giovedì 6 dicembre 2012

Nude contro le violenze domestiche



Il volto deformato in un urlo e il corpo nudo, cosparso di segni rosso sangue. E' una delle foto comparse sulla rete nell'ambito della campagna contro le violenze domestiche lanciata lo scorso 6 novembre da alcune ragazze cinesi. Xiong Jing, 24 anni, web editor e una laurea in studi di genere, ha firmato una petizione online indirizzata all'Assemblea nazionale del popolo (Anp), il 'parlamento' cinese, per chiedere una legge che tuteli le donne anche tra le mura di casa. Una foto senza veli carica di significato il suo messaggio, trasformando il corpo in un 'campo di battaglia'.

"Questa è un'immagine molto potente, qualcosa che infrange un tabù. Spero che possa indurre le persone a riflettere sul rapporto tra violenza domestica e corpo nudo" ha spiegato Xiong al South China Morning Post alcuni giorni fa "ho voluto utilizzare questo approccio per mostrare il mio supporto alla causa femminile e accrescere la consapevolezza sulla violenza alla quale sono sottoposte le donne".

L'iniziativa ha già raggiunto un vasto consenso con oltre 5.000 firme raccolte, ma ci si aspetta di arrivare ad ottenere circa il doppio delle adesioni. Tra le richieste delle firmatarie una maggiore trasparenza del processo legislativo per consentire una più vasta partecipazione della gente comune, un meccanismo giuridico che assicuri la responsabilità (nei confronti delle vittime di abusi) e la concessione di fondi per le Ong che si occupano dei diritti delle donne.

La decisione di ricorrere all'uso del proprio corpo in segno di protesta nasce da una scelta personale; le donne che hanno preso parte alla campagna provengono da ogni parte della Cina e spesso non si conoscono tra loro. Mostrano slogan in inchiostro rosso sul petto, senza provare imbarazzo per il  proprio aspetto fisico. "Orgogliosa di essere piatta; vergogna per le violenze domestiche", "Non picchiarla; ama il mio corpo" e "Liberate la sessualità; eliminate la violenza" sono alcuni dei messaggi espressi dalle firmatarie attraverso la propria nudità.

"All'inizio ero molto impacciata...ma quando ho visto la prima foto di una ragazza dal seno piatto ho pensato fosse veramente coraggiosa a sfidare le critiche in una società dominata dagli uomini. Ritengo sia davvero ammirevole" -ha commentato Dian Dian, una 23enne di Hong Kong che dopo le prime esitazioni ha deciso di mostrarsi senza veli- "l'utilizzo del corpo è un linguaggio potente. Posare svestite potrebbe sembrare irrilevante per il problema della violenze familiari, ma in realtà il nostro corpo è strettamente legato alla lotta."

Dopo essersi scontrati in un primo momento con i censori di Sina Weibo, principale piattaforma di microblogging in salsa di soia, gli scatti senza veli hanno ricominciato ad alluvionare il web cinese con l'aumentare delle adesioni.

Gli ultimi dati ufficiali mostrano che un donna sposata su quattro subisce qualche tipo di sopruso tra le mura di casa. Ma le violenze non si verificano soltanto tra le coppie sposate, come nel caso delle figlie omosessuali sottoposte a stupro per volere dei genitori. Secondo i risultati di un'indagine condotta da All-China Women's Federation -pubblicata dal South China Morning Post nell'ottobre dello scorso anno- nel Regno di Mezzo circa un quarto delle donne ha subito abusi durante il matrimonio, e per più del 5% le violenze familiari sono ancora una realtà di tutti i giorni. Il 24,7% è stato sottoposto ad umiliazioni verbali, abusi sessuali e restrizioni della libertà, perdendo il controllo delle proprie finanze; il 5,5% è vittima di maltrattamenti fisici, con un tasso del 7,9% nelle zone rurali e del 3,1% nelle aree urbane.

Le violenze domestiche vengono spesso ancora ritenute un 'problema di coppia', risolvibile semplicemente attraverso il dialogo tra i coniugi, piuttosto che con il coinvolgimento delle Corti di giustizia. Le autorità competenti stanno ancora lavorando alla stesura di un progetto di legge autonomo che copra nello specifico questi crimini, al momento trattati ancora in maniera superficiale dalla legge sul matrimonio. Sebbene una normativa contro le violenze familiari compaia nell'agenda del Comitato permanente dell'Anp dall'agosto 2011, secondo Feng Yuan, presidentessa di China Anti-Domestic Violence Network, occorreranno ancora due o tre anni perché venga promulgata una legge in materia.

L'iniziativa delle 'petizioniste senza veli', giunge a pochi giorni da un'altra protesta rosa, guidata da una decina di universitarie di Wuhan, nella Cina centrale. La richiesta di informazioni sul proprio ciclo mestruale (oltre ai normali controlli fisici) per poter lavorare nell'amministrazione pubblica ha indignato non solo le candidate, ma anche buona parte della rete. Come può la regolarità del ciclo o la sua entità avere qualche influenza sulla professionalità di un'impiegata? A Xiochun e le altra la cosa non è andata giù e così si sono ritrovate davanti al Dipartimento delle Risorse umane e della Sicurezza sociale per protestare con tanto di mutandoni di carta recanti su scritto l'ideogramma jian (esaminare) barrato in rosso.

Nel mese di giugno era stata la volta delle donne di Shanghai, furibonde per il messaggio pubblicato dalla metropolitana della città sul proprio account Weibo, il Twitter cinese. Sotto alla foto di una ragazza in abiti succinti una didascalia sentenziava: "vestirsi in questo modo renderebbe insolito per una donna non essere molestata. Ci possono essere pervertiti sulla metro ed è difficile allontanarli. Per favore signore abbiate rispetto di voi stesse". Il post scatenò una raffica di commenti, pro e contro il diritto delle donne a scegliere liberamente cosa indossare, anche se estremamente sexy. "Posso essere volgare ma tu non mi puoi molestare" è stata la risposta di una delle passeggere.

Sempre durante l'estate, a Canton le manifestazioni 'femministe' avevano assunto una piega quasi paradossale con l'occupazione dei bagni maschili, a causa del numero irrisorio delle toilette per donne, mentre, in varie parti del paese, una ventina di ragazze si sono rasate i capelli per dire no agli standard discriminatori per l'ammissione universitaria, adottati ufficialmente allo scopo di bilanciare le iscrizioni.

"Le discriminazioni di genere sono molto comuni in Cina e, in un certo senso, anche istituzionalizzate" ha dichiarato al Guardian Geoff Crothall direttore per la comunicazione di China Labour Bulletin, organizzazione non governativa con base ad Hong Kong che si batte per i diritti dei lavoratori cinesi "negli ultimi anni, comunque, si è riscontrata una presenza femminile più massiccia nei gruppi di attivismo sociale per chiedere che le cose cambino".

La situazione giuridica delle cinesi dei nostri giorni -ha affermato tempo fa la nota artista performativa Li Xinmo- può essere paragonata a quella delle donne americane degli anni '70. Abusi sul lavoro e violenze in famiglia; la legge cinese non tutela sufficientemente 'l’altra metà del Cielo', in un paese in cui è assai arduo rinvenire tra le pieghe della storia tracce di un movimento femminista. "In Europa e negli Stati Uniti il femminismo esiste da cinquant’anni, ma in Cina nessuno ha il coraggio di parlare dei diritti delle donne, senza contare che i diritti umani sono ancora un tabù" ha dichiarato Li in un'intervista a margine della mostra "Bald Girls", tenutasi a Pechino la scorsa primavera presso l'Iberia Center of Contemporary Art del distretto artistico 798.
Ma femminismo non vuol dire battaglia dei sessi, né si traduce nell’odio verso la figura maschile, piuttosto – ha dichiarato l’artista – "ciò che bisogna odiare è il maltrattamento delle donne e l’incomprensione mostrata nei loro confronti".

(Pubblicato su Dazebao)

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