venerdì 14 ottobre 2011
Ai Weiwei, la tigre assopita torna a graffiare
Dopo mesi di silenzio Ai Wei Wei torna a far parlare di sé. Lo avevamo lasciato a luglio con l'ipotesi di un possibile "esilio" in Germania - a seguito dell'offerta di una docenza presso l'Università delle Arti di Berlino - ora Ai è ancora agli arresti domiciliari, ma dalla sua casa-prigione si fa beffe delle autorità cinesi e, grazie alla collaborazione con la rivista W e l'utilizzo di Skype, è riuscito a dare vita ad un nuova creazione fotografica che presto diventerà una mostra.
Su uno scenario newyorkese, una storia per immagini prende vita dagli scatti che il fotografo Max Vadukl ha realizzato nella megalopoli americana e che, grazie all'ausilio di internet, sono giunti sino all'abitazione dell'archistar. Le scene ricordano le foto che Ai scattò per testimoniare i disordini di Tompkins Square negli anni '80, quando ancora viveva a Brooklyn. Le immagini, rispedite dall'artista cinese negli Stati Uniti via web, costituiranno il materiale di una mostra che - come riporta il New York Times - verrà allestita questo novembre nella Grande Mela.
E da New York a Berlino: proprio questa sera è stata inaugurata un'altra esposizione fotografica dell'artista dissidente, ospitata dal Martin-Gropius-Bau, il palazzo-museo per le esposizioni-itineranti nei pressi di Potsdamer Platz. La mostra consiste di 220 istantanee scattate dall'artista-dissidente in persona durante il suo soggiorno americano, quando era ancora sconosciuto nell'East Village, e che sono una sorta di diario fotografico di quei 10 anni trascorsi lontano dalla Cina post-Mao. Ora i negativi di quegli scatti sono tornati alla luce grazie all'aiuto di Rong Rong, altro artista ribelle che si è preso la briga di andare alla ricerca di quella vecchia scatola, fortunatamente custodita tra la cerchia di amici della Grande Mela.
Insomma, seppur dalla sua Factory artistica, a quanto pare, Ai Weiwei potrà continuare ad "esibirsi" .
Ma non è tutto. Proprio ieri la rivista britannica Art Review ha eletto Ai personalità artistica più influente al mondo. Grazie al suo impegno politico, a lui va il merito di aver riproposto l'arte come mezzo di protesta, liberandola dalle mura di gallerie e musei; un'arte che si impone prepotentemente nel mondo reale, raggiungendo un pubblico sempre più vasto.
Una questione quella del legame tra espressione artistica e attivismo politico sulla quale è tornato a parlare l'archistar stesso, lasciando graffianti dichiarazioni. Il sito del South China Morning Post gli ha dedica ampio spazio, proponendo in homepage un articolo dal titolo "Ai vows his to continue his crusade" ("Ai promette di portare avanti la sua crociata"). "La mia arte è incentrata sulla comunicazione e sulla coscienza. Il mio scopo è quello di tutelare la libertà d'espressione ed ogni diritto essenziale, pertanto, per me, attivismo e arte sono inseparabili", ha dichiarato il dissidente cinese, che dopo 81 giorni di detenzione con l'accusa di "crimini economici", non sembra aver perso il gusto per la provocazione. Poi prosegue: "in realtà non ho ambizioni politiche, il problema è che i diritti che sto difendendo, a quanto pare, hanno assunto un valore molto politico".
Ai, padre dello Stadio Nazionale di Pechino noto come "Nido d'Uccello", è diventato bersaglio del governo cinese a causa delle sua critica serrata contro il Partito, culminata nel 2008 nell'indagine indipendente sul crollo delle scuole durante il terremoto del Sichuan. Ora a distanza di anni, l'artista 56enne rappresenta ancora un nervo sensibile per le autorità governative, sopratutto in ragione del grande appoggio dimostratogli dalla comunità internazionale.
"Sono consapevole della pericolosità del mio attivismo, ma come potrei rinunciarvi?"- ha affermato l'archistar - "Questo è il valore della vita, il valore di un'artista...non è questione di scelte. Oggi è in atto un processo di cambiamento, e non soltanto in Cina, ma anche in nel resto dell'Asia, in Africa, nel mondo arabo...e gli artisti devono avere un ruolo centrale in questo mutamento".
Sebbene ancora sotto sorveglianza e nonostante il divieto di rilasciare dichiarazioni alla stampa riguardo alla sua detenzione, l'attivista cinese è tornato in possesso del suo account di Twitter, il potente mezzo mediatico che gli permette di dare voce ai propri pensieri, purché smussati nelle loro parti più pungenti. Così, mentre tra le mura di Zhongnanhai regna lo sdegno per la nomina attribuita da Art Review, la tigre ferita, dopo mesi di torpore, torna a sfoderare gli artigli.
(A.C.)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Hukou e controllo sociale
Quando nel 2012 mi trasferii a Pechino per lavoro, il più apprezzabile tra i tanti privilegi di expat non era quello di avere l’ufficio ad...
-
Mentre al 38° parallelo tutto tace, la battaglia tra le due Coree si consuma sul web. Più esattamente su Sina Weibo, clone cinese di Twitte...
-
Quando nel 2012 mi trasferii a Pechino per lavoro, il più apprezzabile tra i tanti privilegi di expat non era quello di avere l’ufficio ad...
-
Combattute tra i sensi di colpa per aver abbandonato i propri figli in Cina e il timore di venire emarginate nel loro nuovo paese di ado...
bel post, brava!
RispondiEliminati ringrazio, vedo che anche tu sei un blogger appassionato di Cina. Fa sempre piacere avere un riscontro positivo da chi condivide i tuoi interessi!
RispondiElimina