venerdì 18 novembre 2011

Inquinamento allarmante: al governo cinese sfugge la verità


Nonostante la perizia adottata dal governo cinese per occultare ogni prova, nonostante i messaggi volti a tranquillizzare i cittadini e la comunità internazionale, alla fine la verità è emersa in tutta la sua brutalità: il tasso d'inquinamento in Cina ha raggiunto livelli allarmanti, e questa volta a dirlo non sono i dati rilasciati dall'ambasciata statunitense, l'unica a Pechino a twittare quotidianamente aggiornamenti sullo stato di salute dell'aria, ma bensì l'account ufficiale del microblog del Meteo di Nanchino che per la prima volta ha reso noto il PM2,5, sigla che sta a significare tutte quelle particelle sospese in atmosfera con un diametro uguale o inferiore a 2,5 micron (milionesimo di metro), polveri, queste, che oltre a essere inalate, possono raggiungere gli alveoli, provocando disturbi respiratori e circolatori.

Le autorità cinesi sino a questo momento si sono ben guardate dal pubblicizzare i livelli di PM2,5 e anzi, secondo alcuni cablaggi di Wikileaks, hanno anche provveduto a redarguire l'Ambasciata Usa chiedendo di schermare i dati emessi online al fine di renderli visibili ai soli cittadini americani. Al rifiuto statunitense ha fatto seguito il blocco di Twitter.

Ma ecco dove sta la novità: il 14 novembre la città di Nanchino ha postato sul suo account ufficiale di Sina Weibo le consuete previsioni del tempo, questa volta però con tanto di PM2,5. La compromettente rivelazione, probabilmente lasciata trapelare involontariamente, è stata amplificata grazie ad un articolo del Southern Metropolis Day in cui si spiegava, inoltre, che i numeri emessi in un primo momento dal Nanjing Weather, poco dopo, avevano fatto una fugace apparizione anche sull'account del Dipartimento di Propaganda della città per poi essere goffamente fatti sparire. Ancora più goffe le spiegazioni dell' Ufficio Metereologico di Nanchino- gestore del microblog traditore- il quale ha dichiarato di non avere il diritto di rendere noti i dati sul PM2,5.

Secondo i parametri dell'EPA (Environmental Protection Agency) utilizzati dall'Ambasciata americana di Pechino, i valori di PM2,5 di Nanchino, che per quel giorno si attestarono a 75ug / m ^ 3, corrispondono ad un 156 sull'Air Pollution Index- la scala utilizzata nella Cina continentale, ad Hong Kong e in Malesya-livello, questo, considerato "insalubre" e di solito accompagnato da un avviso rivolto ai cittadini affetti da disturbi polmonari e cardiovascolari di evitare attività all'aria aperta.

Prima di finire vittima della censura, comunque, il post incriminante è stato ritwittato dal popolo del web, suscitando le ire del Dipartimento Metereologico della città che per bocca del suo portavoce ha ribadito "l'assoluta segretezza dei dati del PM2,5, utilizzati soltanto ai fini di ricerca". Parole, queste, che fanno presagire minacce di sanzioni per il responsabile della pericolosa rivelazione. "Procederemo ad individuare il colpevole. La pubblicazione dei livelli del PM2,5 sarebbe una buona cosa per i cittadini, ma dal nostro punto di vista si tratta comunque di un'infrazione del regolamento"- ha fatto sapere il portavoce- "in futuro lavoreremo in accordo con l'Ufficio di Protezione Ambientale per rendere noti questi numeri".

D'altra parte l'iniziativa dovrebbe essere presa da Pechino, che, "in quanto capitale forse si mobiliterà più rapidamente" aveva affermato, pochi giorni prima, il vice-capo del Dipartimento ai microfoni di China News.

La scottante storia di Nanchino arriva dopo settimane oltremodo turbolente. Il problema inquinamento affligge il Dragone ormai da anni, ma negli ultimi tempi sembra essersi ulteriormente inasprito: "l'aria con caratteristiche cinesi"- neologismo coniato ad inizio ottobre da un tweet- è ormai al centro di un acceso dibattito tanto in patria quanto all'estero. Secondo le proiezioni di Edgar (Emissions Database for Global Atmospheric Research) le emissioni serra procapite della Repubblica popolare potrebbero superare quelle degli Stati Uniti entro il 2017, mentre, quanto ad emissione totale, la Cina detiene già il primato da ben quattro anni.

Sebbene negli ultimi sei anni il Dragone abbia investito massicciamente nelle energie rinnovabili- settore eolico e solare in primis- tuttavia dal 2008 ad oggi le emissioni di Co2 sono cresciute, alimentate dal pacchetto di stimoli da 400 miliardi di euro varato dal governo cinese per far fronte alla crisi economica globale. Nel 2010 la produzione di energia- in gran parte dal carbone- era già salita dell'11,6%, e con essa il tasso d'inquinamento.

E se il problema ambientale e l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile sono stati inseriti in cima alla lista delle priorità del XII Piano quinquennale (2011-2015), tuttavia Pechino non ha mancato di attirare su di sé nuove critiche.

Dopo la rivelazione dei mercati biologici in cui possono fare acquisti soltanto i funzonari del Partito, mentre il resto della popolazione continua a mettere a repentaglio la propria salute tra uno scandalo alimentare e l'altro, il 4 novembre scorso è venuta a galla una nuova notizia shock: tra le mura di Zhongnanhai sono già stati presi “provvedimenti anti-inquinamento”, ma non esattamente quelli che ci si aspettava. Almeno duecento depuratori d'aria sono stati installati nei palazzi del potere cinesi, come rivelato dalla Group Board, azienda produttrice di climatizzatori dello Hunan.
“I climatizzatori sono installati ovunque a Zhongnanhai dai salotti alle sale riunioni dalle piscine alle palestre”, ha scritto il South China Morning Post, mentre secondo alcune indiscrezioni i depuratori sarebbero in azione dal dicembre 2008, pochi mesi dopo le Olimpiadi di Pechino.

Comprensibile lo sdegno dei cittadini, i quali hanno cominciato a fare pressione perchè venissero rese note le reali statistiche sull'inquinamento. L'11 novembre è arrivata la risposta delle autorità: Pechino aprirà un Centro di monitoraggio sull'aria della capitale che renderà pubblici i dati rilevati, ha riferito l'agenzia di stampa Xinhua. E se il provvedimento-come affermato da Lei Hua, vice capo del centro di protezione ambientale del governo municipale- “è volto a dissipare i timori del pubblico mostrando come la qualità dell'etere venga costantemente monitorata”, a questo punto c'è da chiedersi quale sarà la risposta dei cittadini all'incidente di Nanchino.

(A.C)

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