domenica 2 ottobre 2011

La Rpc compie 62 anni: ai festeggiamenti non sono ammessi gli "imbucati"


Festeggiamenti in pompa magna per il 62° anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese, che sotto la direzione di Hu Jintao, Wen Jiabao e Wu Bangguo hanno esaltato una Tiananmen gremita di persone; oltre 120mila i partecipanti tra cinesi e stranieri, secondo quanto riportato dalla agenzia di stampa Xinhua. Tra i rituali consueti per celebrare l'evento, l'alza bandiera e l'offerta di una corolla di fiori al monumento degli Eroi del Popolo, martiri della Rivoluzione maoista, il tutto preceduto da un discorso del premier cinese tenutosi nella notte tra il 30 settembre e il 1° ottobre: "La Cina ha bisogno di maggiore democrazia interna, l’unico modo per rispondere alle grandi sfide che si pongono davanti a noi e risolvere i problemi che più di tutti preoccupano la popolazione," ha affermato nonno Wen, il primo ministro dal cuore tenero che, per i suoi appelli a favore di una maggior giustizia sociale, è incappato più volte nella maglia della censura degli organi di stampa filogovernativi.  Parole, quelle del premier, che si scontrano in maniera evidente con  i provvedimenti messi in atto dal Partito, il quale continua a reprimere con ogni mezzo coloro che cercano giustizia e democrazia.

E mentre la leadership si fa bella dei suoi ultimi successi - in primis il lancio del modulo spaziale Tiangong che ha preceduto di soli due giorni la festa nazionale - e il Global Times descrive il "sincero trasporto" con il quale l'anniversario della Repubblica è stato celebrato anche in Tibet (giusto la scorsa settimana due monaci seguaci del Dalai Lama si sono dati alle fiamme in protesta contro Pechino, ma di questo, ovviamente, il quotidiano cinese non fa parola...) proprio nei giorni a ridosso dei festeggiamenti, decine di persone venivano arrestate e allontanate dalla capitale vittime delle misure preventive di un governo sempre più ossessionato dallo scoppio di nuovi focolai di rivolta.

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