Il falso "made in China" varca "le cinture" del Pentagono. Secondo un rapporto pubblicato lunedì dalla Commissione Forze Armate del Senato USA, la catena di forniture militari del Paese abbonderebbe di pezzi contraffatti, la maggior parte dei quali provenienti proprio dal Regno di Mezzo. I pezzi incriminati sarebbero stati rilevati su sette aerei aventi sistemi di produzione della Raytheon Co., L-3 Communication Holdings In. e Boing Co.
Il resoconto riporta una breve descrizione del processo di contraffazione, nel quale "parti già precedentemente utilizzate, vengono lavate nell'acqua e lasciate seccare; poi passate nella sabbia e accuratamente levigate in modo da rimuoverne i marchi d'identificazione, per essere infine rivendute su internet".
1800 i casi sospetti, per un totale di oltre un milione di pezzi: questo è il bilancio approssimativo della beffa perpetuata ai danni delle forze armate americane, definita dal Parlamento "come la punta dell'iceberg" di un fenomeno di ben più vasta portata.
Intanto, mentre il governo Usa cerca di mettere una pezza a colori, piovono ferrei regolamenti volti a stringere i controlli su venditori e spedizionieri, con un occhio particolarmente attento a quelli provenienti dall' ex Impero Celeste. L'ala repubblicana del Comitato delle Forze Armate, rappresentata da Levin e dal senatore Jhon McCain, ha dichiarato che farà il possibile per mettere in atto il National Defence Authorization Act 2012, al fine di responsabilizzare maggiormente gli imprenditori, i quali, dovendo pagare di tasca propria i pezzi di ricambio, avranno, così, maggior interesse nell'assicurare la "genuinità" delle merci.
Ma non è tutto. La Corte statunitense è passata alle minacce: se la Cina non adotterà immediatamente misure più rigide per frenare l'afflusso di prodotti contraffatti, gli Usa chiederanno l'ispezione di tutte le componenti elettroniche in arrivo dal Regno di Mezzo. E se è vero che i costi di tali controlli ricadranno interamente sui fornitori, c'è forse la possibilità che, con una mano sul portafoglio, il Dragone farà più attenzione a non commettere "passi falsi".
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Hukou e controllo sociale
Quando nel 2012 mi trasferii a Pechino per lavoro, il più apprezzabile tra i tanti privilegi di expat non era quello di avere l’ufficio ad...
-
Mentre al 38° parallelo tutto tace, la battaglia tra le due Coree si consuma sul web. Più esattamente su Sina Weibo, clone cinese di Twitte...
-
Quando nel 2012 mi trasferii a Pechino per lavoro, il più apprezzabile tra i tanti privilegi di expat non era quello di avere l’ufficio ad...
-
Combattute tra i sensi di colpa per aver abbandonato i propri figli in Cina e il timore di venire emarginate nel loro nuovo paese di ado...
Nessun commento:
Posta un commento