giovedì 3 maggio 2018

In Cina e Asia



Al via il dialogo commerciale Cina-Usa


La Cina non scenderà a compromessi né sulla riduzione del surplus, né tanto meno sull’abbandono del piano industriale “Made in China 2025”. E’ quanto fanno sapere fonti vicine alla leadership cinese mentre l’attesissima delegazione americana comincia oggi la sua visita a Pechino con l’intento di trovare un accordo soddisfacente, onde evitare l’imposizione delle rispettive tariffe. L’arduo compito spetta al segretario al Tesoro Steven Mnuchin e al Trade Representative Robert Lighthizer, spalleggiati dal segretario al Commercio Wilbur Ross, dal trade adviser Peter Navarro e dal consigliere economico Larry Kudlow. Ad accoglierli il presidente Xi Jinping e i suoi fidi alleati Wang Qishan e Liu He. “Non vedo l’ora di vedere il presidente Xi in un futuro non troppo lontano. Avremo sempre una buona (grande) relazione!” è il tweet beneaugurale con cui Trump ha commentato la missione in Cina. Ma tra gli analisti, nessuno sembra riporre troppe speranze nella risoluzione immediata delle divergenze. La visita è stata anticipa dalle rassicurazioni di Lighthizer sulle benevoli intenzioni di Washington. “Il mio obiettivo non è cambiare il sistema cinese”, ha detto il Trade Representative, “sembra che per loro funzioni … Ma voglio essere in una posizione che permetta agli Stati Uniti di affrontarlo, in modo che gli Stati Uniti non ne diventino vittima. Questo è il nostro ruolo”. Dal canto suo la Cina sembra considerare la propria economia sufficientemente forte da respingere i contraccolpi di un’eventuale guerra commerciale.

Coree: Wang Yi a Pyongyang per riaffermare il coinvolgimento cinese


“La Cina svolgerà un ruolo nello stabilire la pace nella penisola coreana”. Lo ha dichiarato il ministero degli Esteri cinese a poche ore dall’arrivo del consigliere di Stato nonché capo del dicastero Wang Yi in Nord Corea, la prima del genere dal 2007. La visita ha un duplice scopo. Non solo Pechino vuole saperne di più sulla proposta di meeting trilaterali o quadrilaterali con Usa e Corea del Sud, necessari alla stesura di un accordo di pace in sostituzione dell’armistizio che nel ’53 ha sospeso la guerra (allora furono Pechino, Pyongyang e Washington — non Seul — a siglare l’accordo). Ma vuole anche capire la posizione di Kim Jong-un in merito alle rassicurazioni richieste a Washington per poter procedere con lo smantellamento dell’arsenale nucleare. Tutte questioni che verranno riprese la prossima settimana durante l’atteso vertice tra i leader di Cina, Corea del Sud e Giappone. Il messaggio è chiaro: Pechino non ci sta ad osservare le negoziazioni da lontano, vuole un ruolo da protagonista. Probabilmente è quanto desidera lo stesso Kim, che con la sua storica visita oltre Muraglia ha velatamente espresso la speranza di ottenere un supporto cinese in vista del meeting con Trump. Non sono mancati accenni alla ripresa dei rapporti commerciali colpiti dalle sanzioni, sebbene un editoriale del Global Timesinviti alla cautela, ricordando le perdite subite in passato dagli investitori cinesi nelle zone economiche speciali nordcoreane. Intanto lungo il confine sino-coreano gli affari hanno ricominciato a girare sulla scia dell’inatteso incontro tra Kim e Xi Jinping.

Cina: dalla videosorveglianza al controllo delle menti

A un primo sguardo gli impiegati della Hangzhou Zhongheng Electric non hanno nulla di speciale. Ma in realtà quelle che indossano non sono semplice divise da lavoro. I loro berretti monitorano le onde cerebrali attraverso dispositivi wirless, fornendo dati che la direzione utilizza per regolare il ritmo di produzione e riprogettare i flussi di lavoro. Secondo l’azienda, è possibile aumentare l’efficienza del lavoro manipolando la frequenza e la durata dei periodi di pausa per ridurre lo stress mentale. La Hangzhou Zhongheng Electric non è l’unica a sfruttare su larga scala l’intelligenza artificiale per monitorare le emozioni del proprio personale. Mentre all’estero questo tipo di tecnologia comincia ad essere testata a livello sperimentale, secondo gli esperti in nessun altro posto viene impiegata così massicciamente come in Cina, dove è già presente nelle fabbriche, sui trasporti pubblici, nelle compagnie statali e persino nell’esercito con lo scopo di aumentare la competitività dell’industria manifatturiera e mantenere la stabilità sociale. Il rischio tuttavia è evidente. Secondo Qiao Zhian, professore di psicologia manageriale all’Università Normale di Pechino, un utilizzo improprio della tecnologia potrebbe sfociare in un controllo delle menti e nella violazione della privacy. Oggi si parla di allarme videosorveglianza, domani potrebbe essere la volta della “polizia del pensiero”.

Pechino vara legge in difesa dei martiri comunisti

Venerdì è entrata in vigore una nuova legge antirevisionismo che minaccia sanzioni penali e responsabilità civili per chi infanga la reputazione degli eroi e dei martiri comunisti. Le nuove misure seguono il controverso bavaglio imposto alla storica rivista liberale Yanhuang Chunqiu e l’emergere sulla stampa cinese degli atti provocatori dei jingri, una piccola ma affiatata comunità di cinese filonipponici, che negli ultimi tempi ha pubblicamente offeso la memoria delle vittime dello stupro di Nanchino posando davanti ai riflettori con le divise dell’esercito giapponese. Per i jingri l’occupazione nipponica è una buona cosa in quanto mirata a liberare la Cina dalla dittatura nazionalista di Chiang Kai-shek. Ma per Pechino, intento a coltivare il patriottismo instillando nei cittadini il Sogno Cinese, questi revisionisti rappresentano la “feccia della società” e l’espressione più lampante del “nichilismo storico”.

Parigi nel nuovo asse dell’Indo-Pacifico

Francia e Australia si faranno promotrice del nuovo asse dell’Indo-Pacifico per promuovere la pace, la stabilità e un ordine mondiale basato sul diritto internazionale. Parola di Emmanuel Macron. Il presidente francese, in visita in Australia, ha espresso il desiderio di cementare la presenza della Francia nel Pacifico, sopratutto in vista della Brexit, quando con l’uscita di Londra dall’Ue, Parigi sarà l’ultimo paese comunitario ad avere interessi forti nella regione. Una volta lasciata l’Australia, Macron si recherà nella Nuova Caledonia per placare le spinte indipendentiste. Duettando in conferenza stampa con il premier australiano Malcolm Turnbull, il leader francese non ha mancato di lanciare strali avvelenati contro la Cina, mettendo in guardia dall’aggressività di potenze egemoniche. Salvo poi precisare che la partnership franco-australiana non è mirata a fronteggiare Pechino: “l’ascesa cinese è una buona cosa per tutti perché lo è innanzitutto per la Cina stessa”. Purché avvenga nel rispetto delle regole. Solo alcuni giorni la stampa australiana ha riportato i piani per la costruzione di una base navale cinese a Vanuatu, mentre è di queste ore la notizia del dispiegamento di sistemi missilistici da crociera e terra-aria nelle Spratly, uno degli arcipelaghi contesi del Mar cinese meridionale.

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