giovedì 28 febbraio 2013

L'Anno del Dragone

Nella tradizione cinese, l'Anno del Dragone è sempre foriero di grandi sconvolgimenti. Il 2012 non ha fatto eccezione. La storia di Bo Xilai ormai la sanno anche i sassi, così come sono ampiamente noti i numerosi scandali che lo scorso anno hanno scosso dalle fondamenta il Pcc. La "giustizia" cinese ha cercato di mettere tutto a tacere con una lunga serie di epurazioni eccellenti, attribuendo la crisi che ammanta Zhongnanhai al fenomeno della corruzione, che permea l'intera intelaiatura del potere, dal semplice quadro all'alto funzionario. Non esattamente una novità, se si pensa che fu proprio il malcostume dei politici ad infiammare le proteste di piazza Tian'anmen; non unica, ma certo tra le scintille più esplosive.
Pare, comunque, che la percezione del popolo nel confronto della corruzione sia effettivamente mutata negli ultimissimi anni. Recentemente mi sono capitati sott'occhio i dati del "Libro blu sulla società cinese nel 2011", volume nel quale gli autori riportavano un'indagine sui fattori che avevano destato maggior preoccupazione tra i cittadini urbani cinesi nel 2010. Ebbene, la corruzione era in fondo alla lista. Primeggiava, invece, l'aumento dei prezzi (42%), seguito dall'inefficienza del sistema sanitario (37%), il costo eccessivo degli immobili (33,6%), la disoccupazione (25,8%), la previdenza sociale (24,2%), la sicurezza alimentare (17,8%), il gap ricchi-poveri (13,3%) e infine la corruzione (9,9%).
Ben diversi gli esiti della ricerca del Pew Research Center, condotta tra il 18 marzo e il 15 aprile 2012 (in pieno caso Bo Xilai, quindi), dalla quale emerge una popolazione soddisfatta dai recenti successi economici del Paese ma molto allarmata dalle diseguaglianze sociali e dalla corruzione, proprio quest'ultima citata dal 50% degli intervistati come uno dei principali mali della Cina. Solo due anni nel mezzo, ma con un 2012 ricco di scandali e 704 violazioni disciplinari da parte di funzionari a fare la differenza.

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