domenica 31 agosto 2014

Amarcord in salsa cinese

Ogni giorno comunisti e nazionalisti si affrontano a Yan'an proprio come alla vigilia della fondazione della Repubblica popolare (1949), quando le truppe di Mao Tse-tung difesero la base 'rossa' dall'avanzata del Generalissimo Chiang Kai-shek. Stavolta, però, i carri armati sono di cartone e a fronteggiarsi sono circa 350 attori in uniformi blu. 'La culla della Rivoluzione', dove l'attuale Presidente cinese Xi Jinping trascorse sette anni della propria vita durante la Rivoluzione Culturale, è oggi una delle mete più gettonate del 'turismo rosso', quello che ripercorre i punti salienti della fondazione della Nuova Cina e della resistenza all'invasione giapponese.

L'idea non è del tutto nuova. Si stima che, tra il 1966 e il 1976, milioni di persone si siano recate nei luoghi 'sacri' del Comunismo cinese, come Shaoshan, il villaggio nella Provincia dello Henan che diede i natali a Mao Zedong. Nel 2005, Pechino ha cominciato a supportare il 'folklore locale' nell'ottica di dare slancio alle aree rurali più arretrate e defilate. Cinque anni dopo tredici città siglavano la 'China Red Tourism Cities Strategic Cooperation Yan'an Declaration'. Ma è soltanto nel 2011 che il fenomeno ha raggiunto un nuovo picco in concomitanza con la ricorrenza del 90esimo anniversario della fondazione del Partito. Addirittura a stabilirlo è il Dodicesimo Piano Quinquennale (2011-2015): «La Cina deve sviluppare vigorosamente il 'turismo rosso'». Come? Secondo quanto riportato il 19 luglio dall'agenzia di stampa 'Xinhua', lo scorso anno il Ministero degli Affari Civili ha sborsato 2,8 miliardi di yuan (450 milioni di dollari) per la costruzione di luoghi della memoria. 487 milioni sono stati destinati dal Governo centrale alla ristrutturazione dei siti già esistenti, mentre altri 1,5 miliardi sono serviti a migliorare la viabilità in prossimità dei centri del 'turismo rosso'. Risultato: secondo la National Tourism Administration, nel 2013 786 milioni di turisti sono confluiti nei siti rivoluzionari, un +17,3% su base annua che tradotto in soldoni corrisponde a 198,6 miliardi di yuan (32 miliardi di dollari) di entrate.

Certamente il fatto che i pacchetti verso destinazioni 'vintage' siano più economici di altri ha favorito l'espansione del settore. "Il Governo paga per queste visite così che risultano più economiche", spiega a 'L'Indro' Kerry Brown, Direttore del Chinese Studies Centre presso l'Università di Sydney. Ma come fa notare Liu Xiao del Tourism Institute of Beijing Union University, la tendenza in aumento è piuttosto sintomo di un disagio che accomuna i Paesi sviluppati. «Quando le persone smettono di preoccuparsi per quanto riguarda cibo e sicurezza, allora cominciano a cercare qualcosa che possa soddisfare le loro esigenze spirituali». Non solo roba da nostalgici, dunque. (Segue su L'Indro)

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