, assolutamente corretta e piuttosto saggia." “Non esistono privilegi né eccezioni di fronte alla giustizia" chiosa il ministero, aggiungendo che Meng sconta le conseguenze di “aver voluto fare le cose a modo suo.” Le forze di polizia provvederanno ad istituire una task force per perseguire i suoi alleati politici.
La conferma dell’arresto arriva al termine della “golden week”, uno dei periodi vacanzieri più lunghi nella Repubblica popolare, e a circa un giorno dalla richiesta formale di chiarimenti da parte dell’Interpol. Meng si era volatilizzato nel nulla lo scorso 25 settembre dopo aver lasciato Lione alla volta della Cina. Da allora, le sorti dell’alto funzionario erano diventate motivo di apprensione per la famiglia, residente in Francia e al momento sotto la protezione delle autorità locali. L’ultimo messaggio recapitato dalla moglie - corredato dall’emoji di un coltello - faceva riferimento a un’imminente telefonata mai più ricevuta.
Non è inusuale che Pechino faccia sparire alti dirigenti per accertarne l’integrità politica e morale. Da quando il presidente Xi Jinping ha assunto la guida del paese nel 2012, più di un milione di funzionari è stato sottoposto a qualche forma di sanzione, tanto che la prigione dell’elite comunista, la Qincheng, risulta ormai affetta da sovraffollamento. Ma le diramazioni internazionali del caso di Meng creano un nuovo allarmante precedente, gettando nuove ombre sulle ambizioni del gigante asiatico sullo scacchiere globale. Può un paese con il debole per le detenzioni extragiudiziali pretendere di riformare la governance globale?
Da anni Pechino si batte per una maggiore rappresentanza dei paesi emergenti negli istituti internazionali e la nomina di Meng ai vertici dell’Interpol nel 2016 era stata interpretata tanto come una vittoria cinese quanto come una sconfitta per la difesa dei diritti umani. Su richiesta del governo comunista, nell’aprile 2015 l’organizzazione con base a Lione ha pubblicato una lista di 100 ricercati per corruzione, termine che oltre la Muraglia spesso funge da paravento per lotte di potere e purghe politiche. Il caso di Meng non fa eccezione.
Dal suo arrivo in Francia, infatti, il 64enne aveva continuato a mantenere parallelamente la carica (assunta nel 2004) di viceministro del Ministero della Sicurezza pubblica, l'agenzia governativa preposta all'azione di vigilanza in territorio cinese nota per i frequenti abusi e la scarsa trasparenza. Questo lo aveva portato a collaborare in passato con l’ex zar della sicurezza Zhou Yongkang condannato tre anni fa all'ergastolo con le accuse di corruzione, abuso di potere e rivelazione di segreti di Stato. Secondo indiscrezioni mai confermate, l’alto funzionario avrebbe altresì tramato per cambiare l’esito della successione al potere culminata durante il XVIII Congresso del Partito con la nomina di Xi Jinping.
Mentre il comunicato ufficiale non fornisce una collocazione temporale dei crimini commessi da Meng, il ministero è stato molto chiaro nel collegare il suo arresto alla necessità di “eliminare risolutamente la perniciosa influenza di Zhou Yongkang." Proprio nella mattinata di lunedì, arringando il comitato di Partito interno al dicastero, il ministro della Sicurezza Pubblica Zhao Kezhi aveva espresso “massimo supporto” nei confronti delle indagini, promettendo assoluta lealtà politica alla leadership e a Xi.
D’altronde, come spiegano ai microfoni del South China Morning Post alcuni analisti, un normale caso di corruzione non avrebbe richiesto un intervento tanto spericolato. “La politica estera cinese deve innanzitutto servire gli interessi del Partito comunista,” chiarisce Steve Tsang direttore del China Institute presso la SOAS di Londra, "Pertanto, mentre l'immagine della Cina nel mondo e il suo avanzamento all’interno delle organizzazioni internazionali sono importanti per il governo cinese, rimangono comunque questioni secondarie rispetto alle considerazioni del Partito."
[Pubblicato su Il Fatto quotidiano online]
giovedì 4 ottobre 2018
I costi ambientali della carne di maiale
Il lago Dianchi, nella provincia cinese sud-occidentale dello Yunnan, è famoso per almeno tre motivi: la sua estensione (quasi 40 km), la caratteristica forma a mezzaluna e il colore verde brillante assunto dalla superficie nel periodo estivo a causa della formazione massiccia di alghe. Un fenomeno noto come eutrofizzazione, causato da nutrienti in eccesso nell’acqua, quali l’azoto e il fosforo, che oggi colpisce le zone interessate da un rapido processo di urbanizzazione o da forme di coltivazione e allevamento intensivo, con tutte le conseguenze annesse: dal rilascio di sostanze chimiche e fertilizzanti nel suolo e nell’acqua fino allo smaltimento illegale di rifiuti animali non trattati.
Nel caso dello Yunnan, il dito punta contro l’alta concentrazione di allevamenti di suini, che forniscono il 77% della carne assunta dalla popolazione locale. Nel solo 2017, nella provincia, il consumo pro capite di maiale ha raggiunto i 127 chili, circa due volte la media nazionale.
Con il miglioramento della qualità della vita, nelle ultime quattro decadi il consumo di carne oltre la Muraglia è aumentato in maniera esponenziale dai 10 chili l’anno per persona del 1980 ai 54 chili registrati nel 2013, dei quali circa il 73% costituito proprio da carne suina, quella più a buon mercato. Tanto che oggi nel paese asiatico si contano circa 700 milioni di suini, pari al 50% del totale mondiale. Le ripercussioni ambientali, sebbene non immediatamente intuibili, sono ben documentate in una ricerca pubblicata nel 2016 sul trimestrale scientifico Environmental Research Letters. Qui si mette in evidenza come il processo di accorpamento delle piccole realtà in fattorie e allevamenti di più grandi dimensioni, avviato nel 2000, ha visto schizzare fino al 70% l’utilizzo di pratiche di smaltimento occulte – quali lo scarico dei liquami nei corsi d’acqua -, fino agli anni ’70 attestato solo nel 5% dei casi.
Questo perché mentre il passaggio è stato accompagnato dalla diffusione di informazioni su razze, tecnologie e prevenzione delle malattie, tutt’oggi manca una regolamentazione del processo di trattamento dei rifiuti. Con il risultato che, secondo statistiche ufficiali del governo cinese, ormai l’80% delle falde acquifere del paese sono troppo inquinate per il consumo umano. Nel 2013, 16mila carcasse di maiali furono viste galleggiare sul fiume Huangpu in direzione di Shanghai dopo che gli allevatori avevano deciso di disfarsi degli animali morti per uno sbalzo climatico e ormai non più vendibili.
Come spiega al Guardian Wang Jing di Greenpeace East Asia la ristrutturazione del settore “ha stravolto il ciclo agricolo preesistente in Cina, basato sul riciclo dei rifiuti animali in fertilizzanti con metodi tradizionali. Alcune delle più grandi aziende agricole hanno convertitori industriali sul posto, ma sono disincentivati a utilizzarli perché non sono legalmente obbligati. Perdipiù il costo di gestione della macchina è più alto del valore del fertilizzante prodotto.”
Secondo Rachel Stern, esperto di leggi ambientali presso la UC Berkeley, il problema è proprio di natura economica: “i governi locali non hanno il coraggio di imporre dispendiosi requisiti di riduzione dell’inquinamento alle aziende agricole che non possono permetterseli.”
A questo punto non resta che sperare in un miglioramento delle abitudini alimentari dei cinesi. D’altronde, stando ai dati di Euromonitor, grazie a una maggiore attenzione per le pratiche salutari, nel 2017 il consumo di carne oltre la Muraglia è sceso a 40, 85 milioni di tonnellate, il livello più basso in tre anni.
[Pubblicato su Il Fatto quotidiano online]
Dispatches from the Silk Road Economic Belt
China says it is helping Afghanistan with defense, counterterrorism
BEIJING (Reuters) - China’s defense ministry said on Thursday that it was supporting Afghanistan’s
defense and counterterrorism efforts, a day after Beijing denied a plan to build a base in Afghanistan and to send Chinese forces to the war-torn country. (reuters)
‘Father of the Taliban’ calls on China to aid Afghan peace talks
Maulana Samiul Haq says China would be welcomed as an arbitrator in negotiations and shouldn’t ‘l
eave matters of such a great importance solely to the US’ (Scmp)
Pakistan invites Saudi Arabia to join China's Belt and Road corridor
Islamabad has invited Saudi Arabia to become the third partner in the Beijing-funded Belt and Road corridor of major infrastructure projects inside Pakistan, Pakistan’s information minister said on Thursday. (Reuters)
“Pakistan plans to review or renegotiate agreements reached under China’s Belt and Road Initiative, joining a growing list of countries questioning the terms of their involvement in Beijing’s showpiece infrastructure investment plan,” according to the (FT.)
China and Pakistan have decided to speed up and extend the USD 50 billion China-Pakistan Economic Corridor towards Afghanistan during Foreign Minister Wang Yi's recent visit to Islamabad, the Chinese Foreign Ministry said on Monday. (Economic Times)
Tajikistan, China discuss security on Afghanistan border
President of Tajikistan Emomali Rahmon and Colonel General Xu Qiliang, Deputy Chairman of the Central Military Commission of the People's Republic of China (PRC) have announced at a meeting in Dushanbe the priority of bilateral cooperation in military sphere, the press service of the Tajik president stated Sept. 6, Interfax reported. (Azernews)
Some 3,000 people and 500 vehicles from SCO countries including China and India participated in the "Peace Mission 2018" anti-terror drill in Russia's Chelyabinsk. (xinhua)
Kazakhstan seeks sweet spot in US-China-Russia power game
Nazarbayev further boasted that these ports have direct railway and road links to the Khorgos dry port on the Kazakh-Chinese border, which, in turn, is linked to the Chinese port of Lianyungang on the Yellow Sea. Kazakhstan has also built thousands of kilometers of railways and motorways to improve connectivity. (Nikkei)
China's Belt and Road Is Full Of Holes
Five years since it was announced, China’s massive Belt and Road Initiative (BRI) has yet to materialize on the ground as promised. According to Chinese officials, the BRI includes six economic corridors that will carry goods, people, and data across the Eurasian supercontinent. But a statistical analysis of 173 infrastructure projects finds that Chinese investment is just as likely to go outside those corridors as within them. The BRI appears to be less coordinated than Beijing hopes and some critics fear. (CSIS)
Europe is essential for the BRI as initially envisioned by Beijing. But what do European countries think about the initiative, five years after its launch? (The Diplomat)
Silk Road passenger train planned between Antwerp, Shanghai
The program, called Diamond Silk Road, aims to connect Antwerp and Shanghai by a passenger train that will run through 10 other cities including Brussels, Moscow, Ulan Bator and Beijing, thus forming the world's largest space for free trade and manufacturing. (Xinhua)
It is considering Xi'an, Chongqing and Wuhan as potential terminals in China, as well as Duisburg in Germany. All are located far from container ports, so the new freight train service could significantly cut shipping times. For example, a shipment from Xi'an to Poland would take just 12 to 13 days on a train, compared with roughly 40 days by sea, including ground transportation to and from shipping ports. But the train will likely cost 1.5 to two times as much.
My soul, where are you?': families of Muslims missing in China meet wall of silence
An estimated 1 million Muslims are being held in re-education camps in XinjiangAcross the border in Kazakhstan, there’s a desperate wait for news of Uighurs, Kazakhs and other minorities (Guardian)
Majority of foreign migrants in Kyrgyzstan are Chinese
79% of foreign migrants in country. 8,679 Chinese citizens have registered with the authorities and obtained work permits in Kyrgyzstan (AKiPress)
Kyrgyzstan starts repaying its debt to China this year: Kyrgyzstan started repaying its 3bn some ($43mn) loan to China this year. 2021 is a peak of debt payments, the 'energy sector must pay 102bn soms of budget loans' ( Akipress)
The program, called Diamond Silk Road, aims to connect Antwerp and Shanghai by a passenger train that will run through 10 other cities including Brussels, Moscow, Ulan Bator and Beijing, thus forming the world's largest space for free trade and manufacturing. (Xinhua)
It is considering Xi'an, Chongqing and Wuhan as potential terminals in China, as well as Duisburg in Germany. All are located far from container ports, so the new freight train service could significantly cut shipping times. For example, a shipment from Xi'an to Poland would take just 12 to 13 days on a train, compared with roughly 40 days by sea, including ground transportation to and from shipping ports. But the train will likely cost 1.5 to two times as much.
My soul, where are you?': families of Muslims missing in China meet wall of silence
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Majority of foreign migrants in Kyrgyzstan are Chinese
79% of foreign migrants in country. 8,679 Chinese citizens have registered with the authorities and obtained work permits in Kyrgyzstan (AKiPress)
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CENTRAL ASIA
Is Kazakhstan Preparing for a Post-Nazarbayev Era?
Since he turned 78 in July, Kazakh President Nursultan Nazarbayev has appointed a number of new ministers to his Cabinet, fueling speculation about whether he will run for another term in elections scheduled for 2020.
Europe’s Security Stake in Central Asia
The European Union is traditionally seen as a non-security focused actor. Given member state capitals’ preference to lead on national security and defence, there is a tendency to see the EU solely through the lens of non-security and to focus instead on economic questions when engaging with Brussels. Yet, this view misses a vast range of activity which is already going on as well as the fact that some key European security questions are intimately tied to Central Asia.The European Union is traditionally seen as a non-security focused actor. Given member state capitals’ preference to lead on national security and defence, there is a tendency to see the EU solely through the lens of non-security and to focus instead on economic questions when engaging with Brussels. Yet, this view misses a vast range of activity which is already going on as well as the fact that some key European security questions are intimately tied to Central Asia.(Seneca)
Dealing with the Saudis
The long-standing strategic alliance between Pakistan and Saudi Arabia has taken on a new dimension with prospects of the kingdom participating in CPEC projects. (Dawn)
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Hukou e controllo sociale
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