martedì 16 gennaio 2018

In Cina e Asia


Vertice di Vancouver: blocco navale nel mirino


Si parlerà anche della possibilità del famigerato “blocco navale” durante i colloqui che si terranno oggi a Vancouver, dove ministri degli Esteri e alti funzionari dei 20 paesi partecipanti si sono già incontrati per pranzo nella giornata di ieri. Lo scopo è quello di bloccare il commercio illegale intrattenuto dal regime di Kim Jong-un con l’estero nonostante le sanzioni internazionali. Stando alle prime anticipazioni, l’incontro servirà “a fornire meccanismi pratici per esercitare continue pressioni sul regime di Kim lasciando tuttavia aperte le opzioni diplomatiche”. Ma rimangono molti dubbi sull’efficacia del vertice, che include gli alleati statunitensi duranti la Guerra di Corea e lascia fuori le potenze a detenere la maggior influenza su Pyongyang: Cina e Russia.

Proprio questa mattina Xi Jinping e Trump si sono sentiti al telefono per riaffermare la collaborazione sino-americana sul versante nordcoreano, nonostante le divergenze metodologiche. In un op-ed il tabloid nazionalista Global Times si chiede quale sia il vero scopo del summit organizzato congiuntamente da Washington e Ottawa. “Mentre gli Stati Uniti trovano troppo difficile manipolare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con l’incontro di Vancouver Washington vuole mettere in evidenza il suo ruolo dominante nel risolvere la questione nucleare nordcoreana per neutralizzare il peso di Cina e Russia. E potrebbe voler utilizzare il meeting anche per scopi di politica interna”.

L’incontro avviene a poche ore dalla pubblicazione di un rapporto militare classificato ripreso dal New York Times secondo il quale, senza saper né leggere né scrivere, il Pentagono si starebbe preparando alla guerra con massicce esercitazioni aeree. E a partire dal mese prossimo, in occasione delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang, Washington prevede di inviare altre truppe speciali nella penisola coreana, primo passo verso ciò che alcuni funzionari hanno ipotizzato possa prendere le sembianze di una task sulla falsariga di quanto messo in campo in Iraq e Siria. Non a caso la delegazione americana a Vancouver vede la presenza del segretario alla Difesa Jim Mattis.

Nuovi colloqui tra le due Coree: al vaglio performance della band nazionalista Moranbong


Mentre mercoledì le due Coree si apprestano a dialogare per la seconda volta in pochi giorni, per gli organizzatori delle Olimpiadi di Pyeongchang sono ore convulse. I Giochi si apriranno il 9 febbraio e la partecipazione in extremis di Pyongyang sembra creare non pochi disagi a livello di trasporti e sistemazioni alberghiere. Si parla di centinaia di nuovi arrivi fuori programma. Sono giorni frenetici anche per le agenzie di sicurezza private assoldate per assicurare il tranquillo svolgimento della manifestazione sportiva. Le preoccupazioni spaziano dalla possibilità di attacchi violenti contro obiettivi nordcoreani da parte dei gruppi di estrema destra, all’eventualità di tentativi di diserzione tra gli ospiti del Nord, fino al reclutamento di spie sul territorio sudcoreano. E’ per sciogliere alcuni dei nodi organizzativi che Seul si è offerto di sospendere le sanzioni unilaterali (non quelle approvate dall’Onu) imposte contro il Regno Eremita, che obbligherebbero i partecipanti del Nord a raggiungere la location degli eventi esclusivamente via terra, vietando i trasporti marittimi e aerei.

Ora l’aspetto più difficile sta nel trovare il giusto equilibrio per oliare la comunicazione tra le due parti senza far infuriare Washington, ancora fautore di un approccio muscolare nella risoluzione della crisi. L’ultimo meeting tra le due Coree, lunedì, ha visto le problematiche logistiche (avanzate da Seul) venire sopraffatte dagli aspetti culturali, su cui Pyongyang punta per disinnescare la tensione con i cugini del Sud. Tanto per avere un’idea, mentre la delegazione sudcoreana è stata guidata da funzionari del ministero della Cultura, per parte nordcoreana c’era anche la leader della Moranbong Band, il gruppo musicale femminile noto per le sue canzoni spiccatamente nazionaliste. La delegazione di Pyongyang ai Giochi prevede anche un’orchestra composta da 140 membri. I concerti, se verranno veramente realizzati, costituirebbero la prima esibizione di una compagnia artistica nel Sud dal 2002.

Intanto gli atleti sudcoreani sembrano non gradire l’ipotesi di partecipare fianco a fianco con i cugini del Nord e hanno firmato una petizione per chiedere alla Casa Blu di abbandonare l’idea. Il 70% dei sudcoreani si è detto contrario alla formazione di squadre miste.

Ivanka, Kushner e Wendi Murdoch: il triangolo che preoccupa l’FBI

Secondo il Wall Street Journal, l’intelligence americana avrebbe messo in guardia Jared Kushner, consigliere di Trump, e sua moglie Ivanka dal coltivare la loro amicizia con l’ex moglie di Rupert Murdoch di origini cinesi, Wendi. A preoccupare sarebbe la possibilità che la giovane donna utilizzi i legami di vecchia data con la coppia per portare avanti l’agenda del governo cinese. Stando all’FBI, miss Murdoch avrebbe fatto pressioni per la realizzazione di un giardino cinese da 100 milioni di dollari con tanto di torre da panoramica nel National Arboretum di Washington, un progetto bloccato dalle autorità locali in quanto utilizzabile per scopi di “sorveglianza”.

Soprattutto nei primi mesi del governo Trump, la coppia “Javanka” è stata considerata fondamentale nell’istaurazione dei rapporti diplomatici con la Cina e in particolare nell’organizzazione del primo incontro tra Xi Jinping e Trump al Mar-a-Lago resort. Non è la prima volta che i due finiscono nel mirino per i loro contatti con il gigante asiatico. Lo scorso anno a destare preoccupazione erano state le trattative con Anbang Insurance Group Co per l’acquisto di un progetto immobiliare a New York e la strumentalizzazione di un programma di visti per gli investitori cinesi intenzionati a ottenere la residenza negli Usa.

Frode record da 11 miliardi: agli arresti fondatore di sito finanziario


Potrebbe trattarsi della frode più clamorosa mai messa a segno in Cina. Persino superiore a quella ordita da Ezubao, il sito di credito peer-to-peeraccusato lo scorso anno di aver truffato 900mila investitori per un valore pari a 50 miliardi di yuan. Secondo quanto riportato dal magazine finanziarioCaixin, subito prima di Capodanno Zhang Xiaolei, fondatore della piattaforma di finanza online Qbao, si sarebbe spontaneamente consegnato alla polizia dopo una caccia che durava anni. L’accusa è quella di essersi intascato 70 miliardi di yuan (11 miliardi di dollari) promettendo agli investitori ritorni dell’80%. Nel 2017, erano 200milioni gli iscritti, con 200 milioni di yuan di transazioni giornaliere. Qbao era diventato “come un culto”, racconta al magazine finanziario un ex dirigente. Le attività di Zhang erano nel mirino degli inquirenti dal 2015, ma la devozione dei suoi adepti ha indotto le autorità a procrastinare l’implementazione di misure più radicali dei semplici avvertimenti. Nel frattempo, l’imprenditore ha messo in piedi una rete che conta 80 società. La sua caduta in disgrazia sembra essere stata pianificata durante un meeting dei regolatori finanziari l’11 dicembre e ha già indotto alla chiusura preventiva molte aziende specializzate nella fornitura di prodotti finanziari online.

Il braccio destro di Xi a Davos

Sarà l’economista liberista Liu He a raccogliere l’eredità di Xi Jinping al prossimo World Economic Forum, che si terrà la prossima settimana a Davos. Considerato il braccio destro del presidente, Liu ricopre attualmente i ruoli di vicedirettore della National Development and Reform Commission nonché direttore del gruppo di lavoro sull’Economia e la Finanza. La partecipazione al vertice sulle Alpi svizzere sembrerebbe avvalorare le voci che lo danno in odore di promozione a vicepremier incaricato degli affari economici e finanziari, carica che verrà ufficializzata durante l’Assemblea nazionale del popolo il prossimo marzo. Lo scorso anno, il forum ha visto Xi ergersi per la prima volta a difensore della globalizzazione ed è probabile che quest’anno il suo principale advisor faccia lo stesso. Su posizioni antitetiche il messaggio atteso per parte americana. Donald Trump sarà il primo presidente Usa a partecipare al summit dai tempi di Clinton. E probabilmente lo farà sfoderando “l’America First” come cavallo di battaglia.

Myanmar e Bangladesh assicurano il rimpatrio dei rohingya in due anni


I colloqui tra Dacca e Naypyidaw si sono conclusi poco fa con la promessa di terminare il rimpatrio dei rifugiati rohingya in due anni, prima volta che i due paesi annunciano una deadline ufficiale. Non è chiaro però quando cominceranno le procedure. Stando al comunicato rilasciato dal Bangladesh, il Myanmar fornirà un rifugio temporaneo ai nuovi arrivati nell’attesa che vengano costruite le nuove abitazioni. I rimpatriati potranno richiedere la cittadinanza “dopo aver superato il processo di verifica” sui cui tecnicismi tuttavia va ancora fatta chiarezza. Il piano di ricollocamento interessa soltanto i rohingya fuggiti dopo gli attacchi dell’ottobre 2016 ed esclude le centinaia di magliaia espatriati precedentemente.

(Pubblicato su China Files)

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