lunedì 15 ottobre 2012

Stelle cinesi "cadono" a Hollywood


Film hollywoodiani dai budget stellari si tingono di esotico. Giusto una pennellata però.
Aggraziate e belle di una bellezza fragile, propria della femminilità orientale, attraversano l'Oceano in cerca di una notorietà planetaria che in patria non otterranno mai. Ma cosa succede se poi alla fine raggiunta la "Mecca del cinema" si trovano a dover ricoprire ruoli marginali?

E' ciò che è capitato a note attrici cinesi, vere dive in Cina, che varcate le porte degli studios americani hanno dovuto scendere a compromessi accettando di fare da comparsa. Il fenomeno non è sfuggito all'attenzione del China Daily, il più noto tra i quotidiani in lingua inglese dell'Impero di Mezzo, che il 29  settembre si è espresso senza mezzi termini sulla questione, titolando Chinese actresses get short shrift in new Hollywood epics. Un pezzo agile per una delle testate più disinvolte dell'artiglieria mediatica cinese, spara senza colpo ferire contro l'industria cinematografica d'oltre Muraglia. E lo fa snocciolando i nomi di alcune delle star cinesi degradate a ruoli accessori. Yu Nan, alias Maggie Chan in The Expendables2, è sicuramente una delle più fortunate, commenta il China Daily. A lei è stato concesso l'onore di apparire nella gang di Sylvester Stallone, ritagliandosi "un giusto spazio di tempo". Ma come unica dotata di cervello tra un ammasso di muscoli, le è stato chiesto di condensare la propria parte in una sola espressione: "quella di disgusto".

Per Xu Qing, il cui nome appare in vetta ai poster di Looper -film del 2012 che vanta nel cast star quali Bruce Willis- è soltanto ottava nei credit, ma rimpiazza la fugace apparizione sullo schermo con una buona dose di glamour. A Li Bingbing, che i più informati sapranno certamente recitare in Resident Evil: Retribution, è andata peggio: solo decima nei credit, con buona pace dei suoi fan. Zhou Xun, un'artista a tuttotondo (attrice, cantante e ambasciatrice Chanel per la Cina), è risultata appena settima nel film Cloud Atlas, presentato al 37esimo Festival Internazionale del Cinema di Toronto e di prossima uscita. A naso difficilmente la sua performance eguaglierà in termini di tempo quella realizzata in Painted Skin:Resurrection, film cinese dell'anno.

Se le belle siniche sono atterrate a Hollywood non lo devono alle loro doti recitative, continua impietoso il China Daily. Una faccia dagli occhi a mandorla serve per attrarre nelle sale il pubblico del Paese più popoloso al mondo, mentre gli investitori cinesi ricorrono sempre più spesso alla formula delle coproduzioni al fine di raccogliere una quota maggiore al box-office nazionale. Risultato ottenibile solo nel caso in cui il cast principale sia composto per un terzo da attori cinesi. Per i film stranieri, d'altra parte, una delle condizioni per ottenere un'ampia distribuzione e una percentuale maggiore di incassi nella Repubblica popolare è la presenza di attori cinesi e il fatto che alcune scene siano girate in Cina. Ma negli esperimenti cinematografici, foraggiati da tycoon di entrambi i Paesi, spesso i capitali cinesi sono nettamente inferiori, tanto che, per la maggior parte, questi film non possono essere considerati coproduzioni, venendo, pertanto, sottoposti al protezionista sistema delle quote.(Occhi puntati a Hollywood: arriva il fondo cofinanziamento)

A tal proposito abbiamo chiesto chiarimenti ad Armando Fumagalli, Professore ordinario di Semiotica e Direttore del Master in Scrittura e Produzione per la Fiction e il Cinema presso l'Università Cattolica di Milano."Direi che evidentemente l'intento delle produzioni di Hollywood è massimizzare i profitti e quindi usano attori o attrici cinesi (come hanno fatto anche qualche volta con le indiane) solo e nella misura in cui serve per 'entrare' in un mercato molto appetitoso (non solo per il presente, ma anche per il futuro) come quello cinese"- ha spiegato Fumagalli- "Ovviamente per le mayor è importante avere attori americani popolari nei ruoli chiave, poi laddove si riesce inseriscono degli stranieri (come fanno spesso anche con attrici francesi, vedi ultimamente Marion Cotillard, peraltro molto brava) che aprano a mercati ulteriori."

Il mondo non è ancora pronto per un film d'azione con un cast a maggioranza cinese ha commentato Zhang Zhao, presidente di Le Vision Pictures, la compagnia che ha investito in The Expendable2. Per le dive di Cina, tuttavia, un'apparizione sui set hollywoodiani, sebbene fugace, fornisce pur sempre un valore aggiunto nella competizione in casa con le connazionali. Così come l'apparire al fianco di superstar americane dà lustro alla propria carriera. Ma non al cinema cinese in toto. Lo pensa Dario Tomasi, critico cinematografico, esperto di cinema orientale nonché professore associato di storia del cinema presso l'Università di Torino, raggiunto da Uno sguardo al femminile per una breve intervista.

"Credo che la strada che il cinema cinese mainstream sta percorrendo  - coproduzioni internazionali, grandi budget, scimmiottamento del cinema hollywoodiano  - sia una strada che di fatto non lo porterà da nessuna parte" ha spiegato Tomasi, sottolineando come il settore dell'entertainement d'oltre Muraglia dovrebbe fare tesoro della tradizione locale. "Il cinema cinese deve riuscire a puntare le sue forze sulla propria cultura e sulle proprie specificità. Lo dimostra un film come Lanterne rosse che è stato probabilmente il maggior successo internazionale del cinema cinese avendo al suo interno ben poco di hollywoodiano e al contrario molti elementi appartenenti alla cultura autoctona. Anche il cinema che vuole documentare il presente penso debba guardare molto di più al neorealismo italiano che a Hollywood. Il che non vuol dire realizzare film noiosi a tutti i costi – ben vengano suspense e azione – ma film che sappiano, anche in modo avvincenti e spettacolare, raccontare al mondo le contraddizioni della Cina contemporanea (penso allo Yang Li di Blind Shaft e Blind Mountain). Uno spettatore occidentale credo vada a vedere un film cinese per conoscere qualcosa di quella realtà, non per vedere una copia (spesso brutta) del cinema americano. Per quel che riguarda il mercato interno presumo che anche i cinesi – al di là di qualche eccezione – preferiranno i successi hollywoodiani alle loro imitazioni locali (del resto questo è un po’ quel che è accaduto ovunque).Quanto al destino delle attrici cinesi nel cinema hollywoodiano,  non mi sembra poi molto diverso da quello che incontrarono le dive italiane quando sbarcarono in America."

(Scritto per Uno sguardo al femminile)


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