Scoppia lo scandalo e Bo Xiyong lascia l'Everbright
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Bo Xiyong, fratello maggiore di Bo Xilai ha lasciato l'incarico di vice presidente della China Everbright International, società quotata ad Hong Kong che opera nelle energie alternative. Dal 2003 nel consiglio d'amministrazione della compagnia, il più grande dei Bo è anche vice general manager del China Everbright Group, nel quale è entrato a far parte nel 1998. Non è chiaro se abbia abbandonato anche questa posizione.
A nulla era valso l'utilizzo dello pseudonimo Li Xueming per coprire il suo losco giro d'affari: ai media statali della Cina continentale e di Hong Kong la sua vera identità era arcinota.
"Ha deciso di dimettersi "per fare gli interessi della società e dei suoi soci" recita il comunicato rilasciato questa mattina dall'Everbright, precisando che non ci sarebbe stato alcun disaccordo con i membri del consiglio. "I recenti resoconti rilasciati dalla stampa sulla famiglia del signor Li non influenzeranno in alcun modo il normale svolgimento delle attività e delle operazioni effettuate dalla società"
Soltanto due giorni fa il colosso dell'informazione Bloomberg aveva messo nero su bianco i torbidi affari del clan dei Bo: parenti stretti dell'ex segretario di Chongqing e di sua moglie Gu Kailai ricoprirebbero ruoli di prestigio nelle più rinomate aziende del Regno di Mezzo. (link)
La freccia acuminata dall'agenzia di stampa americana era andata a colpire con precisione chirurgica il figlio primogenito di Bo, Li Wangzhi, avuto in un precedente matrimonio, noto tra gli amici per le sue tendenze pro-democrazia, ex banchiere di Citigroup- multinazionale americana di servizi finanziari- nonché cofondatore e managing director della Liaoniu Investement Limited, società istituita sulle isole Mauritius. Ma non solo. Rimestando nel torbido ne sono uscite fuori delle belle, e anche Bo Xiyong era finito sotto la lente d'ingrandimento di Bloomberg (link).
Il New York Times proprio quest'oggi ha pubblicato l'intricato albero genealogico della famiglia dell'ex "imperatore" di Chongqing.
La saga di Bo Xilai sbarca ad Hong Kong. Secondo quanto riportato questa mattina dal South China Morning Post, Pechino avrebbe inviato una task force nell'ex colonia britannica al fine di indagare su alcune proprietà detenute dalla famiglia dell'ex segretario di Chongqing nell'isola.
Ma non solo. Le autorità puntano anche a fare chiarezza sui rapporti che legano Bo a Zhou Yongkang, il capo dei servizi di sicurezza cinesi, suo unico alleato e, secondo alcuni, responsabile di un tentativo di colpo di Stato lo scorso mese (link). "Il gruppo di lavoro incaricato di indagare la questione relativa a Bo e Zhou è già arrivato ad Hong Kong. Vogliono sapere come gli hongkonghesi vedono Zhou e i suoi legami con l'ex capo del partito di Chongqing" ha riferito una fonte.
Da accertare, secondo Pechino, le modalità attraverso le quali gli assets del clan dei Bo sono stati trasferiti ad Hong Kong e all'estero.
Bo Xiyong, fratello maggiore di Bo Xilai, risulta apparentemente come il direttore esecutivo e vice direttore generale della China Everbright International- società quotata ad Hong Kong- sotto il falso nome di Li Xueming, mentre Gu Wangjiang, sorella maggiore di Gu Kailai, negli ultimi 10 anni avrebbe tenuto l'amministrazione in almeno nove società dell'isola.
Dettagli che vanno ad intorbidire ulteriormente le acque già rese poco limpide dalle voci, circolanti da tempo, secondo le quali il miliardario Xu Ming, presidente della Dalian Shide, avrebbe aiutato la moglie di Bo a trasferire ingenti somme oltremare. Xu, salito alla ribalta nel mondo del business al tempo in cui Bo Xilai era ancora sindaco di Dalian, risulta anche essere direttore e azionista della Golden international Investement, compagnia registrata ad Hong Kong, la quale- secondo quanto riportato dal quotidiano pechinese Economic Observer- controlla quasi tutte le negoziazioni tra la Dalian Shide e le società estere.
Xu Ming sarebbe al momento sotto inchiesta. Quanto a Gu Kailai, ancora sotto indagine per l'assassino di Neil Heywood, già tempo fa il giornalista cinese risiedente in Canada, Jiang Weiping, aveva assicurato fosse in possesso di un permesso di residenza per Hong Kong e una green card di Singapore. Cosa c'è di strano? Che lo statuto del Partito vieta ai funzionari e alle loro mogli di avere passaporti stranieri o permessi di residenza fuori dalla mainland. (link)
(Fonte South China Morning Post)
Bloomberg ha scavato a fondo sul passato del figlio avuto da Bo durante il primo matrimonio, Li Wangzhi. Conosciuto con il nome americano di Brandon Li, il primogenito dell'ex segretario di Chongqing nel 2006 compariva tra i banchieri della multinazionale americana di servizi finanziari Citigroup e... leggi su Bloomberg.
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