Fonte: China Daily |
ARABIA SAUDITA (19-20 GENNAIO)
Assumono lo status di "partnership strategica" le relazioni tra la Cina e l'Arabia Saudita, attestando la crescente importanza rivestita dalla "terra delle due sacre moschee" nella geometria delle alleanze mediorientali di Pechino. Non da ultimo a causa dell'ambiguità dimostrata da Riyadh nella questione della minoranza islamica degli uiguri residente nella regione cinese dello Xinjiang, e di cui Pechino paventa un'esposizione all'integralismo di matrice wahabita.
Secondo dati del Fondo Monetario Internazionale (2013), il commercio bilaterale è passato da 1,28 miliardi di dollari del 1990 (anno in cui Pechino e Riyadh hanno stabilito ufficialmente relazioni diplomatiche) ai 74 miliardi del 2012. Durante la visita di Xi è stato annunciato "un comitato di alto livello per guidare e coordinare la cooperazione bilaterale". Intanto sono stati siglati "14 accordi storici e memorandum d'intesa" in settori che spaziano dalla cooperazione nell'ambito della Silk Road Economic Belt e della Maritime Silk Road al settore delle rinnovabili, fino alla costruzione di un reattore nucleare. Ciliegina sulla torta: un accordo quadro tra il gigante petrolifero saudita Aramco e l'equivalente cinese Sinopec per un valore di circa 1-1,5 miliardi di dollari. Aramco ha già avviato trattative per investire nel settore della raffinazione in Cina.
EGITTO (20-21 GENNAIO)
"La Cina supporta gli sforzi dell'Egitto nel mantenimento della stabilità, nello sviluppo economico e nel miglioramento delle condizioni di vita. Sostiene inoltre un ruolo più incisivo del paese negli affari internazionali e della regione", ha scandito Xi Jinping al suo arrivo nella capitale egiziana, giusto alla vigilia della ricorrenza delle proteste del 25 gennaio 2011, che hanno segnato una battuta d'arresto per l'economia locale. 21 sono gli accordi commerciali siglati dalle due parti nel settore delle infrastrutture, della produzione energetica, compresi finanziamenti alla banca centrale (1 miliardo di dollari) e alla National Bank of Egypt (700 milioni di dollari). "I prestiti cinesi aiuteranno a incrementare le riserve estere della banca centrale più che dimezzate dal 2011, anno in cui l'istituto ha cominciato a combattere per difendere la propria valuta contro le pressioni a ribasso", scrive la Reuters. L'interesse cinese per il paese trova conferma nell'annuncio dei lavori per l'espansione della China-Egypt Suez Economic and Trade Cooperation Zone, la zona industriale congiunta sino-egiziana lanciata nel 2009. Il progetto di ampliamento, che copre un'area di 6 chilometri quadrati, dovrebbe essere concluso in dieci anni e rientra nell'ambito della Nuova Via della Seta. Mentre la cooperazione bilaterale nello sviluppo della cintura eurasiatica verrà implementata nell'ambito di un piano quinquennale.
L'Egitto è stato il primo paese del mondo arabo a istituire rapporti diplomatici con la Cina nel 1956. Due anni fa, Pechino e il Cairo hanno elevato le relazioni bilaterali a "partnership strategica comprensiva" con un volume commerciale da 11,62 miliardi di dollari, un +13,8 per cento su base annua. Numeri che pendono nettamente in favore della Cina: nel 2014 ammontava a 10,46 miliardi l'export cinese verso l'Egitto, contro i miseri 1,16 miliardi registrati dalle importazioni.
La visita di Xi ha poi fornito l'occasione per la ripresa dei colloqui (da tempo congelati) riguardo un accordo di libero scambio Cina-GCC. "Un FTA (Free Trade Agreement) comprensivo sarà ultimato entro il 2016", riporta il China Daily. Non solo. Presso la sede della Lega Araba, giovedì Xi ha annunciato che la Cina elargirà 15 miliardi di dollari in prestiti per incrementare l'industrializzazione in Medio Oriente; 10 miliardi per la cooperazione industriale e altri 10 in prestiti preferenziali. A ciò si aggiunge un fondo d'investimento da 20 miliardi di dollari lanciato congiuntamente con il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti. Oltre a strappare assegni, il presidente cinese ha puntigliosamente messo nero su bianco la posizione mantenuta dalla Repubblica popolare nel conflitto israelo-palestinese: "La Cina supporta fermamente il processo di pace in Medio Oriente e sostiene l'istituzione di uno Stato palestinese con piena sovranità, come stabilito sulla base dei confini tracciati nel 1967, con Gerusalemme Est come capitale". Nel farlo, ha chiarito Xi, non si propone di riempire "un vuoto". Piuttosto agisce con l'intento di stabilire un network di partnership cooperative per il raggiungimento di "soluzioni win-win".
IRAN (22-23 GENNAIO)
Ormai, si sa, non c'è visita di Stato cinese che non si apra senza una citazione culturale in grado di
stupire l'ospite. Stavolta a precedere la visita di Xi nella terra degli Ayatollah è un articolo scritto di suo pugno per "Iran", la testata ufficiale del governo di Tehran, in cui spicca il nome di Saadi Shirazi, poeta persiano autore del Golestan, una collezione di poesie del XIII secolo tutt'oggi conservata nella mosche Niujie di Pechino. Niente di meglio per rimarcare i legami di lungo corso tra i due paesi, anche quando la cultura lascia il posto al vile denaro. Da sei anni la Repubblica popolare si conferma principale acquirente di greggio e prodotti non-petroliferi iraniani. Nel 2014, il commercio bilaterale ha sorpassato i 50 miliardi di dollari, dove le esportazioni verso la Cina ammontano a 27,5 miliardi di dollari contro i 24,3 miliardi di importazioni. L'arrivo di Xi a Teheran, a pochi giorni dall'implementazione del JCPOA, non è casuale. L'accordo sul nucleare iraniano rappresenta un'arma a doppio taglio per Pechino, ora che a corteggiare il produttore di petrolio -finalmente dispensato dalle sanzioni internazionali- arriveranno anche i competitor europei. La visita di Xi "aiuterà la Cina a rimanere il principale partner commerciale" del paese mediorientale, spiega alla Xinhua l'economista iraniano Saeed Leylaz.
Nella giornata di sabato il presidente cinese e il suo omologo iraniano Hassan Rouhani hanno dichiarato di voler espandere le relazioni politiche ed economiche, portando gli scambi a 600 miliardi di dollari nell'arco di dieci anni. 17 gli accordi siglati tra le due parti in ambiti che spaziano dalla cooperazione lungo la Nuova Via della Seta allo sviluppo del nucleare con scopi pacifici. Un'intesa è stata raggiunta anche per quanto riguarda la lotta contro il "terrorismo e l'estremismo in Iraq e Siria".
Nessun commento:
Posta un commento