martedì 20 febbraio 2018

In Cina e Asia



Un finale diplomatico per le Olimpiadi


Come per la cerimonia d’inaugurazione, sarà di nuova la diplomazia a dominare la chiusura delle Olimpiadi invernali il prossimo sabato, quando Ivanka Trump guiderà la delegazione americana in rappresentanza del padre. A lei saranno riservate misure di sicurezza in stile presidenziale e l’accoglienza della first lady. Mentre i dettagli della visita sono ancora oscuri, la sua funzione sembra essere quella di dimostrare all’alleato sudcoreano l’appoggio di Washington nel lento percorso di distensione con Pyongyang e smorzare l’approccio duro adottato dal vicepresidente Mike Pence durante le prime battute della manifestazione sportiva, che hanno visto anche la partecipazione della sorella di Kim Jong-un. Nei giorni scorsi è stato nuovamente Rex Tillerson a parlare di “apertura al dialogo” con la Corea del Nord. L’arrivo di Ivanka coinciderà con l’inizio di una trasferta di tre giorni da parte della vicepremier cinese Liu Yandong come inviata speciale. Principale fautore di una ripresa dei negoziati con Pyongyang, Pechino è fermamente convinto che la chiave della risoluzione della crisi coreana sia nelle mani di Washington e Seul.

Pechino “in trattative” con i ribelli pakistani

Sono cinque anni che Pechino dialoga segretamente con i guerriglieri pakistani. Secondo fonti del Financial Times, l’obiettivo è quello di mantenere al riparo il corridoio economico da 60 miliardi di dollari che la Cina sta costruendo in Pakistan andando a toccare la regione sudoccidentale del Baluchistan, scossa da spinte secessioniste. Il coinvolgimento politico cinese nel paese dell’Asia Meridionale contravviene al principio cardine della strategia estera di Pechino: quello della non ingerenza negli affari interni degli altri paesi. Tuttavia, il raffreddamento dei rapporti tra Islamabad e Washington ha lasciato campo aperto al gigante asiatico. Secondo le fonti, i lucrosi finanziamenti elargiti da Pechino starebbero cominciando a infiacchire le rivendicazioni indipendentiste dei ribelli, nonostante il ripetersi di attacchi violenti contro obiettivi cinesi. Non è la prima volta che la Cina riveste il ruolo di pacere nella regione. Tentativi simili sono stati riscontrati in Afghanistan con l’obiettivo di promuovere i colloqui tra Kabul e i talebani. Di recente, Pechino ha reso noto il desiderio di estendere il corridoio Cina-Pakistan ad agganciare il paese dei “barbuti”.

L’AIIB punta ai paesi islamici

L’ Islamic Development Bank affiancherà l’Asian Infrastructure Investment Bank per sopperire al deficit infrastrutturale che affligge l’Africa e i paesi emergenti musulmani. Lo ha annunciato al Financial Times il presidente dell’istituto sottolineando come solo il continente nero necessiti di 150 miliardi di investimenti l’anno. Molti dei paesi membri dell’IDB sono tra quell’ottantina di stati già partner dell’AIIB. La cooperazione tra i due istituti aiuterà la superbanca cinese ad espandere le proprie attività nell’ambito della Belt and Road. Ad oggi l’IDB ha erogato la maggior parte del credito a progetti in Turchia, Indonesia, Egitto, Pakistan e Turkeministan, tutti paesi nell’orbita d'interesse di Pechino.

Pechino mette al bando i funerali “porno”

Secondo il ministero della cultura, la campagna di rettificazione coinvolgerà le province dello Henan, Anhui, Jiangsu ed Hebei. La popolazione è invitata a collaborare segnalando, attraverso un’apposita hotline, la presenza di infrazioni durante i funerali. Le soffiate verranno ricompensate con premi in denaro. E’ dagli anni ’90 che nelle aree rurali le cerimonie funebri vedono la partecipazione di ragazze avvenenti in lingerie accompagnate da chiassosi applausi, risate e tutto quello che meno si addice — secondo i nostri parametri e quelli di Pechino — a un funerale. Studi sulla strana usanza in corso dal 2006 tendono a spiegare il fenomeno collegandolo al tema della fertilità, ma anche alla volontà dei contadini di ostentare il proprio benessere economico con rituali sfarzosi e sfogare i propri istinti sessuali repressi. Punibile in passato con la pena di morte, la pornografia è tra i comportamenti disdicevoli a cui la leadership di Xi Jinping ha dichiarato guerra per restaurare i valori socialisti.

Il vero nemico di Xi Jinping: l’ineguaglianza sociale


L’ineguaglianza sociale continua a crescere in Cina mettendo a dura prova le promesse di un benessere diffuso su cui Xi Jinping fonda la propria legittimità agli occhi del popolo. Secondo il National Bureau of Statistics, nel 2017 il coefficiente di Gini — che misura la diseguaglianza sociale — è aumentato dello 0,002 su base annua a quota 0.467,meno del picco record registrato nel 2008 ( 0.491) ma comunque 0,005 punti in più del 2005. Al contempo, il reddito dell’upper class è cresciuto del 9,1% contro il 7,7%, 7,2% e 7.1% della upper-middle, middle e lower-middle class. Come spiega il Nikkei, il motore della disparità va ricercato nella bolla immobiliare. Negli ultimi anni, molti cinesi in possesso di più immobili si sono arricchiti grazie all’impennata dei prezzi delle case, tanto che il reddito derivante dall’alienazione di beni è cresciuto dell’11% annuo, tornando sulle due cifre a distanza di tre anni. Al contempo, le limitazioni imposte sui flussi migratori verso le grandi città hanno inibito l’emancipazione di contadini e migranti, gli strati più svantaggiati. Un bel grattacapo per Pechino e il suo sogno di una “società moderatamente prospera” entro il 2020.

India: esaminandi a piedi nudi


Niente scarpe e calzini. E’ la nuova regola adottata dalle autorità dello stato indiano di Bihar per impedire agli studenti di copiare da appunti nascosti durante l’esame finale previsto per il 21 febbraio. Allora saranno 1,8 milioni i quindicenni a sostenere la prova. Altre misure prevedono l’impiego di telecamere e perquisizioni prima di entrare in aula. Sono anni che Bihar si batte per debellare le irregolarità durante gli esami. Nel 2016, le minacce si sono trasformate in sanzioni pecuniarie e arresti, mentre nel 2013, 1600 studenti sono stati espulsi per aver copiato a scuola.

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