.jpg)
Nel 1992 l'assegnazione a Suu Kyi del Jawaharlal Nehru Award for International Understanding per volere del governo di Delhi condusse ad un periodo di congelamento dei rapporti con la giunta militare birmana. Diversi anni e un approccio più realistico hanno permesso alle autorità indiane di riavvicinarsi a Nayipidaw. Per oltre un decennio la Tigre ha sfidato le critiche della comunità internazionale, puntando a stringere legami sempre più stretti con la grande "isolata".
Ma mentre New Delhi può dire di aver raggiunto un certo "equilibrio" nei rapporti con il Paese dei pavoni, Pechino continua ad esercitare un'influenza decisamente superiore, offrendo un'amicizia che rappresenta la salvaguardia più efficace contro le sanzioni dell'Occidente. Ma cosa più importante, sottolinea The Times of India, la Cina è ancora in grado di tenere la Tigre al guinzaglio minacciando la politica interna nazionale con la sua influenza potenzialmente destabilizzante.
L'ingerenza dei Paesi occidentali e l'aria di riforme che aleggia su Myanmar comincia ad impensierire notevolmente il Dragone, mentre rimane alta la tensione nelle zone dove vivono le minoranze Karen e Kachin, al confine con la Cina e ancora solidamente pro-Pechino. Alcuni comandanti Kachin ritengono che la ripresa dei conflitti a fuoco dopo 17 anni di tregua sia da attribuirsi al desiderio della giunta birmana di ampliare il proprio controllo sulle aree interessate dai progetti energetici cinesi (link).
Con 55 milioni di abitanti, una posizione strategica e risorse naturali immense, la Birmania stuzzica gli appetiti di molti. Per il momento all'India non resta che godersi la sua piccola vittoria: il primo ministro Manmohan Singh sarà tra i primi leader esteri a recarsi a Yangon dopo le elezioni di questo mese.
(Fonte The Times of India)
Nessun commento:
Posta un commento