mercoledì 11 luglio 2018

In Cina e Asia


Liu Xia è finalmente libera


Dopo oltre sette anni di domiciliari, Liu Xia è libera. Secondo quanto affermato dal fratello Liu Hui, la moglie del premio nobel per la pace (in absentia) Liu Xiaobo ha lasciato la Cina questa mattina diretta verso l’Europa per “cominciare una nuova vita”. Intorno alle 11 la donna, che soffriva da tempo di depressione, è partita alla volta della Germania su un volo Finnair. La notizia giunge in concomitanza con una visita ufficiale del premier Li Keqiang a Berlino e alla vigilia del vertice annuale Cina-Ue. Sulla scia degli appelli della comunità internazionale, voci di un suo imminente rilascio si rincorrevano da mesi. Le condizioni psicologiche della poetessa si erano aggravate dopo la morte del marito per tumore nel 2017.

La Cina e il buco dell’ozono


Secondo un rapporto della Environmental Investigations Agency (EIA),nonostante le proiezioni incoraggianti degli esperti, le emissioni responsabili per il danneggiamento dello strato di ozono che protegge la Terra sono destinate ad aumentare. La ragione sta nell’uso pervasivo in Cina di una sostanza bandita fin dal 2010: il Triclorofluorometano (CFC-11) utilizzato nella produzione di schiuma di poliuretano, un materiale impiegato come isolante termico nelle case per ridurre — in teoria — costi energetici ed emissioni di carbonio. Secondo i ricercatori dell’EIA — che hanno contattato fabbriche in 10 diverse province del paese e parlato con i dirigenti di 18 aziende — la sostanza chimica è utilizzata nella maggior parte degli isolanti venduti in Cina. Circa il 70% secondo un fornitore. Il motivo è piuttosto semplice: il CFC-11 è di qualità migliore e molto più economico rispetto alle alternative presenti sul mercato. Un bel problema se si considera che la Cina conta per circa un terzo della produzione globale di schiuma di poliuretano.

Missionari lungo la Via delle Seta


Non solo strade, e ferrovie. Come il colonialismo occidentale in Asia è stato veicolo di conversioni religiose così anche l’arrivismo cinese in Africa si sta espandendo dal profano al sacro. Secondo una dettagliata analisi di The Diplomat, non solo sono sempre di più le società cinesi ad aggiudicarsi appalti per la costruzione di chiese grazie alle loro capacità logistiche. Ormai tre quarti delle bibbie utilizzate nel continente sono “made in China”, e molte di queste finiscono in mani di expat cinesi più permeabili all’influenza religiosa una volta lontano da casa. Al momento ci sono circa 1.000 i missionari cinesi all’estero, la maggior parte affiliati alle chiese sotterranee, ovvero non riconosciute da Pechino. Numeri che la comunità cristiana della mainland stima saliranno a 20mila. La Nuova Via della Seta si presta perfettamente a questa nuova intrusione di fede “made in China”.

Le alluvioni stagionali colpiscono la capitale cinese dei bitcoin

Le piogge torrenziali che stanno colpendo il Sichuan potrebbero rivelarsi disastrose non solo per l’industria agricola e la popolazione locale. La provincia del sud-ovest della Cina, grazie alle sue abbondanti risorse idroelettriche, è infatti una delle sedi principali del mining di criptovalute. Considerato che la Cina produce oltre il 50% dei bitcoin estratti a livello mondiale, secondo Morgani Stanely le alluvioni del Sichuan interesseranno tra l’8 e il 10% delle attività estrattive a livello mondiale. Alcune statistiche — non da tutti condivise — parlano di un crollo del 30% dell’hash rate, l’unità di misura della potenza di elaborazione della rete bitcoin, mentre immagini circolate sui social mostrano “minatori” intenti a salvare i macchinari necessari all’estrazione. Decine di migliaia sarebbero ormai irreparabili, secondo il sito specializzato Golden Finance.

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