lunedì 18 agosto 2014

I tentacoli di Pechino sul Nicaragua


Il canale di Nicaragua verrà completato entro il 2019: parola di Wang Jing, Presidente e CEO del HKND Group (HK Nicaragua Canal Development Investment Co) la compagnia con base a Hong Kong che nel giugno del 2013 si è assicurata una concessione di 100 anni per finanziare, amministrare e costruire il canale. Un progetto -che dovrebbe mettere in comunicazione Atlantico e Pacifico- senza precedenti in termini di difficoltà ingegneristica, costi (circa 50 miliardi di dollari), carico di lavoro e impatto globale. E sulla cui fattibilità sono in pochi a scommettere. Questioni di tempi e misure: il nuovo canale sarà quasi quattro volte più lungo del canale di Panama e verrà realizzato in soli 5 anni (a partire da dicembre prossimo) contro i 10 impiegati dagli Stati Uniti per l'omologo panamense. Nel caso in cui tutto andasse come da programma, la Cina si troverebbe a coronare un sogno vagheggiato da Spagna, Francia, Germania e Stati Uniti nel secolo scorso. E a mettere a segno uno dei cinque progetti ciclopici che ha attualmente in corso, tra cui il corridoio economico col Pakistan (costo: 32 miliardi di dollari) e il Baltic Pearl Project, una nuova area immobiliare da 35mila abitanti vicino San Pietroburgo stimata intorno ai 1,7 miliardi.

All'inizio di luglio, il Governo di Daniel Ortega e il HKND Group hanno stabilito un tracciato pensato appositamente per dribblare le aree protette e i territori indigeni: ben 278 chilometri a partire dal fiume Punta Gorda, sul Mar dei Caraibi, attraverso il Lago di Nicaragua fino ad arrivare alla foce del fiume Brito sul Pacifico. Ma non si escludono cambiamenti qualora ulteriori studi sull'impatto sociale e ambientale lo dovessero richiedere. Le organizzazioni 'verdi' sono già in fibrillazione per gli ipotetici danni che il progetto potrebbe arrecare. (Segue su L'Indro)

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