venerdì 15 febbraio 2013

Tocqueville per salvare il Partito


 (Aggiornamenti del 20 febbraio in coda all'articolo)

Per non cadere in pericolosi errori politici leggete Tocqueville. E' quanto consigliato dal nuovo responsabile della commissione disciplinare, Wang Qishan, ai quadri del Partito comunista cinese, nell'ultimo anno falcidiato da una serie di casi di corruzione ai massimi vertici. Studiare le cause che hanno innescato la Rivoluzione Francese potrebbe essere d'aiuto alla leadership cinese, alla guida di un paese in cui le disparità sociali sono tra i principali fattori di malcontento popolare (del coefficiente di Gini avevo già scritto tempo fa). "Questo libro può spiegare molto bene il senso di crisi che attualmente colpisce la classe dirigente cinese" ha dichiarato Gu Su, esperto di Tocqueville dell'Università di Nanjing.
La notizia della passione dei cinesi per il filosofo liberale gira già da un po', ma proprio ieri il Nanfang Zhoumo è uscito con una lunga analisi dell'opera. Parto dal fondo, traducendo l'ultimo paragrafo perché mi sembra il più interessante (e anche il più corto).

Solo la libertà del popolo può aiutare a superare la crisi e la depravazione
"L'antico regime e la Rivoluzione", oltre a rivelare la logica distruttiva del nazionalismo, vuole principalmente mettere in evidenza la necessità e la difficoltà di avviare un paese profondamente caratterizzato da un sistema dispotico sulla strada delle riforme. Se non vengono messe in pratica delle riforme, la rivoluzione rimane molto difficile da attuare. Intraprendendo delle riforme, invece, si arriva alla rivoluzione, e non può essere altrimenti. Perciò se non si interviene con le riforme le brutte abitudini rimarranno dure a morire, promettendo più male che bene; opportune riforme possono dare vita ad un popolo libero. Io sono convinto che una persona di ampie vedute, che abbia letto e capito il libro, sia in grado di recepire anche un altro messaggio. Ovvero che la libertà delle masse è di fondamentale importanza per la pace, la prosperità e e la grandezza di una nazione. Nella prefazione di "L'antico regime e la Rivoluzione", Tocqueville descrive il degrado a cui conduce l'unione tra autocrazia e godimento dei beni materiali, e spiega anche il percorso da seguire per riuscire a salvarsi.

Al contrario, soltanto con la libertà è possibile combattere ogni tipo di male, intrinseco in questa società, per evitare che essa scivoli lungo un pendio in rovinosa discesa. In realtà, soltanto la libertà può aiutare a districarsi dall'isolamento, avvicinando le persone tra loro, perché la posizione indipendente dei cittadini conduce la loro esistenza in uno stato di isolamento. Soltanto la capacità di diventare liberi può dar loro calore, tenendoli uniti giorno dopo giorno, perché nelle questioni di interesse pubblico bisogna sapersi capire a vicenda, bisogna saper convincere l'altro e aiutarsi. Soltanto la libertà è in grado di spingere le persone ad abbandonare la venerazione del dio denaro, a sfuggire alle angustie delle piccole beghe che affliggono quotidianamente ognuno di noi, spingendoci a realizzare, ogni momento, ogni istante, che la patria è vicina e sopra ogni altra cosa. Soltanto la libertà ci dà la possibilità, in ogni momento, di rimpiazzare, con un maggior e più nobile entusiasmo, l'indulgenza verso la felicità, spingendo le persone ad adoperarsi per obiettivi più elevati del solo arricchimento. Soltanto la libertà ci dà la conoscenza per distinguere e determinare ciò che è bene e ciò che è male.

Il nazionalismo e la frattura sociale
Certamente Tocqueville sapeva che la Francia necessitava di un'autorità amministrativa unitaria e solida. Venti anni prima, nella celebre opera "La democrazia in America" egli fa una distinzione tra centralizzazione del governo e centralizzazione amministrativa: la prima ha a che fare con l'autorità dello Stato e del governo centrale sul controllo delle risorse del Paese e sulle questioni nazionali, la seconda, invece, consiste nel controllo amministrativo da parte del governo centrale sugli affari a livello locale. Mentre la prima è indispensabile per qualsiasi Paese, la seconda piuttosto viene spesso erroneamente ritenuta parte integrante della prima o sua necessario mezzo. Tocqueville sottolinea che utilizzare la centralizzazione amministrativa per costruire un governo totalitario è un percorso molto pericoloso; la forza dell'accentramento amministrativo, a sua volta, può danneggiare la centralizzazione del governo. Il potere amministrativo, non indica mai la forza di uno Stato e nemmeno di una nazione; al contrario probabilmente ne riflette la debolezza. In "L'antico regime e la Rivoluzione", la critica che Tocqueville muove alla centralizzazione dell'Ancien Régime è in realtà proprio diretta alla centralizzazione amministrativa.

Sotto l'antico regime, la centralizzazione amministrativa del governo aveva la responsabilità dello sviluppo dell'economia, dell'esazione delle tasse, della coscrizione, della manutenzione delle strade, del mantenimento dell sicurezza pubblica, del soccorso ai poveri ed altro. Tentare di gestire tutto accresceva l'odio verso coloro che partecipavano alle questioni pubbliche dall'esterno: qualsiasi gruppo indipendente, qualsiasi forma di associazione libera tutte riuscivano ad intimorirla [la centralizzazione amministrativa]. Alla fine il totalitarismo ha represso e progressivamente eliminato la libertà e la facoltà di autoamministrarsi di cui godevano le organizzazioni e le entità locali durante il sistema feudale; ha abolito la liberà e la partecipazione politica del popolo, cercando di costruire una società completamente assoggettata all'autorità dello Stato. I cittadini hanno smesso di preoccuparsi degli affari pubblici e dei profitti, così come di collaborare e allearsi tra loro.

Non solo. La mancanza di legami con la politica ha fatto si che l'ineguaglianza tra le masse diventasse ancora più intollerabile, diffondendo nervosismo e rafforzando sentimenti di ostilità. Il tutto ha investito ogni aspetto della società francese dell'epoca. Il centralismo amministrativo ha consolidato l'antagonismo tra aristocrazia e gente comune, tra borghesia e contadini, nonché tra città e villaggi di campagna. Il potere centralizzato è ottimista verso le spaccature in seno al popolo: l'assolutismo, infatti, vuole impedire che differenti classi sociali e organizzazioni nazionali possano sollevarsi in un'azione congiunta. Vuole dividere e governare, vuole creare inimicizie tra i cittadini: "non c'è nulla che giovi all'assolutismo più dell'odio e dell'invidia tra le varie classi sociali"

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