mercoledì 4 luglio 2012
La fabbrica della discordia. Proteste e sangue a Shifang.
Polemica su Shifan nata sul web sfocia in rissa tra blogger: China Digital Times
Leggi su China Media Project: Come per i media cinesi le proteste del Sichuan sono una storia di business
Dopo giorni di proteste, gli abitanti di Shifang, cittadina della provincia sud-occidentale del Sichuan, sembrano essersi aggiudicati il primo round nel braccio di ferro con il governo locale: la fabbrica di rame molibdeno, ritenuta dai cittadini una minaccia per la propria salute, verra’ smantellata. Un’importante vittoria che, tuttavia, non risparmierà agli organizzatori delle rimostranze severe punizioni: come scrive China Digital Times, le autorita’ stanno gia’ cercando i responsabili e i leader della manifestazione rischiano grosso.
Doveva essere una pacifica campagna ambientalista e invece si e’ conclusa tra lacrimogeni e sangue; forze dell’ordine in tenuta antisommossa e decine di migliaia di manifestanti si sono fronteggiati per tre giorni di fila, come testimoniano gli scatti rimbalzati nei giorni passati sul web e sopravvissuti ad una censura in quest'occasione stranamente bonaria.
In principio fu la blogosfera. Fin dal 29 giugno alcuni commenti su Weibo, il Twitter cinese, cominciarono a puntare il dito contro la Sichuan Hongda, la società responsabile della costruzione dell'impianto da ben 10,4 miliardi di yuan (oltre 1miliardo di euro); il più costoso della zona e considerato uno dei progetti chiave nella ricostruzione della regione colpita dal terremoto nel 2008.
"Shifang, nella provincia del Sichuan, sta costruendo una fabbrica per la produzione di rame molibdeno. In pochi anni diventerà senza dubbio la più grande città del cancro" -ha scritto un netizen alla fine del mese scorso- "Qualcuno mi sa dire cosa devo fare o può aiutare chi come me non vuole che la propria città diventi un inferno?"
Secondo quanto si legge in una petizione cominciata a circolare nella giornata di domenica, a Shifang il tasso di incidenza dei tumori è ben più alto che nelle aree circostanti e l'impianto avrebbe potuto peggiorare la situazione in quanto "cancerogeno". D'altra parte, la versione ridotta del rapporto ambientale sulla fabbrica, così come rilasciata dalle autorità, era sufficientemente lacunosa da dare adito a nuovi dubbi.
La scorsa notte migliaia di rimostranti si sono nuovamente riuniti davanti alla sede del governo locale, invocando a gran voce il rilascio di un numero imprecisato di persone finite agli arresti, per lo piu’ studenti.
Tra cori e slogan -“liberate i ragazzi” urlavano gli abitanti di Shifang- la polizia ha cercato di disperedere la folla, sino a che le autorita’ non hanno deciso di scendere a compromessi. “In seguito alla reazione violenta dei cittadini, preoccupati per l’impatto ambientale e le ripercussione che il progetto avrebbe potuto avere sulla propia salute, abbiamo deciso di interrompere la costruzione dell’impianto e mai verra’ ripresa a Shifang” ha dichiarato ieri Li Chengji, capo del Partito locale.
Secondo alcuni testimoni, proprio nella giornata di martedi’ i manifestanti sarebbero riusciti ad avvicinarsi al centro della citta’ con ancora maggior aggressività, lanciando bottiglie per far indiettreggiare gli agenti, scrive il South China Morning Post. E a nulla sono servite le intimidazioni della sicurezza e le minacce di “punizioni severe” per chi avesse preso parte alle proteste ritenute “illegali”.
“Oggi migliaia di persone sono scese in strada, ancora piu’ di ieri, semplicemente perche’ non crediamo a quanto promesso dal governo” ha raccontato una donna impiegata in una casa da te’ nei pressi della sede dell’amministrazione locale.
Le immagini di giovani studenti insanguinati e poliziotti con manganelli circolate sulla rete hanno riacceso le critiche contro il modus operandi adottato dalla polizia cinese, pronta a respingere con il pugno di ferro le richieste dei cittadini. Un dispiegamento di 8000 uomini -come riportato da uno dei presenti- ha pattugliato le strade principali e gli ospedali di Shifang, sebbene un comunicato del governo locale abbia negato spargimenti di sangue, smentendo le voci relativa alla morte di uno dei manifestanti a causa delle percosse subite.
Quella dello scorso fine settimana è stata una delle più accese proteste ambientaliste da quando nell'agosto 2011 decine di migliaia di persone scesero in piazza a Dalian, regione del Liaoning, per chiedere lo spostamento di un'industria petrolchimica.
Ma la risonanza delle rimostranze di Shifang, per la giovane età dei leader e le brutalità messe in atto dalla polizia, è stata tale da attirare l'attenzione della stampa internazionale e delle più note voci del dissenso cinese.
Il famoso blogger e scrittore Han Han si è espresso sul caso, rivolgendo un appello alle autorità perché accolgano le richieste del popolo. "Qua non si tratta di un terremoto o di un'emergenza. Il diritto di proteggere l'ambiente in cui si vive deve essere rispettato" ha scritto Han su Weibo, criticando il modo in cui vengono gestiti i "disordini di massa" in Cina.
Ma i cinesi hanno la scorza dura, "sono come i gamberi d'acqua dolce, capaci di sopportare situazioni di disagio prolungato. Possono vivere in qualsiasi tipo di ambiente. Eppure, anche se hanno le chele, vengono facilmente pugnalati da dietro, divenendo incapaci di stringere l'aggressore. (...) Spero che le persone che sono sopravvissute al terremoto del 2008 riescano a sopravvivere anche a questa repressione. E mi auguro che gli edifici governativi (il governo) rimasti in piedi nel 2008 possano resistere anche a questo interrogatorio".
(Altre foto delle proteste apparse sul web)
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