lunedì 3 dicembre 2012
Nuovo missile nordcoreano preoccupa l'Asia
Otto mesi posson bastare? Dopo il fallimentare lancio del vettore Unha-3 (Via Lattea) rimasto in volo poco più di un minuto per poi colare a picco nel Mar Giallo, la Corea del Nord ci riprova. Come reso noto da un comunicato del Comitato coreano per la tecnologia spaziale ripreso dall'agenzia di stampa statale Kcna, tra il 10 e il 22 dicembre Pyongyang procederà al lancio di un nuovo missile a lungo raggio analogo a quello precipitato nel mese di aprile. Secondo le dichiarazioni del governo nordcoreano, il razzo dovrebbe portare in orbita un satellite per l'osservazione terrestre, ma sono in molti a sospettare che dietro lo scopo conclamato si nascondano piuttosto motivazioni militari. Il nuovo vettore, come il suo sfortunato predecessore, è in grado di portare testate atomiche a migliaia di chilometri, minacciando la costa occidentale degli Stai Uniti, e attraverso la rotta Artica, anche l'Europa.
Dopo i test atomici del 2006 e del 2009, una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu vieta alla Corea del Nord test missilistici o legati ad attività nucleari. Otto mesi fa Washington e Palazzo di Vetro si erano scagliati contro Pyongyang denunciando il test di un nuovo razzo, una versione a tre stadi del missile balistico Taepodong-2, il quale avrebbe un raggio d'azione tra i 3 mila e i 10 mila chilometri. Al tempo la Casa Bianca reagì allo sfoggio di muscoli di Pyongyang sospendendo gli aiuti alimentari e non è da escludere che la nuova provocazione sia soltanto un bluff con lo scopo di aprire i negoziati per la ripresa degli aiuti umanitari internazionali; indispensabili ad arginare il problema delle carestie che affligge il popolo nordcoreano da quando, con il crollo dell'Unione Sovietica, è rimasto orfano del benefattore russo.
Ma molte altre sono le motivazioni che potrebbero aver riacceso l'entusiasmo della Nord Corea per le 'missioni spaziali'. Le date previste per il lancio, oltre a coincidere con l'anniversario della morte di Kim Jong-Il (17 dicembre), padre dell'attuale leader nordcoreano Kim Jong-Un, cadono in concomitanza delle elezioni della Corea del Sud, in agenda per il 19 del mese. Il ministero degli Esteri sudcoreano ha bollato l'iniziativa del vicino di casa "un grave atto provocatorio", contrario alla risoluzione delle Nazioni Unite. Nel corso di un conferenza stampa, il numero uno di Seul, Lee Myung-Bak, ha chiarito che le nuove manovre della Corea del Nord non influenzeranno le presidenziali sudcoreane. "Questa non è la prima volta che la Corea del Nord tenta di distruggere la nostra transizione politica" ha affermato Lee, il quale ha anche invitato il leader in pectore cinese, Xi Jinping, a stringere il guinzaglio al 'caro alleato' che con lo sviluppo di armi nucleari rischia di destabilizzare l'intera regione.
Più cautela sui test missilistici è, invece, quanto consiglia Taiwan in una nota rilasciata dal Ministero degli Esteri che invita Pyongyang a "contribuire a mantenere la pace e la stabilità nella penisola coreana e nell'Asia Orientale, in linea con le normative in materia stabilite dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu 1874." L'alt è arrivato anche da Mosca e Washington, che per bocca della portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland ha definito la decisione della Nord Corea "una grave provocazione che minaccia la pace e la sicurezza della regione".
Non si è perso in chiacchiere Tokyo: la marina militare giapponese ha già provveduto a trasferire una batteria di missili Patriot Advanced Capability-3 (Pac-3) verso la prefettura di Okinawa, la più a rischio per la prevista traiettoria del missile, mentre il Ministro della Difesa, Satoshi Morimoto, nella giornata di sabato ha emesso l'ordine di intercettare il razzo nordcoreano e, se necessario, abbatterlo. Il Giappone ha, inoltre, annunciato il rinvio dei dialoghi con l'interlocutore nordcoreano, che si sarebbero dovuti tenere mercoledì e giovedì nella capitale cinese.
Pericolo anche oltre la Grande Muraglia. Secondo quanto riportato dal quotidiano taiwanese Want China Times, un funzionario di Seul intervistato dall'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, avrebbe messo in guardia Pechino rivelando che i missili a nord del 38° parallelo minacciano la sicurezza nazionale della Cina: proprio il nuovo vettore è stato sistemato nella base di lancio Dongchang-ri, nel nord-ovest, a pochi chilometri dal confine con l'Impero di Mezzo. "Non ha importanza se l'Unha-3 porta un razzo o un satellite" ha affermato il funzionario che ha chiesto di rimanere nell'anonimato "ciò che conta è il fatto che il missile possa essere utilizzato per scagliare testate nucleari contro i paesi vicini, ed è pertanto da considerarsi una minaccia per la sicurezza cinese".
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi il 2 dicembre, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, ha dichiarato che Pechino riconosce il diritto di Pyongyang ad un uso pacifico dello spazio esterno, ma che tale uso debba essere 'armonizzato' con le restrizioni stabilite dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. "Speriamo che tutte le parti interessate agiscano in modo da assicurare la pace e la stabilità nella penisola coreana e mi auguro che risponderanno con calma in modo da evitare l'aggravarsi della situazione" ha affermato Qin. Apparentemente, l'alleato cinese era stato informato del nuovo lancio alcuni giorni fa, durante l'ultima visita a Pyongyang di Li Jianguo, vice presidente dell'Assemblea Nazionale del Popolo, come riporta Want China Times.
E mentre ormai sulla rampa è già stato istallato il primo stadio del missile intercontinentale, rimangono molti dubbi sul fatto che gli scienziati nordcoreani possano essere riusciti, in soli otto mesi, a correggere i difetti che in aprile fecero fallire il primo lancio. Così come altrettante incertezze permangono sul fatto che Pyongyang sia disposto a rischiare di perdere nuovamente la faccia, oltre a ricevere la condanna delle Nazioni Unite e altre pesanti sanzioni.
(Pubblicato su Dazebao)
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