Appena 7-8 anni fa la prima sposa cambogiana fece la sua comparsa a Huanggang, villaggio della provincia cinese del Jiangxi lungo lo Yangtze. Oggi ogni cittadina in prossimità del fiume ne ha almeno tre o quattro.
Galeotto fu il gap di genere, frutto del connubio tra un trentennale controllo sulle nascite, della predilezione per il figlio maschio e dei conseguenti aborti selettivi, così che oggigiorno, in Cina, nascono 100 bambine ogni 118 maschi. Le proiezioni per il futuro non sono incoraggianti: nel 2020 saranno grossomodo 30 milioni gli scapoli cinesi, di cui una buona percentuale concentrata nelle aree rurali. Normalmente a ripiegare sulle mogli del Sud-est asiatico sono i cosiddetti 'uomini avanzati', quelli che data la penuria non sono riusciti a trovare una connazionale. Una tipologia maschile che comprende sopratutto disabili e indigenti.
L''arricchimento glorioso' perseguito dalla Repubblica popolare negli ultimi anni ha alzato le aspettative femminili, tanto che secondo un rapporto rilasciato nel 2011 su un sito di appuntamenti, il 68% delle donne cinesi single avrebbe dichiarato di dare molta importanza alla situazione economica del loro potenziale marito. Si tenga presente che anche in un villaggio come Huanggang, chi ambisce ad una donna locale spesso si trova a dover pagare una dote fino a 200mila yuan (oltre 24mila euro), come prevede la tradizione del posto. Va da sé che i prezzi più convenienti del Sud-est asiatico rappresentano la principale attrattiva per gli scapoli cinesi meno abbienti.
Xiaoyan ha 30 anni, è cambogiana, e due anni fa la sua famiglia è stata ben felice di darla in sposa a un uomo di Huanggang per l'equivalente di 400 dollari. Nonostante il marcato accento del Jiangxi, Xiaoyan della Cina non sa quasi nulla a parte che «è molto più ricca e grande» rispetto alla Cambogia che continua a stazionare sui gradini più bassi dei Paesi sottosviluppati con 8 milioni di persone costrette a vivere contando su meno di 2,30 dollari al giorno. «Più povera è una donna, prima cerca di sposarsi», spiega ad Afp Xiaoyan.
E' soltanto a partire dal 2010 che i cinesi sono diventati la prima scelta delle donne cambogiane. Nel 2008 oltre 25mila neo-spose risultavano legate in matrimonio a uomini sudcoreani, ma con la progressiva ascesa del gigante asiatico a seconda potenza mondiale, le proporzioni si stanno lentamente invertendo. Tre anni fa nel Jiangxi erano state registrate ben 2mila unioni sino-cambogiane e al momento sono circa una dozzina i broker specializzati nel combinare matrimoni tra i due vicini asiatici. Complice il rilassamento dei regolamenti che disciplinano i matrimoni con gli stranieri. Come riporta la rivista economica 'Caixin', mentre in caso di unioni miste Hanoi richiede che lo sposo cinese vada in Vietnam a registrare di persona il matrimonio, Phnom Penh, pretende soltanto che venga confermato lo stato civile nubile della donna prima del matrimonio. (Segue su L'Indro)
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