mercoledì 2 aprile 2014

Wukan due anni dopo


A distanza di due anni dalle storiche elezioni democratiche, Wukan è tornata alle urne in una giornata di pioggia torrenziale, dopo settimane di timori e tintinnio di manette per i leader che nel 2012 avevano trainato il villaggio verso la democrazia. A frenare l'affluenza ai seggi, in calo rispetto alla scorsa volta, sembra non esserci stato soltanto il maltempo. Riconfermati Lin Zulian, il leader della sollevazione democratica, e quattro dei sette membri della giunta, molti dubbi offuscano la reputazione della nuova amministrazione cittadina. E c'è anche chi parla di brogli (link).

Nel settembre 2011 Wukan, villaggio di 20mila anime situato nell'industriosa provincia meridionale del Guangdong, era sceso in strada per protestare contro le requisizioni forzate dei terreni rivenduti agli sviluppatori locali dal Governo di allora. Per dieci giorni gli abitanti si erano barricati dentro dopo aver fronteggiato le forze dell'ordine in un braccio di ferro terminato soltanto quattro mesi dopo con la promessa delle autorità di approfondire il caso.(link)

L'insurrezione era poi rientrata grazie all'intervento del Segretario del partito provinciale, Wang Yang che oggi veste i panni di Vicepremier dopo -si dice- essere stato escluso dalla corsa verso il Comitato Permanente del Politburo (la stanza dei bottoni della politica cinese) proprio a causa della sua linea eccessivamente liberale.

In base all'accordo stretto tra rivoltosi e Governo locale, l'anno successivo l'80% dei votanti qualificati ha espresso la propria preferenza nelle prime elezioni veramente 'libere' della storia cinese, a scrutinio segreto e monitorate da comuni cittadini. Infatti se da decenni i cittadini vengono regolarmente chiamati alle urne per scegliere i propri rappresentanti di villaggio, tuttavia la maggior parte delle volte l'ingerenza dei funzionari finisce per inficiare il risultato finale delle votazioni (link). Nella Cina del regime a Partito unico, quella di Wukan era sembrata una rara virata in senso democratico e per giunta avvallata da Pechino. L'esperimento ebbe tanto successo da far scuola anche nelle vicinanze (link), spingendo qualcuno a parlare di un vero e proprio 'modello Wukan' replicabile in altre aree del Paese.

Tutto bene fino a quando il rimpasto al vertice sancito dal Diciottesimo Congresso del Partito non ha finito per ridisegnare la geometria del potere. Via Wang Yang dal Guangdong, dentro Hu Chunhua (link), pupillo del Presidente in pensione Hu Jintao e dato già come possibile successore di Xi Jinping. Pare che da quando la gestione è passata sotto Hu le cose per il piccolo villaggio di pescatori si siano messe male. Stando a quanto riportato dal 'Nanfang Daily', lo scorso novembre Hu avrebbe ufficialmente auspicato un maggior coinvolgimento del Partito «nella democrazia grass-roots di Wukan» attraverso l'elezioni di funzionari provinciali nel comitato di villaggio. Una prospettiva che ha subito messo in allarme i cittadini preoccupati per la sopravvivenza della loro indipendenza. (Segue su L'Indro)

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