domenica 31 marzo 2013

Retorica bellicista nordcoreana: tutti vogliono un "nemico" da odiare


Anche per Ivan Eland, direttore del Center on Peace and Liberty dell'Independent Institute, le ultime minacce della Nord Corea nei confronti di Usa, Sud Corea e -da qualche ora- anche Giappone sono mosse da fattori interni più che da reali intenzioni bellicose. Il giovane leader Kim Jong Un, a caccia di consenso sopratutto tra le forze armate, sceglie la via del nazionalismo per tenere unito il popolo nordcoreano vessato da carenze alimentari e periodiche carestie, sopratutto nelle campagne. In questo quadro si inserisce la figura del "nemico": un elemento esterno sul quale concentrare il proprio odio risulta necessario per la sopravvivenza stessa del regime nordcoreano, come lo è stato per Cuba e Iran. Poco meno di un anno fa, quando Kim Jong Un era ancora tutto da scoprire e molti confidavano sulla sua formazione internazionale per un'inversione di rotta rispetto alle aggressive politiche paterne, facevo ritorno dal mio viaggio in Nord Corea con diversi interrogativi. Sopra ogni cosa -come scrivevo nel reportage- mi aveva stupita la mancanza di una memoria storica antecedente alla Guerra di Corea, come se l'identità nazionale del popolo nordcoreano fosse stata costruita esclusivamente sulla contrapposizione all'odiato Sud. Forse non sbagliavo.

Alcuni miti da sfatare sulla Corea del Nord sull'ottimo Atlantic.

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