sabato 12 luglio 2014

La Cina corteggia Berlino per conquistare Bruxelles


Quanto la Cina conti per Berlino ce lo suggerisce il numero di visite effettuate da Angela Merkel oltre la Muraglia: ben sette. Quello di questa settimana è stato il secondo meeting di alto profilo tra il Presidente cinese Xi Jinping e la Cancelliera nel giro di tre mesi. Lo scorso marzo, di ritorno da Belgio, Francia e Olanda, il Presidente cinese si era fermato in Germania durante il suo tour europeo, primo Capo di Stato della Repubblica popolare a volare a Berlino negli ultimi otto anni. In primavera era toccato a Frank-Walter Steinmeier e Sigmar Gabriel, rispettivamente Ministro degli Esteri e dell'Economia contraccambiare, mentre il Premier cinese Li Keqiang è atteso a Berlino per la fine dell'anno.

Già di per sé, il via vai tra i due Paesi basterebbe a confermare una relazione particolarmente affiatata. L'ammontare degli scambi bilaterali (193 miliardi di dollari nel 2013) certifica il reciproco interesse. L'Asia, nel suo insieme, costituisce il primo mercato per l'installazione di macchinari tedeschi e, al di fuori dell'Europa, la Cina si attesta come principale partner commerciale di Berlino. Viceversa, quando si tratta di fare affari nel Vecchio Continente, la Germania è l'interlocutore favorito di Pechino e il sesto a livello mondiale. Una delegazione in rappresentanza del cuore dell'industria teutonica ha affiancato la Cancelliera nel portare a termine quanto abbozzato durante i precedenti incontri. Spiccano, sopratutto, la concessione alla Germania di una quota di investimento nelle Borse cinesi di 80 miliardi di yuan (circa 9,5 miliardi di euro), l'acquisto di 123 elicotteri Airbus, l'intesa tra Lufthansa e Air China per la creazione di una Joint-Venture sino-tedesca e la costruzione di nuovi impianti Volkswagen a Tianjin e Qingdao.

La scelta di partire dal Sichuan, una provincia del sud-ovest da 80 milioni di abitanti, invece che dalla capitale, ha generato diverse illazioni sulla stampa cinese. Per Cui Hongjian, Direttore del Dipartimento di studi europei del China Insititute of International Studies, dopo numerosi viaggi istituzionali, la Merkel starebbe cercando di capire più a fondo il Paese. Anche attraverso la sua gastronomia. La Cancelliera è stata, infatti, immortalata in un ristorante locale mentre cercava di apprendere la ricetta di un piatto regionale, e se ne è tornata a casa con accordi commerciali a nove zeri e una confezione di pasta di fagioli di soia al peperoncino da 5 yuan.

Per circa dieci anni Chengdu, capitale provinciale del Sichuan, è stata la sede del Consolato Generale tedesco in funzione della sua posizione, sfruttabile come trampolino di lancio verso l'arretrato -ma in rapido sviluppo- Far West cinese. Quello che, seppur con netto ritardo, sta cercando di fare anche l'Italia attraverso la promozione di diverse iniziative. D'altra parte, la Germania ha dalla sua una profonda conoscenza del Paese dovuta alla lunga tradizione di scambi risalenti ai primi contatti tra la Prussia e l'Impero Qing, l'ultima dinastia del Regno di Mezzo.

Da alcuni anni, Pechino riconosce in Berlino il principale interlocutore europeo, ripartendo i propri partner su un podio che vede la Germania in cima e a seguire Francia e Gran Bretagna. Secondo quanto scrive Shannon Tiezzi su 'The Diplomat', il Dragone starebbe cercando di espandere la sua partnership con la prima economia dell'Eurozona nella speranza di consolidare le sue relazioni con le Nazioni europee, comprese quelle esterne all'UE; obiettivo declinato alla visione cinese di un mondo multipolare (la Cina ha più volte rigettato l'ipotesi di un G2 con gli Stati Uniti). L'Unione Europea si è confermata per il decimo anno di fila il principale mercato di sbocco per le merci cinesi, mentre la Repubblica popolare è ancora la seconda destinazione per le esportazioni dai 28 Paesi membri, dopo gli Stati Uniti. Negli ultimi mesi il gigante asiatico ha siglato diversi accordi di currency swap con la Banca centrale europea e altri Paesi del Vecchio Continente per incentivare l'uso della propria moneta nei marcati globali. Dopo Islanda, Gran Bretagna, Francia e Lussemburgo, anche Francoforte è diventato un hub per lo yuan offshore con Bank of China nominata istituto responsabile delle transazioni nella valuta cinese in Germania. (Segue su L'Indro)

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