venerdì 28 settembre 2012
Espulso Bo Xilai, "armoniosamente" verso il XVIII Congresso
Radio Radicale intervista Beniamino Natale, corrispondente da Pechino per l'Ansa, su espulsione Bo Xilai e prossimo Congresso.
Mai distrarsi. E' un imperativo categorico quando si tenta di seguire gli sviluppi della politica cinese. Ed è così che, a distanza di pochi istanti, l'agenzia di stampa statale Xinhua, venerdì pomeriggio, ha soddisfatto le attese generali dando in pasto all'opinione pubblica due delle notizie più attese da mesi. Ora si sa con certezza che il Diciottesimo Congresso del Pcc, oggetto di pronostici più o meno fantasiosi, si terrà l'8 novembre prossimo (link), sancendo la fine del decennio targato Hu Jintao-Wen Jiabao e traghettando il potere nelle mani dei leader della quinta generazione.
E si sa, inoltre, che nel rinnovato Comitato permanente del Politburo, il gotha cinese, non comparirà sicuramente Bo Xilai, l'ex boss di Chongqing, oggi ufficialmente espulso dal Partito e da ogni incarico pubblico, sul quale ricadono accuse di corruzione, abuso di potere e "di aver intrattenuto relazioni sessuali improprie con numerose donne". Il comunicato della Xinhua non risparmia sulle parole e dichiara che le azioni di Bo "hanno creato gravi ripercussioni, danneggiando enormemente la reputazione del Partito e dello Stato." Per quanto riguarda le sue implicazione nel caso dell'omicidio dell'uomo d'affari britannico Heywood -per il quale la moglie Gu Kailai il 20 agosto è stata condannata alla pena di morte con due anni di sospensione (commutata in ergastolo in caso di buona condotta)- Bo avrebbe abusato dei propri poteri, commettendo gravi errori, pertanto su di lui ricade una "grande responsabilità". A ciò bisogna aggiungere "violazioni della disciplina del Partito" di cui si sarebbe macchiato ai tempi in cui era sindaco di Dalian, nel Liaoning (1992-2000), Ministro del Commercio (2002-2007) e capo del partito di Chongqing (2007-2011), nonché altri crimini non specificati, i cui indizi sono stati portati alla luce durante le indagini. L'Ufficio Politico del Comitato Centrale del Pcc -fa sapere l'agenzia di stampa statale- ha deciso di passare la gestione del caso alle autorità giudiziarie. E secondo le indiscrezioni lasciate trapelare dal sito di citizen journalism Boxun, poche ore prima che la Xinhua rivelasse al mondo le sue sorti, per Bo la giustizia ha in serbo almeno 20 anni di carcere.
Il processo che vedrà alla sbarra l'ex astro nascente della politica cinese -la cui data non è stata ancora resa nota- arriva in coda alla lunga serie di procedimenti penali che hanno visto cadere tutti i principali attori del Chongqing Drama. Da Gu Kailai al superpoliziotto ex-braccio destro di Bo, Wang Lijun, condannato la scorsa settimana a 15 anni di reclusione per diserzione, corruzione, abuso di potere e manipolazione della legge per fini personali. Proprio Wang lo scorso 6 febbraio aveva dato il via all'affaire Bo Xilai con una clamorosa fuga verso il consolato Usa di Chengdu, presso il quale avrebbe richiesto asilo politico temendo per la propria vita in seguito al giro di vite scatenato da Bo contro i propri rivali. Wang, sino al 2 febbraio capo della Pubblica Sicurezza di Chongqing, dopo aver in un primo momento depistato le indagini sull'omicidio di Heywood, avrebbe poi tentato di consegnare le prove conservate ai funzionari americani. Soltanto la settimana scorsa, presso la corte popolare di Chengdu, ha rivelato per la prima volta le implicazioni del suo ex padrino politico nell'insabbiamento del delitto, segnandone il destino. (link)
Ma se la versione ufficiale dell'assassinio di Heywood per una disputa economica non ha mai convinto a pieno (con una Gu Kailai, instabile mentalmente, rea confessa, madre protettiva verso un figlio "minacciato" dalla vittima, e condannata in 7 ore durante un processo definito da molti una farsa), i sospetti nelle ultime ore si sono fatti più concreti. Gu Kailai non avrebbe ucciso Heywood con il cianuro. E' quanto dichiarato sul suo blog da Wang Xuemei, medico legale della Procura Suprema cinese, la quale si è detta "addolorata, sconvolta e spaventata" al pensiero che la Corte abbia potuto avallare la tesi secondo cui Heywood è stato avvelenato con il cianuro". Resoconti ufficiali lacunosi, prove scientifiche inconsistenti, ma c'è una registrazione che inchioda la Dama Nera di Cina; una telefonata nella quale Gu confessa al superpoliziotto di aver ucciso il businessman. Secondo Wang Xuemei, l'ex braccio destro di Bo Xilai potrebbe aver manipolato la donna, mentalmente instabile, per farle fare ciò che voleva. Più probabile il tentativo di avvelenamento da parte di Gu con qualche sostanza meno tossica, in dosi non sufficienti ad uccidere, e l'intervento di qualcun'altro a stroncare la vittima soffocandola. Comunque sia, la sentenza emessa dal tribunale di Hefei ha indignato talmente il medico legale da averla spinta a richiedere il trasferimento d'ufficio. (Anche altri nutrono dubbi sul verdetto, leggi intervista a Steve Tsang).
Ma i dubbi, probabilmente rimarranno dubbi e con oggi lo scandalo più sensazionale da quando a gettare ombre su Pechino furono gli eventi di piazza Tian'anmen, sembra essere giunto al suo epilogo, spianando la strada ad una transizione del potere più "armoniosa". Le mele marce sono state eliminate (un panegirico sulla battaglia contro la corruzione portata a avanti dal Pcc riempie metà del comunicato ufficiale), e badate bene -avverte la Xinhua- "il processo a carico di Bo Xilai non deve essere letto come il sintomo di una lotta politica" interna al Partito. Anche se Bo Xilai, era un "principe rosso" con velleità neomaoiste, anche se Bo Xilai era il leader ambizioso dell'Ultrasinistra, anche se Bo Xilai a Hu Jintao e Wen Jiabao, si sa, non era mai piaciuto.
La caduta dall'Olimpo del "Nuovo Mao" conferma che "Non importa quanto una persona sia in alto, quanto sia influente. Chiunque violi la disciplina del Partito e le leggi dello Stato verrà severamente punito" commenta il megafono del Politburo cinese "in qualità di alto funzionario Bo Xilai avrebbe dovuto essere un modello di obbedienza alle regole del Partito, ma invece ha monopolizzato il potere , si è comportato incautamente facendo ciò che voleva e commettendo gravi violazioni".
Eppure, il corrotto e vizioso "principino" sembra avere dalla sua ancora un nutrito gruppo di seguaci, le cui voci si sono compattate nel torrente di commenti a sua difesa pubblicati su Weibo e Red China, sito web di estrema sinistra. Tanto per ricordare ancora una volta che "tra i diseredati sociali, gli intellettuali radicali e forse anche tra le fila dell'esercito e del Partito, Bo ha ancora sostegno" spiega Lai Hongyi, docente di studi cinesi contemporanei presso l'Università di Nottingham. Quegli stessi che nei giorni scorsi hanno issato la bandiera del nazionalismo, rispolverando ritratti di Mao per protestare contro l'acquisto giapponese delle isole Diaoyu.
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