(Aggiornato il 7 gennaio)
Se perla Cina il 2013 è stato l'anno del consolidamento della nuova leadership, delle riforme e di Xi Jinping, per l'Internet cinese è stato senza dubbio l'anno di WeChat (Weixin in mandarino), creatura della società d'oltre Muraglia Tencent. Accantonata la solita diffidenza verso il made in China -basta pensare al polverone sollevato dal colosso delle telecomunicazioni Huawei tacciato di spionaggio-, sembra che WeChat abbia ottenuto un certo successo anche alle nostre latitudini. E, ad oggi, è già la quinta applicazione per smartphone più utilizzata a livello mondiale.
Il suo trionfo in Cina è stato ufficialmente riconosciuto durante il forum "Come il governo può implementare la propria governance attraverso una migliore comunicazione", tenutosi lo scorso dicembre presso la Fudan University di Shanghai. Pare infatti che WeChat sia riuscita a soppiantare il famigerato Weibo, il Twitter in salsa di soia, come megafono dell'opinione pubblica.
Tra i vari mezzi d'informazione, il web è uno dei più popolari nel Regno di Mezzo, secondo soltanto alla televisione, riporta Global Voices. Si stima che in media i netizen cinesi spendano giornalmente 2,92 ore online, su chat, siti di notizie e motori di ricerca. La rete rappresenta ancora per i cinesi una fonte attraverso cui attingere a "news e prospettive irreperibili alla TV o alla radio"; "ottenere l'accesso a informazioni privilegiate"; "mantenere la propria cerchia di relazioni sociali".
Il processo di crescita di WeChat è direttamente proporzionale al grado di politicizzazione del concorrente Weibo. Come messo in risalto da Zhu Huanxin, direttore dell'Unità di monitoraggio dell'opinione pubblica del People's Daily, organo ufficiale del Partito, mentre le autorità e i portavoce del governo sono progressivamente approdati su Weibo (176,7mila gli account governativi nel dicembre 2012), Wexin si è affermata invece come tribuna virtuale preferita degli internauti. Cosa questo significhi in termini di stabilità lo si capisce dagli avvertimenti di Zhu, il quale ha sottolineato come una maggiore stretta repressiva su Weibo e le altre piattaforme pubbliche porterebbe ad una fuga verso quelle private -come WeChat- dove il malcontento sociale non può essere mitigato tanto facilmente. Stando a quanto reso noto dal China Internet Network Information Center, nel 2013 Weibo ha già perso 27,8 milioni di utenti,
Secondo gli ultimi dati di Tencent, nell'ottobre 2013 WeChat contava oltre 600milioni di utenti, di cui circa la metà attivi. 536 milioni invece quelli registrati su Sina Weibo nel febbraio scorso, ma con meno di 50milioni effettivi.
Il segreto del successo di WeChat risiede nella molteplicità di impostazione sulla privacy, dalla chat "peer to peer", ai gruppi segreti e aperti, fino alle piattaforme pubbliche, dove le persone possono sottoscrivere i web feed dei propri amici. Weixin, inoltre, offre un sistema di pagamento che collega i conti bancari degli utenti alle app per ogni tipo di transazione online e offline.
Come riportato a Radio Free Asia da Wang Zhang, fondatore di un noto forum online, su WeChat la censura è meno agguerrita; raramente capita di vedere i propri post volatilizzarsi, mentre su Weibo il monitoraggio e la rimozione dei messaggi sono pratiche regolari. Ormai Weibo -continua Wang- fa principalmente da cassa di risonanza ai meme patriottici ufficiali (qualcuno avrà sentito parlare del tormentone "Senza la madrepatria non sei niente") o ai messaggi propagandistici volti a promuovere la figura di Xi Jinping, immortalato "casualmente" di recente mentre faceva la fila da un venditore di baozi.
"Rispetto al flusso di notizie su Weixin, Weibo si sta praticamente trasformando in un programma d'informazione della CCTV (la televisione statale cinese, ndr)" ha commentato il venture capitalist Wang Ran.
Ma questo non vuol dire che WeChat sia un campione di trasparenza. Come rivelato su Twitter dall'utente Hua Chunhui, WeChat ha stabilito un sistema che riporta i "contenuti illegali", tanto che Hua ha visto sparire un post particolarmente sensibile dalla cronologia della sua chat di gruppo.
Proprio la privacy si rivela essere il punto di forza, nonché il tasto dolente del gioiellino di Tencent. Lo sa bene il noto dissidente cinese Hu Jia, che lo scorso anno ha visto i messaggi vocali, condivisi con gli amici su Weixin, finire nelle mani dei funzionari del Dipartimento di Sicurezza Interna.
Nonostante tutto, la possibilità di filtrare via dalle proprie conversazioni il "partito dei 50 centesimi" (l'esercito di smanettoni prezzolati di Pechino) e altre presenze sgradite rende Weixin particolarmente apprezzata nella cerchia degli attivisti cinesi. Sopratutto dopo che la battaglia ideologica lanciata lo scorso agosto dal governo ha dato come primi frutti una defezione degli assidui di Weibo e una maggiore attitudine verso l'autocensura. Nel mese di agosto Weiboreach, società che fornisce dati statistici sui social media, ha registrato -rispetto ad inizio 2013- un calo medio giornaliero dell'11,2% nella pubblicazione di post da parte delle star della rete cinese.
Il 2014 si è aperto con il commiato di He Weifang, professore di diritto presso la Peking University, in passato spesso attaccato sul web per via della sua difesa dei diritti costituzionali. Questo il suo messaggio: "Ringrazio e faccio i miei più sinceri auguri per il nuovo anno ai miei amici di Weibo (...) Ho provato turbamento nel vedere molti conoscenti scomparire gradualmente durante l'anno passato, quindi è giunto anche il mio momento di farla finita con Weibo. Addio!"
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