Parole di sconforto quelle dell'artista, conosciuto per essere una delle voci più provocatorie della Cina e pertanto inviso al governo: "Ho raggiunto una maggior consapevolezza ora che sono vulnerabile come tutte le altre persone comuni di questo paese" ha commentato Ai, definendosi "esaurito". "Sapevamo che si trattava di una battaglia persa in partenza- combattendo noi come privati cittadini contro il sistema legale- ma è molto frustrante riscontrare un comportamento così arbitrario in tutta la trattazione del caso". E ancora: "noi abbiamo fatto una gran fatica a trovare le prove che documentassero l'attività finanziaria della nostra azienda, ma il giudice non ha, in realtà, mostrato alcuna prova concreta per stabilire la nostra condanna. Stanno violando apertamente la legge infrangendo i diritti di base dei contribuenti e ignorando richieste legittime".
Ma l'artista non molla e fa sapere che non pagherà la multa, preannunciando un lungo braccio di ferro con le autorità. "Non abbiamo intenzione di pagare la multa perché non riconosciamo le accuse" ha commentato Ai in giornata. Il novembre scorso circa 30.000 fan avevano sostenuto la sua sfida legale donando 9 milioni di yuan, cifra che gli diede la possibilità di versare metà della somma richiesta e continuare la sua battaglia. (link)
Ai Weiwei, la cui fama ha raggiunto proporzioni mondiali grazie al suo contributo nella progettazione dello stadio "Nido d'uccello", si trova da oltre un anno sottoposto a libertà vigilata, con il divieto di lasciare la Cina. Scomparso all'inizio dell'aprile 2011, dopo essere stato preso in custodia dalla polizia mentre era in partenza per Hong Kong, è stato sottoposto a 81 giorni di detenzione extra-giudiziaria. In seguito al rilascio ha dovuto fare i conti con severe restrizioni: vietato rilasciare dichiarazioni ai media o twittare informazioni sulla sua detenzione oltre al controllo di mail e telefono.
Da oltre un anno la sua società, la Fake Cultural Development Ltd., è in lotta con l'agenzia delle entrate di Pechino, dalla quale è stata accusata di evasione fiscale e di aver "distrutto intenzionalmente i documenti contabili". Ma sono in molti ad inquadrare l'accanimento delle autorità cinesi contro l'archistar nel più ampio giro di vite scatenato dal Partito lo scorso anno, in seguito alla tiepida "rivolta dei gelsomini" made in China. Nel 2008 Ai aveva suscitato le ire del governo a causa di un' inchiesta-istallazione sulla morte dei 5 mila bambini rimasti vittime nel crollo delle scuole durante il terremoto del Sichuan. Una disgrazia della quale sarebbe stata complice la scarsa qualità dei materiali utilizzati nelle costruzioni.
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