venerdì 13 aprile 2012
"Enemies of Internet", non solo Pechino
Google, Partito comunista, Facebook, internet, censura, Asia, "registrazione nome utente", sistema monopartitico. Scansionati i vari tags, il risultato più immediato elaborato dal nostro motore di ricerca neuronale è ovviamente uno: Cina. Ma se è stato così sino a questo momento da giugno potrebbe non essere un esito poi tanto scontato.
Venerdì scorso il ministero dell'Informazione e delle Comunicazioni vietnamita ha rilasciato una prima bozza di legge in base alla quale tutti i grandi operatori e le aziende fornitrici di servizi internet- Google e Facebook compresi- dovranno collaborare con il governo per rimuovere le informazioni dai loro siti, qualora risultanti sgradite.
Le nuove norme, che se approvate diventeranno operative dal prossimo giugno, "avrebbero gravi implicazioni per i netizen e per le società internet", ha dichiarato mercoledì il Viet Tan Reform Party con base negli Usa, che spinge per l'attuazione di riforme e la difesa dei diritti in Vietnam.
Il Vietnam conta 30 milioni di utenti web. Al momento sono già previste alcune restrizioni tecniche per quanto riguarda l'accesso a diversi siti stranieri, come nel caso del social network di Zuckerberg ancora molto popolare entro i confini nazionali. Le ultime misure però, secondo quanto riferito dal Viet Tan, sono "radicali, di difficile attuazione e danneggerebbero sia i provider che gli utenti". Inoltre "la scarsa chiarezza della lingua utilizzata nel documento porterebbe a molteplici interpretazioni e ad un'attuazione arbitraria da parte delle autorità".
Secondo le nuove norme, le società di internet "che forniscono piattaforme di social network dovranno assumere l' impegno scritto di seguire le leggi locali sulla censura e rimuovere le informazioni, comprese quelle contro il governo vietnamita, dannose per la società e la sicurezza nazionale o che istighino alla violenza".
Saranno tenute, inoltre, a stabilire in Vietnam dei data center perché, spiega il Viet Tan, la mancanza di centri elaborazione dati è ciò che, sino ad oggi, ha permesso a Yahoo, Google, Microsoft e Facebook di evitare la cesoia di Hanoi.
Altra grande novità, l'obbligo per tutti gli internauti di registrarsi con il proprio vero nome, un provvedimento che da alcuni mesi è stato adottato anche da Pechino e che limita drasticamente la libertà di blogger e commentatori del web. Ma non solo. La bozza di legge impone anche che tutti i siti d'informazione vengano approvati dalle autorità e aderiscano alle norme vigenti sulla stampa locale, pena l'arresto.
Negli ultimi anni Hanoi ha messo in manette oltre una dozzina di blogger e giornalisti con l'accusa di "sovversione"; una politica dal pugno di ferro che, secondo Reporters Without Borders, gli è valsa il titolo di "Enemy of Internet."
Leggi anche Rapporto 2012 di RSF sulla cyber censura
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