sabato 26 luglio 2014

Diaosi pride


Si fanno chiamare diaosi e sono i 'perdenti' della Nuovissima Cina. Di origini umili, con un salario misero, senza una casa di proprietà, in continua ricerca di una donna ma sempre inchiodati davanti al pc, i diaosi hanno un'età tra i 20 e i 40 anni e si propongono come antagonisti dei gaofushuai, termine con il quale i cinesi chiamano quelli belli, alti e ricchi. E' stato proprio il desiderio di rivalsa rispetto a quanti si sono affermati socialmente -e a quanti lo hanno fatto con mezzi discutibili- a istillare nei giovani cinesi marginalizzati il bisogno di sentirsi parte di un gruppo. Anche a costo di riconoscere la propria natura nerd.

La parola ha appena tre anni di vita e ha raggiunto la notorietà soltanto nel 2012 sulla scia del successo di Weibo, il Twitter 'in salsa di soia', perdendo progressivamente l'accezione negativa degli esordi. Il sito CivilChina traccia la storia del meme attraverso 'micro eventi', partendo dal San Valentino del 2011, quando il termine diaosi comparve sul web mantenendo nell'84% dei risultati il suo significato dispregiativo, fino ad arrivare all'uscita nelle sale di Titanic in 3D. Era l'aprile 2012 e il personaggio di Jack Dowson, un artista squattrinato che si trasforma in un eroico protagonista interpretato da Di Caprio, viene ripreso dai netizen cinesi come esempio positivo di diaosi.

Dal grande al piccolo schermo, il nuovo nome ha finito per ispirare un programma grottesco trasmesso sul portale internet Sohu.com. Uno show a puntate sui fallimenti lavorativi/amorosi dei diaosi che dal 2012 è stato mandato in streaming 1,5 miliardi di volte, salvo poi finire vittima della censura nell'ambito di un giro di vite scatenato recentemente dalla State Administration of Press, Publication, Radio, Film and Television (SAPPRFT) per ripulire il web dai contenuti disdicevoli.

La portata virale del fenomeno viene associata dal 'People's Daily' alle caratteristiche proprie del mezzo di internet. La rete è uno spazio virtuale in cui si'copia' e rielabora' del materiale, scrive il quotidiano del Partito. I giovani finiscono per partecipare passivamente allo sviluppo di una cultura popolare che si riproduce attraverso un processo di emulazione a catena. Complice la voglia di seguire una moda, di mettersi in mostra e riconoscersi in una categoria sociale ora che il tessuto connettivo comincia a scricchiolare: si dice spesso che il rapido 'arricchimento glorioso' innescato dalle riforme anni '80 - e affiancato da un processo di urbanizzazione confuso- abbia dato vita ad una generazione smarrita, priva di ideali e schiava del dio denaro. (Segue su L'Indro)

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