giovedì 17 novembre 2011

Si dà alle fiamme a Piazza Tiananmen


Dopo oltre un ventennio dal movimento pro-democrazia del 1989, piazza Tiananmen è tornata ad essere di nuovo teatro di protesta: il 21 ottobre scorso un uomo si è dato fuoco proprio davanti al celebre ritratto di Mao Zedong che domina sul luogo simbolo della politica cinese. La notizia che è stata resa nota grazie ad un lettore del Daily Telegraph- il quale assistendo alla scena dalla distanza di pochi metri, ha avuto modo di scattare alcune foto e inviarle al giornale britannico- è stata ufficializzata dal Beijing Public Security Bureau (PSB) soltanto il 16 novembre.

Come riferito da Alan Brown, questo il nome del testimone- un ingegnere inglese in pensione il quale si trovava a Pechino per vacanza- le forze dell'ordine hanno prontamente  provveduto a spegnere le fiamme con un estintore. Nel giro di qualche minuto ogni prova era stata occultata: "Dopo che è successo, i netturbini si sono messi a lavoro quasi immediatamente. Se qualcuno fosse arrivato cinque o dieci minuti dopo, non avrebbe visto nulla. Quando abbiamo raggiunto il balcone che si affaccia sulla piazza, non c'era più traccia di quanto accaduto. Tutto era svanito" ha riferito l'uomo, particolarmente stupito dalla solerzia con la quale la polizia ha gestito la situazione.

Il "petitoner" di nome Wang, 42enne della provincia dello Hubei, è stato messo in salvo e al momento non si trova in pericolo di vita. A spingerlo a commettere un gesto tanto estremo, non sarebbero state tuttavia motivazioni politiche- almeno non in senso stretto- quanto piuttosto il malcontento per l'esito a lui sfavorevole di un contenzioso civile portato d'innanzi ad un tribunale locale.

L'episodio, già di per sé sufficientemente tragico, è stato colorito di un'ulteriore sfumatura tetra dalla reazione, o meglio, dalla mancata reazione mostrata dal vasto "pubblico" presente e dagli organi d'informazione nazionali. Nonostante centinaia di cinesi abbiano fatto da spettatori alla macabra tragedia, non vi sono tracce dell'incidente né sui media di Stato né sulla voce-online del popolo, il tanto amato Weibo, sorta di Twitter cinese che spesso porta a galla ciò che il governo cinese tenta di seppellire sotto il tappeto. Soltanto il Global Times, megafono del Partito comunista cinese, ha pubblicato il secco comunicato del Dipartimento di Pubblica Sicurezza: "Circa alle undici del mattino del 21 ottobre un uomo di nome Wang si è avvicinato a Jinshuiqiao e si è dato fuoco; i funzionari di polizia presenti sulla scena hanno estinto l’incendio in pochi secondi e spedito l’uomo in ospedale”.

L'ultimo episodio di autocombustione nella zona risale al 2009, quando, nei pressi di Wangfujing, tre persone si diedero fuoco in una macchina, mentre, il 23 febbraio 2001, proprio a piazza Tiananmen, cinque seguaci del Falun Gong- tra cui una ragazzina di 12 anni- si sono immolate tra le fiamme in atto di ribellione contro la violenta repressione attuata dal governo cinese ai danni del movimento.



2 commenti:

  1. Bel post anche se ho qualche dubbio sul fatto che l'ultimo episodio di autocombustione risalga al 2001. http://www.nytimes.com/2010/01/26/opinion/26iht-edcohen.html?pagewanted=all Saluti

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  2. Hai perfettamente ragione, tra l'altro avevo già scritto sulle autoimmolazioni in protesta contro le demolizioni forzate. http://cinasia-baochai.blogspot.com/2011/09/pechino-sbugiardato-dal-web.html
    Correggo grazie!

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