giovedì 18 gennaio 2018

In Cina e Asia


Prove ufficiali di guerra commerciale tra Cina e Usa

La tanto temuta guerra commerciale tra Cina Usa potrebbe, in realtà, già essere cominciata. Non si tratta soltanto delle indagini sulle esportazioni di acciaio e allumino o del surplus record accumulato dal gigante asiatico, annunciato la scorsa settimana. Secondo uno studio realizzato da Rhodium Group e McKenzie, gli investimenti diretti esteri della Cina negli Usa sono crollati del 35% lo scorso anno a quota 30 miliardi di dollari. Le cause spaziano dalla stretta sulla fuoriuscita di capitali adottata da Pechino fino a una maggiore diffidenza di Washington nei confronti delle acquisizioni cinesi nel settore tecnologico. “Gli investitori cinesi hanno cancellato o ritirato 19 accordi precedentemente annunciati per un valore superiore a 12 miliardi di dollari nel Nord America e in Europa nel 2017 … oltre i due terzi a causa di un intervento normativo estero”, spiega il rapporto. Dal canto suo, il Committee on Foreign Investment in the United States non è mai stato così impegnato, con 250 casi passati al setaccio lo scorso anno. Il prossimo passo potrebbe essere la ventilata introduzione di tariffe sull’export cinese, come minacciato ieri in un’intervista esclusiva alla Reuters.

Secondo gli esperti, difficilmente la prima economia mondiale uscirebbe indenne dal braccio di ferro con Pechino. L’ultima volta che Washington si è imbarcato in guerra commerciale è stato quando il governo Reagan ha sfidato il Made in Japan negli anni ’80. Con la differenza che stavolta gli stati Uniti hanno un avversario alla loro pari e con una capacità di resilienza maturata in circa un secolo di privazioni. In una recente conversazione telefonica con Trump, Xi Jinping ha fatto presente che per risolvere i contenziosi è necessario “rendere la torta della cooperazione più grande” affinché ognuno si appropri di una fetta con equa.

…Intanto l’economia cinese torna a crescere


Nonostante gli smottamenti finanziari e le regole antinquinamento, nel 2017 la seconda economia mondiale si è espansa del 6,9%, segnando il primo anno di crescita continuativa dal 2010. Lo ha annunciato questa mattina il National Bureau of Statistics ufficializzando il sorpasso dell’obiettivo del 6,5% fissato a marzo. Commentando l’atteso successo, il Quotidiano del Popolo sottolinea che “il sistema politico ed economico internazionale dominato dal capitalismo è imperfetto e necessita di profonde riforme. Il nuovo ordine internazionale sta germogliando. Le pratiche cinesi offrono una nuova scelta per risolvere i problemi comuni che affliggono tutta l’umanità”. Stando alle cifre attuali il Pil cinese è due terzi quello americano e ai ritmi finora sostenuti dovrebbe arrivare a superarlo in 10 anni. Il risultato è stato salutato come una vittoria di Xi Jinping e del suo “pensiero sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”.

Seul e Pyongyang alle Olimpiadi sotto la stessa bandiera

Seul e Pyongyang sfileranno fianco a fianco e sotto la stessa bandiera durante la cerimonia d’apertura delle imminenti Olimpiadi invernali di Pyeonchang. E’ quanto accordato durante l’ultimo incontro tra i delegati del Sud e del Nord avvenuti ieri nella zona demilitarizzata. Le due Coree hanno inoltre avvallato la proposta di mettere in campo una squadra femminile di hockey mista, ovvero con atlete provenienti da entrambi i lati del 38esimo parallelo. Sarà la prima volta che i due vicini di casa parteciperanno ai Giochi nello stesso team, la prima volta in un evento sportivo in generale dal 1991. Per il momento sono attese 550 delegati dalla Nord Corea — anche se i numeri verranno ufficializzati solo dopo il meeting di domenica presso la sede dell’International Olympic Committee — ; 230 solo le cheerleader, che tiferanno con le colleghe del Sud.

Ma mentre Kim Jong-un ha lodato l’intesa raggiunta in merito alle “pacifiche Olimpiadi”, allo stesso tempo ha lasciato intendere di non voler abbassare il tiro. L’8 febbraio, alla vigilia dell’apertura della manifestazione sportiva, il regime del Nord terrà una stravagante parata militare per festeggiare il 70esimo anniversario della nascita delle forze armate.

CLW critica Apple: “a rischio la salute degli operai”


Secondo un report rilasciato ieri congiuntamente da China Labour Watch (CLW) e dal Guardian, nel mese di maggio 90 operai impiegati in una fabbrica del sud della Cina che produce iPhone sarebbero stati portati in ospedale dopo una perdita di sostanze chimiche, tra cui zolfo e fosforo. Stando ad alcune testimonianze, le condizioni di lavoro presso gli stabilimenti della Catcher Technology sarebbero ancora ben sotto gli standard promessi dalla Apple dopo la lunga scia di scandali che ha colpito i fornitori cinesi negli anni passati: si parla ancora di turni pari al doppio di quanto consentito dalla legge cinese e di paghe attorno agli 1,3 dollari l’ora. Le tre fabbriche in questione, oltre a produrre telai metallici per iPhone 8, realizzano anche custodie per MacBook e componentistica di vario genere per Sony, IBM, Dell e HP. Rispondendo alle accuse, la Catcher ha chiarito che il ricovero temporaneo sarebbe avvenuto solo come misura precauzionale dopo una fuga di gas, ma per il direttore di CLW la Apple starebbe applicando le leggi cinesi “in maniera selettiva” e senza dimostrare miglioramenti rispetto al precedente rapporto del 2014. L’azienda sarebbe anche responsabile di una cattiva gestione delle acque reflue.

Il prezzo della vocazione ecologica di Pechino

Come preventivato, con l’inizio del nuovo anno la Cina, il principale importatore mondiale di materiali riciclabili, ha cominciato a chiudere le porte a 24 tipi di rifiuti solidi provenienti dall’estero citandone l’impatto ambientale. Le ricadute a livello mondiale sono già tangibili. Mentre Washington è in apprensione per il suo export di scarti ferrosi (20 milioni di tonnellate annue), a Hong Kong ogni giorno si vanno accumulando 2.500 tonnellate di carta da macero che non si sa ancora quale fine faranno. Un surplus che sta abbattendo il valore dei preziosi scarti grazie allo smistamento dei quali fin’oggi molti anziani indigenti si sono procacciati da vivere. Al contempo, per sbarazzarsi delle montagne di materiale riciclabile, Gran Bretagna e Stati uniti, due dei paesi più colpiti dal bando cinese, stanno ricorrendo a pratiche altrettanto dannoso per l’ambiente, come la combustione dei rifiuti o il riempimento delle discariche. Martedì — proprio citando l’incognita Cina — l’Ue ha annunciato un piano per ridurre 25 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti da plastica prodotti in Europa, aumentando il ricorso al riciclo e al riuso. Intanto, pare che diverse aziende del Sudest asiatico si stiano attrezzando per raccogliere l’eredità cinese. Nell’ultimo anno le importazioni di Thailandia e Vietnam sono cresciute rispettivamente del 62 e 117%. Il timore ora è che le nazioni asiatiche emergenti, in cui l’industria del riciclo è ancora ai primordi, non siano tuttavia in grado di gestire correttamente un flusso in entrata tanto travolgente.

Sparito scrittore-dissidente nordcoreano


L’unico scrittore dissidente, ancora residente in Corea del Nord, risulta irraggiungibile dal febbraio 2017, ovvero più o meno da quando il suo ultimo libro “l’Accusa” è stato tradotto in 21 lingue e pubblicato negli Stati Uniti dalla casa editrice Grove Press. A riferirlo è stato un attivista sudcoreano durante un incontro alla New York Public Library, secondo il quale non ci sono tuttavia le prove per parlare di un arresto. Bandi, questo lo pseudonimo dello scrittore desaparecido, è l’autore di una serie di racconti sulle condizioni di vita in Corea del Nord molto apprezzati tra la diaspora nordcoreana al Sud. Il libro è stato fatto uscire dal regno Eremita in segreto da una parente di Bandi, finita agli arresti durante la sua fuga attraverso la Cina. Acclamato dai conterranei come uno spaccato della vita reale a Nord del 38esimo parallelo, l’interesse del pubblico sudcoreano sembra tuttavia essere molto scemato dalla sua pubblicazione iniziale. Fattore che potrebbe non giovare alle sorti del suo autore.

(Pubblicato su China Files)

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