giovedì 11 ottobre 2012
Il Nobel per la Letteratura 2012 è "colui che non parla"
Mo Yan strappa il Nobel per la letteratura 2012 al collega giapponese Murakami -fino a qualche giorno fa dato tra i favoriti- e diventa il primo scrittore cinese ad ottenere l'ambito premio. Anche il primo Nobel cinese a non essere in prigione o in esilio. Pensiamo al dissidente Liu Xiaobo, Nobel per la pace nel 2010 mentre era dietro le sbarre dal 2009 e a Gao Xingjian, nato in Cina ma da oltre 20 anni in esilio all'estero e già cittadino francese nel 2000 quando ottenne il Nobel per la letteratura. Quest'ultimo per giunta snobbato dall'agenzia di stampa statale Xinhua che, nel riportare la notizia della vittoria di Mo, non lo cita tra gli ultimi 11 vincitori del Nobel. Un po' perché "poco cinese" un po' perché fortemente critico verso il regime (i suoi lavori sono banditi in patria).
Mo Yan invece è il Nobel che piace a Pechino, quello che serviva per ricomporre gli strappi nelle relazioni tra Cina e Norvegia, divenute tese dopo il caso Liu Xiaobo (anche se stavolta è stata l'Accademia svedese a conferire il Premio). Mo, infatti, è membro del Partito comunista cinese, ex soldato dell'Esercito popolare di liberazione e vice-presidente della controversa associazione degli scrittori cinesi sostenuta dal governo; si è ritirato dalla Fiera del Libro di Francoforte nel 2009 per protestare contro la presenza di scrittori cinesi dissidenti, tra cui Dai Qing e Bei Ling. E come suggerisce il suo stesso nome d'arte (mo yan) è "colui che non parla". Non l'ha fatto nemmeno quando gli fu chiesto di commentare l'assegnazione del Nobel a Liu Xiaobo.
Ma a vincere secondo la giuria è stato il suo "realismo allucinatorio", con il quale crea "racconti popolari storici e contemporanei". La bellezza immaginifiche delle sue opere ("Sorgo Rosso","Grande seno fianchi larghi" e "Il supplizio del legno di sandalo" per citarne alcuni) trascende le motivazioni politiche che potrebbero celarsi dietro alla nomina, già bersagliata dalle critiche del web cinese. Anche se per molti non è sufficiente a far chiudere un occhio davanti al plauso di Mo per le politiche anni '40 lanciate da Mao Zedong (ebbene si: all'inizio di quest'anno ha collaborato a trascrivere "I dialoghi di Yan'an sull'arte e la letteratura"). Prove ufficiale di quella Rivoluzione Culturale che scatenò purghe a tutto spiano tra l''itellighenzia cinese.
Ma che cosa succede se poi il Nobel "amico del regime" sbalordisce tutti riferendo pubblicamente di sperare che Liu Xiaobo "venga rilasciato il più presto possibile"? Lo ha detto sotto il pressing dei reporter catapultatisi a Gaomi, suo paese natale nella provincia settentrionale dello Shandong.
Ora siamo tutti un po' più tranquilli, Ai Weiwei compreso. "Voglio dare il benvenuto a Mo Yan di nuovo tra le braccia della gente" ha affermato l'artista-dissidente "se il risultato è questo coraggio, spero che molti altri scrittori cinese possano ricevere il Nobel"
(I commenti della rete su Caratteri cinesi)
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