venerdì 11 novembre 2011
Siamo "solo" 7 miliardi: la Cina ha falsato i conti
Siamo 7 miliardi, ma saremmo potuti essere molti di più: secondo Zhai Zhenwu, presidente della School of Sociology and Popolation Studies presso la Renmin University di Pechino, senza la politica di pianificazione delle nascite messa in atto dal governo cinese, il 7 miliardesimo cittadino della Terra sarebbe dovuto nascere ben cinque anni fa. "La popolazione della Cina ora ammonterebbe a 1,7 miliardi di abitanti - contro gli attuali 1,3 - mentre il traguardo mondiale dei 7 miliardi sarebbe potuto essere raggiunto nel 2006" ha affermato Zhai, elaborando i dati sulla base di una crescita media annua di 80 milioni di persone. Conti alla mano, in pratica la politica del figlio unico, nel Paese di Mezzo, ha impedito 400 milioni di nascite, falsando un'ipotetica, ben più cospicua, somma totale.
La politica di pianificazione delle nascite è stata introdotta in Cina alla fine degli anni '70 con lo scopo di alleggerire la pressione sull'ambiente e le risorse esercitata da una popolazione in crescita esponenziale. Obiettivo finale, dunque, elevare il livello della qualità della vita dei cittadini; risultato finale, un drastico calo della proporzione tra gli abitanti cinesi e quelli del resto della Terra, che dal 22% di trent'anni fa è scesa all'attuale 19%. "La Cina ha impiegato un trentennio per realizzare una trasformazione del proprio modello di sviluppo; un traguardo, questo, che i Paesi cosiddetti 'evoluti' raggiungono normalmente in un secolo" ha dichiarato Zhai. Nel frattempo, nell'Impero Celeste l'età minima di scolarizzazione è salita a 9 anni, mentre l'aspettativa media della vita ha varcato la soglia dei 73 anni.
Un successo, quello, della "politica del figlio unico" che, oltre ad aver attirato su Pechino gli strali di buona parte delle Associazioni per la tutela dei diritti umani- in ragione dei metodi poco ortodossi utilizzati dal governo cinese per tenere sotto controllo le nascite- rischia di rivelarsi un'ennesima vittoria di Pirro: il crescente squilibrio tra i sessi e l'alto tasso d'invecchiamento della popolazione minacciano di creare una serie di instabilità sociali potenzialmente molto pericolose. E proprio la veneranda età del Dragone si sta rivelando uno degli ostacoli più insidiosi per la crescita economica del Paese; lasciati alle spalle gli strabilianti successi degli ultimi anni, la locomotiva Cina, tra vari intoppi - per citarne alcuni, il problema ambientale, l'allargamento della forbice tra ricchi e poveri e lo sfruttamento energetico intensivo- sta progressivamente rallentando la sua corsa.
(fonte: China Daily)
(A.C)
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