Chen Guangcheng è un "cittadino libero" e pertanto può andare a studiare all'estero se lo desidera.
E' quanto si legge sul sito web del ministero degli Esteri cinese.
"Chen è attualmente ricoverato in ospedale, ma come un comune cittadino se vuole andare a studiare all'estero può farlo passando per i normali canali e rivolgendosi alle autorità competenti per completare tutte le formalità in conformità alla legge, come gli altri cittadini", ha dichiarato il portavoce del ministero Liu Weimin.
Un netto dietrofront rispetto all'atteggiamento belligerante manifestato nelle dichiarazioni ufficiali degli ultimi giorni riportate dai media nazionali.
Chen ha detto di aver parlato per due volte con i funzionari americani questa mattina, ma che la linea è caduta dopo poche frasi.(link) E mentre il personale dell'ambasciata Usa ha incontrato personalmente la moglie dell'attivista, l'uomo risulta inavvicinabile: il corrispondente della BBC Damian Grammaticas ha riferito che l'attivista è in reale stato di detenzione, circondato da guardie e diplomatici statunitensi.
Intanto questa mattina la stampa cinese non ha concesso sconti ribadendo la consueta linea dura. I diritti umani "non sono una questione risolvibile in una notte attraverso una decisione politica, né un dono concesso dall'esterno" scrive l'ultranazionalista Global Times, mentre il Beijing Daily paragona Chen ad uno "strumento, una pedina manipolata dai politici americani per infangare la reputazione della Cina."
Sullo sfondo il quarto Dialogo strategico-economico e le parole misurate del presidente Hu Jintao: "Qualsiasi cambiamento può avvenire nel mondo e non importa quanto le situazioni interne dei nostri due paesi possano evolvere, la Cina e gli Stati Uniti dovrebbero essere fermamente impegnate a promuovere un partenariato cooperativo e costruire un nuovo tipo di relazioni tra i principali paesi che rassicurino non solo entrambi i popoli di Cina e Stati Uniti, ma i popoli di tutto il mondo", aveva affermato nella giornata di ieri Hu.
Cosa ne sarà di Chen mentre le due potenze mondiali si lanciano saette infuocate (e l'impressione è che in mezzo non ci sia solo l'attivista cinese)?
Famose voci del dissenso hanno detto la loro in proposito.
"Penso che gli americani abbiano compiuto degli sforzi per risolvere la cosa, ma allo stesso tempo non vogliono che la storia si complichi" -ha commentato Ai Weiwei, padre dello stadio Nido d'uccello a sua volta sottoposto ad una particolare forma di libertà vigilata- "Certamente nel suo caso la fuga verso l'ambasciata Usa era motivata dalla necessità di cercare un po' di protezione. Ma il suo non è un episodio isolato; è collegato alle relazioni Cina-Stati Uniti. Indipendentemente da come andrà, le due parti faranno il loro interesse. Se fosse garantita la sicurezza per tutta la sua famiglia penso che Chen preferirebbe rimanere in Cina. Ma se non si fida di loro, e ha molte ragioni per non farlo perché la situazione di molte persone non è per nulla buona, possiamo solo vedere come le cose evolveranno"
Hu Jia, altro dissidente amico di Chen, ha dichiarato che se deciderà di lasciare il suo Paese le ingiustizie per le quali ha sofferto rimarranno impunite. "Penso che se partisse per gli Stat Uniti non ci sarebbe nessuno a lottare contro le persecuzioni del passato. In altre parole le sue sofferenze e i patimenti sarebbero stati vani, e i funzionari corrotti continuerebbero ad agire liberamente al di sopra della legge. Sento che l'incidente di Chen potrebbe rivelarsi un'opportunità importante, quindi penso che non dovrebbe avere fretta, non dovrebbe partire frettolosamente per l'America; e da quello che ho capito parlandoci, non è nemmeno il suo reale desiderio, nè ciò che riteniamo sia meglio per lui.
Non sono della stessa opinione i suoi legali Teng Biao e Li Jinsong, entrambi convinti che l'esilio sia la scelta più sicura. "Lo sai che se non te ne andrai via nel breve tempo non faranno nulla , ma poi la loro vendetta sarà terribile" -ha affermato Teng durante una conversazione telefonica con il suo assistito- "la cosa non è così semplice come 4anni di carcere o 2anni di domiciliari. Le torture che ti infliggeranno saranno terribili, insopportabili...il governo ti odia..."
Intanto, nelle ultime ore, Chen avrebbe chiarito le motivazioni che lo spingerebbero a partire per gli Stati Uniti. Vorrebbe lasciare la Cina "solo per alcuni mesi" accettando un invito ricevuto tempo fa dall'Università di New York, scrive AgiChina24. “Non ho mai fatto richiesta di asilo politico” ha detto Chen in un comunicato reso noto via Twitter da Guo Yushan, avvocato amico del dissidente (link). La crisi diplomatica tra Cina e Stati Uniti potrebbe essere evitata con la richiesta di un visto di studio, aggirando così la questione asilo politico che costituirebbe un vero smacco per Pechino.
Ora non resta che attendere la conferenza stampa della Clinton prevista per le 18.30 di questo pomeriggio. L'argomento del giorno, non serve dirlo, è il "caso Chen Guangcheng".
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