giovedì 26 aprile 2018

In Cina e Asia



Guerra commerciale rimandata, il segretario al Tesoro va in Cina

E’ ufficiale. Una delegazione americana è in partenza per la Cina con l’obiettivo di dirimere le controversie commerciali tra le due superpotenze. Secondo quanto ammesso dallo stesso Trump durante un incontro con il presidente francese Macron, un team diretto dal segretario al Tesoro Steven Mnuchin e dal trade representative Robert Lighthizer raggiungerà l’altra sponda del Pacifico la prossima settimana. Con loro anche il falco Peter Navarro e il più moderato Larry Kudlow, capo del National Economic Council. Secondo indiscrezione del Scmp, per parte cinese ad accoglierli ci saranno il presidente Xi Jinping e l’ex zar dell’anticorruzione Wang Qishan. “Ci sono buone chance di raggiungere un accordo”, ha spiegato “The Donald”, lasciando comunque aperta la strada delle tariffe nel caso non vengano riscontrati progressi. I tamburi di guerra non si placano. Mentre il Dipartimento del Tesoro è già all’opera per restringere gli investimenti cinesi negli Usa quando diretti verso settori considerati strategici, il United States Trade Representative starebbe valutando un’altra indagine sotto la Sezione 301 del Trade Act del 1974 — la stessa impiegata sulla proprietà intellettuale — per colpire il settore del cloud computing cinese.

Diritti umani: Pechino risponde alle accuse di Washington

A stretto giro dal rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sui diritti umani, il Consiglio di Stato cinese ha pubblicato la propria analisi sullo status della democrazia negli Stati Uniti. Secondo quanto emerge dal rapporto “Human Rights Record of the United States in 2017”, negli ultimi 40 anni la politica dei soldi — che vede pochi ricchi controllare lo sviluppo del paese — ha privilegiato “le preferenze dei più abbienti, ma non hanno praticamente alcuna relazione con le preferenze degli americani poveri o di medio reddito”. Tanto che l’89% della popolazione considera la qualità della democrazia statunitense in peggioramento. Citando gli odiati CNN e NYT, il report mette inoltre in luce l’erosione della libertà di stampa, con il 73% dei rispondenti preoccupati dalle crepe riportate dai rapporti tra governo e media. Il messaggio è chiaro: la Cina non ci sta ad essere bacchettata da chi dovrebbe dare la precedenza alla risoluzione dei propri problemi.

Tredicenne muore in centro per “ragazzi ribelli”


Due membri dello staff della Shandong Yabo Education Training School di Jinan sono stati presi in custodia dopo la morte per soffocamento di un ragazzo di 13 anni. Secondo la ricostruzione della polizia, i due avrebbero “sottomesso” il ragazzo dopo un litigio scoppiato la settimana scorsa sulla “gestione degli studenti”. Le autorità locali hanno già chiesto la sospensione delle attività del centro, scoperto a condurre illegalmente terapie per la cura della dipendenza da internet. Stando a quanto si apprende dal sitoweb dell’istituto, la Shandong Yabo Education Training School si propone di educare “bambini ribelli” e “giovani problematici” per un compenso di oltre 890 dollari al mese. Negli ultimi anni, centri per il trattamento dei disturbi legati a un uso eccessivo della rete sono spuntati come funghi in diverse parti della Cina. La notizia dell’utilizzo di metodi poco ortodossi nel gennaio 2017 ha indotto il governo a varare una legge che vieta l’impiego di elettroshock e altre terapie violente. Ciononostante, lo scorso agosto un altro ragazzo era morto dopo aver riportato diverse ferite mentre si trovava in un campo di rieducazione nello Anhui.

Coree: gravemente danneggiato il sito di Punggye-ri

Mentre è conto alla rovescia verso lo storico meeting intercoreano tra Kim Jong-un e Moon Jae-in — il primo ad essere ospitato dal Sud — , studi realizzati da scienziati cinesi di due università differenti confermano le voci secondo le quali il sito di Punggye-ri utilizzato da Pyongyang per testare le sue bombe nucleari, sarebbe parzialmente collassato dopo la sesta e ultima detonazione di settembre. La più potente in assoluto. Secondo un team diretto dal geologo Wen Lianxing, della University of Science and Technology of China di Hefei, nonostante i valori attuali siano normali permane il rischio che le scorie radioattive fuoriescano dalle crepe evidenziate sulle pareti del monte Mantap, sotto cui si trova il sito. L’inusuale attività sismica registrata nelle aree circostanti sembra confermare il risultato dello studio, che coincide con quanto riportato dalla Jilin Earthquake Agency. Secondo gli esperti, questo potrebbe spiegare non solo la decisione resa nota da Pyongyang lo scorso autunno di rimpiazzare i test sotterranei con test atmosferici. Ma anche la disponibilità dimostrata da Kim Jong-un a chiudere il sito di Punggye-ri in previsione dell’incontro con Trump.

Tutto pronto per lo storico vertice intercoreano

A circa 24 ore dal primo vertice tra le due Coree in 11 anni, sulla stampa internazionale emergono i primi dettagli. Secondo quanto anticipato dal capo dello staff dell’ufficio presidenziale sudcoreano, Im Jong Seok, Kim Jong-un attraverserà la zona demilitarizzata a piedi diventando il primo leader nordcoreano a raggiungere il Sud dalla fine della guerra 65 anni fa. I colloqui cominceranno alle 10,30 ora locale e si terranno nella Peace House, a Panmunjom, “il villaggio della pace”. Al termine del meeting, che sarà incentrato sulla questione dell’arsenale nucleare nordcoreano, verrà siglato un comunicato congiunto — la ‘Panmunjom Declaration’. “Raggiungere un accordo sulla denuclearizzazione in un momento in cui i programmi nucleare e missilistico della Corea del Nord sono avanzati notevolmente sarà di natura fondamentalmente diversa dagli accordi di denuclearizzazione raggiunti negli anni ’90 e nei primi anni 2000”, ha spiegato Im accennando ai precedenti summit intercoreani. A differenza di quanto avvenuto in passato, la delegazione del Nord comprenderà anche alti funzionari come la sorella di Kim, Kim Yo Jong e il capo di stato cerimoniale Kim Yong Nam. Intanto la Casa Bianca fa sapere che prima del faccia faccia tra Trump e Kim, il presidente americano potrebbe incontrare l’omologo sudcoreano

L’Indonesia vieta i matrimoni tra bambini


Il governo indonesiano si appresta a vietare i matrimoni tra bambini, dopo il polverone sollevato sui social dalla foto di un quindicenne e una quattordicenne intenti a registrare l’unione. L’episodio, avvenuto sull’isola di Sulawesi, attesta la sopravvivenza di una pratica da tempo oggetto di critiche. Secondo la legge locale, al momento le ragazze possono sposarsi all’età di 16 anni e i ragazzi di 19, qualora vi sia il consenso dei genitori. Con l’approvazione di un tribunale religioso, tuttavia, anche prima. Secondo il gruppo Girls Not Brides, l’Indonesia, la nazione musulmana più popolosa del mondo, è tra i 10 paesi con il più alto numero di ragazze a sposarsi prima dei 18 anni: una su quattro. Stando a quanto affermato dal portavoce del Ministero per la difesa delle donne e la tutela dell’infanzia, il presidente avrebbe già formalmente accettato di firmare un decreto per bandire la pratica.

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