Eccolo il nuovo affondo del Global Times diretto ancora una volta al dissidente Chen Guangcheng e all'Occidente con il pallino per i diritti umani. Il tabloid del Partito comunista cinese non molla la presa, e torna all'attacco con un editoriale a firma di Sima Pingbang, presunto blogger e "intellettuale grass-roots", come si definisce lui stesso.
E se la scorsa settimana Chen era stato definito dal quotidiano ultra-nazionalista una "pedina dei Paesi occidentali", nel pezzo uscito ieri in serata l'attivista di Linyi diventa "l'asso nella manica degli Stati Uniti" continuamente alla ricerca di una leva volta a scardinare gli equilibri interni della Cina.
Una storia che ridipinge la figura del dissidente a tinte fosche quella raccontata da Sima. Un Chen letteralmente ossessionato dagli Usa, odiato dai suoi compagni di villaggio, avido e assoggettato agli interessi di Washington. La vulgata del misterioso blogger è a dir poco imbarazzante per i toni utilizzati, dopo nemmeno 24 ore dalle scuse pubblicate dal Beijing News sul suo account di Sina Weibo per quanto scritto venerdì scorso riguardo alle presunte subdole dinamiche americane e al ruolo ricoperto da Chen (link).
LA DELUSIONE DI SIMA
Durante una visita effettuata lo scorso dicembre a Dongshigu, la cittadina in cui vivono Chen e la sua famiglia, Sima si sarebbe stupito nello scoprire che la fama del dissidente non era esattamente quella decantata dal web, e che tra lui e i compaesani non scorreva più buon sangue da diverso tempo. Per molti uno sconosciuti, per altri un personaggio scomodo fin troppo conosciuto.
Dopo l'entusiasmo iniziale alla notizia dell'arrivo degli osservatori "grass-rots", Chen avrebbe cominciato ad affermare che il suo problema non era risolvibile con mezzi ordinari.
"Il mio problema può essere risolto soltanto dalle Nazioni Unite" avrebbe dichiarato l'attivista, "ho fiducia solo nelle Nazioni Unite, so che verranno a salvarmi prima o poi".
Sima, che si dice un ex ammiratore delle gesta pro-diritti del popolo per le quali era noto Chen, sarebbe rimasto molto deluso dallo scoprire che in realtà l'idolo dei cittadini oppressi era un egocentrico col chiodo fisso degli Usa.
LA STORIA DELL'ACQUA
L'inchiesta sulle sterilizzazioni forzate e la politica del controllo delle nascite nella contea di Linyi? Nient'altro che una nobilitante copertura.
Secondo la teoria dell'autore del blogger l'incarcerazione di Chen sarebbe stata motivata da alcune dispute locali. Il dissidente si sarebbe servito di fondi ricevuti da una fonte britannica per scavare un pozzo bello profondo attraverso il quale avrebbe risucchiato l'acqua di tutti gli altri pozzi monopolizzando le risorse idriche dell'intero villaggio.
L'imposizione di un pizzo salatissimo ai danni degli altri cittadini avrebbe poi suscitato il malcontento generale spingendo Chen alla vendetta. La rabbia del dissidente è sfociata in attacchi contro il comitato di villaggio e nell'ostruzione delle strade, acuita a causa dei termini stabiliti per il suo rilascio.
E mentre l'attivista continuava a invocare aiuto oltre i confini cinesi, la moglie Yuan Weijing, a detta di Sima, si dimostrò più calma e ragionevole. Ma non sufficientemente persuasiva da indurre il marito a venire a compromessi con le autorità locali.
POKER CON GLI STATI UNITI
"Gli Stati Uniti non hanno rinunciato a Chen, sanno che rappresenta una specie di carta vincente," conclude l'editoriale del Global Times, "il suo status non vale tanto da far sprecare a Washington altro tempo, ma la sua esistenza rappresenta sempre una carta importante se maneggiata con cura. Chen ha passato il suo periodo di detenzione a causa del suo comportamento scorretto, ma quella che è stata una sentenza giusta e in accordo con la legge viene ora utilizzata dagli Stati Uniti per fare di Chen un così detto attivista dei diritti umani perseguitato. Gli Usa lo hanno ingannato trasformandolo in una pedina da giocare nella trama ordita contro la Cina."
LO SDEGNO DEI NETIZEN
Basta dare uno sguardo alla colonna di commenti in chiusura al pezzo per capire che il grosso dell'opinione pubblica alla versione di Sima non ci ha creduto minimamente.
"Credo che diffondere bugie e false notizie sia illegale in Cina" scrive un netizen che si firma con il nome di Leon.
"Quanto sopra è opera di un "intellettuale" le cui "grass-roots" sono state concimate con i soldi del Partito. Evidentemente dà più importanza al potere del governo che agli interessi del popolo" afferma un certo Tung.
"Oh mio dio, sei veramente un cantastorie incredibile, tu mi uccidi!" è il commento di Havefun
e, infine, volendo parafrasare l'ottimo "francese" di ChairmanMao: "Bene, debbo dire che Sima ha veramente un cervello come il buco del culo".
(Leggi anche Stampa cinese rompe il silenzio su Chen Guangcheng)
Testo originale pubblicato sul Global Times alle 19.30 del 6 maggio
Chen trump for US in human rights game (link)
Poker players all know that in most trick-taking games, the face cards are normally the best. However, the "2", generally the lowest in rank, can become a special trump under certain game rules. It can even turn a losing game completely upside-down, if used properly.
What I'm arguing is not about card games, but blind Chinese activist Chen Guangcheng, who has sadly become a trump in US political games.
As China continues to improve its citizens' human rights, the US has found human rights issues becoming more and more ineffective at causing any major domestic turbulence in China. This has driven the US to seek a special trump to leverage its chance in the changing game, and it has found Chen.
I and a few friends were able to visit Chen last December at his hometown, Dongshigu village in Linyi in Shandong Province.
To our surprise, Chen's reputation wasn't as far-reaching as we have learned from the Internet. Most people living there had never heard of him or his deeds, including the resourceful local taxi-drivers. This hugely imbalanced fame of Chen's between cyberspace and the reality disappointed me.
Chen was quite excited when he heard of our arrival. He questioned who was behind our visit, and, after learning that we are just a group of grass-roots observers there to look for a peaceful solution, he told us that his problem couldn't be solved by ordinary means. I remember him saying "my problem can only be solved by the UN. I only trust the UN, and it will come to save me sooner or later."
To be honest, I was quite an admirer of Chen when I first learned of his deeds as a disabled rights activist. But after hearing this attitude, I suddenly didn't know what to say.
He was pursuing rights for farmers and disadvantaged people. But later he was completely bewitched by the belief that only the US government can save him.
Moreover, according to other villagers, Chen's imprisonment a few years ago had nothing to do with his work. It was actually a pretty common local conflict. They told me that Chen built a deep well using funds he received from a British source. But that well sucked out water from other wells in the village, which meant Chen effectively controlled the village's water.
They claimed that Chen charged high fees for the water and caused discontent from villagers, some of them then openly voiced their unhappiness and that angered Chen. So he asked his family members to attack the village committee and blocked public roads in order to vent his anger.
Chen's relationship with the locals worsened when Chen was protesting his jail term after he was released, particularly when he called people outside the village and even outside the country to cry for him.
His wife, Yuan Weijing, was more reasonable and calm. Although we were not coming to "rescue" Chen, she was more willing to talk with us. We suggested her calm Chen down, and expressed our willingness to help them negotiate with local authorities to seek a positive end to this dispute.
Although Chen himself rejected our help, I still saw hope at that time. We were told that officials want to solve Chen's issue in a positive way, but were clueless because Chen trusts only outsiders who cry for him.
A few days ago, he entered the US embassy in Beijing, but after spending six days there, he left "on his own volition," according to media report.
The US hasn't given up Chen, but they know that Chen is a special trump card. His status doesn't deserve the US expending too much effort yet his existence can serve the US' purposes well if he can be handled properly.
Chen has served its term in jail for his misbehavior. But this legally justified sentence had somehow become a reason for the US to promote him as a so-called oppressed human rights activist. The US deceived Chen into becoming a pawn in its plot against China.
The author is a blogger and grass-roots intellectual. opinion@globaltimes.com.cn
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