domenica 20 settembre 2015

8000 donne dello Hunan sulle Tianshan (Parte I)


In Cina c'è un detto: "Ci sono tre modi per contravvenire alla pietà filiale; il peggiore è non portare avanti la discendenza". Quando il comandante di brigata Wang Zhen arrivò nello Xinjiang, trovare una moglie per i veterani dell'esercito diventò per lui il problema più spinoso da risolvere. Al tempo, circa il 90 per cento dei soldati proveniva dalle campagne; persino il comandante e il colonnello erano persone umili. Grazie allo scrittore Lu Yiping, questa memorabile parte della storia cinese è stata rivelata in un'opera dal titolo "8000 donne dello Hunan alla volta delle Tianshan". Quello che segue è un estratto, che pubblichiamo in tre puntate

Io sono una persona che ha reso importanti servigi al popolo, sono stato premiato con una medaglia al valore per la Spedizione settentrionale, ho combattuto contro gli invasori giapponesi; sono un quadro in pensione di Nongqishi. Mia moglie, Daixiu Ju, originaria di Hengyang (Hunan), si è unita all'esercito femminile nell'aprile del 1952, per questo in un certo senso mi considero a mia volta un po' dello Hunan.

In realtà, prima di arruolare delle donne, Wang Zhen ci aveva pensato su a lungo. Il generale Tao Jinchu -che era il cugino di Tao Zhiyue (generale nazionalista dello Hunan, ndt) e precedentemente aveva servito come comandante in capo della guarnigione del Guomindang nello Xinjiang- dopo la resa [alle forze comuniste] nel settembre 1949, era stato messo a capo della 22° Armata dell'Esercito popolare di liberazione. Divenuto, il 27 ottobre del 1949, vice comandante della nuova guarnigione di stanza nello Xinjiang, nonché comandante della 42° divisione, in un telegramma indirizzato al vicecomandante della 22° Armata, Zhao Tinguang, scriveva che "in seguito alla riorganizzazione dell'esercito, sotto le nuove linee guida del governo del popolo dello Xinjiang, bisogna subito cooperare attivamente con il nuovo Esercito popolare di liberazione nelle attività produttive e di costruzione. Se riusciamo a raggiungere questo obiettivo, il nostro Paese avrà un futuro prospero e luminoso, e ciò che più conta: migliaia di ufficiali e soldati potranno tornare a casa. In futuro con lo sviluppo dei trasporti, dell'agricoltura e del settore minerario, continueranno ad arrivare persone provenienti da ogni luogo e non ci saranno più divisioni etniche."

Anche il maresciallo Peng Dehuai era presto giunto alla stessa conclusione. Una volta, mentre supervisionava le truppe, aveva chiesto ai soldati se avessero nostalgia di casa. Questi guardandosi a vicenda ridacchiarono senza avere il coraggio di rispondere.
"Se dicessi che non mi manca casa mentirei", disse Peng. "Alcuni tra di noi sono più di dieci anni che non tornano dalla famiglia. Ora che la guerra è finita molte persone vorrebbero tornare a casa. Ma per ora non è possibile: combattere per il potere è più facile che riuscire a mantenerlo. Per questo bisogna restare di guardia nello Xinjiang; dobbiamo prepararci a metterci radici," rispose. "Volete o no una moglie e dei figli?"

Imbarazzati i soldati si limitarono a dei sorrisetti. "Quando entrate nelle linee del nemico non mostrate paura, vi mantenete da voi coltivando nuove terre in queste terre inospitali, e se ci sono grandi problemi sono certo sarete in grado di risolverli. Ma sul fatto che possiate stare senza una donna, su questo ho qualche dubbio. Anche se voleste rimanere soli tutta la vita io non sarei d'accordo. Le truppe addette alla bonifica delle terre di confine necessitano di successori. Se rimanete tutti scapoli, chi erediterà la nostra attività? Mi sono già accordato con Wang e gli ho detto di far venire delle donne..."

Non aveva finito di parlare che subito fu sommerso dall'applauso scrosciante dei soldati.
In un'altra occasione, mentre era andato a preparare i lavori per la costruzione di Shihezi (città a ovest di Urumqi, ndt), Wang Zhen fu invitato da una danwei a tenere un discorso. Una volta finito di parlare Wang chiese se avessero qualche suggerimento. Tutti risposero di no, al che un soldato un po' ingenuotto si alzò in piedi e disse: "Ufficiale, io ce l'ho". "Allora dicci", replicò Wang. E lui: "Comandante, nessuno di noi ha una moglie. Ci deve aiutare a risolvere questo problema". Detto ciò si rimise a sedere. Quando gli altri sentirono tali parole lo guardarono e scoppiarono a ridere. Il soldato diventò tutto rosso e abbassò il capo. Ma Wang no, non rise, e con ironia rispose: "Questa si che è una questione interessante. Il Comitato centrale del Partito e il Presidente Mao avevano già pensato a questo problema e presto vi manderanno "peperoncini" dallo Hunan, "cipolline" dallo Shandong e "anatrelle" da Shanghai.

Invero, il problema delle mogli dei soldati esisteva già ai tempi della guerra civile. In Cina c'è un detto: "Ci sono tre modi per contravvenire alla pietà filiale; il peggiore è non portare avanti la discendenza". Tra noi veterani, circa il 90 per cento proveniva dalle campagne. Anche il comandante e il colonnello non erano uomini di grande cultura, e più che pensare all'amore e all'affetto volevamo una moglie per dare al mondo degli eredi.

Al tempo in cui mi trovavo nella regione militare di Bohai come istruttore politico, c'era Liu Xigou, il comandante della compagnia, che aveva militato nell'Armata Rossa durante la Lunga Marcia ricevendo molte ferite: gli intestini tagliati erano stati riannodati con quelli di un cane, le guance sfregiate e i denti rotti, per non parlare delle ferite disseminate su tutto il corpo. Un giorno mi venne a cercare per dire che aveva qualcosa da dirmi. C'erano alcune questioni "fastidiose" che dovevo discutere con il comandante della brigata perché lui si sentiva troppo a disagio per farlo. "La prima è che a 40 anni sono ancora senza moglie. Ti chiederei quindi di aiutarmi a trovarne una. Poi avrei bisogno di mettermi dei denti finti; me ne mancano così tanti da farmi sembrare terribilmente vecchio e questo influisce anche sull'opinione che l'esercito ha di me. Terzo: io non sono un quadro di Partito. Sono di origini umili e finché si tratta di badare a qualche decina di mucche e pecore può ancora andare, ma qui si parla di 100-200 soldati, è un lavoro che richiede un grande sforzo".

Sentite queste parole, andai subito a cercare il comandante della brigata Zhang Zhonghan. Dopo avergli riportato ogni cosa, Zhang scoppiò a ridere e rispose che al momento non si poteva certo andare alla ricerca delle mogli. La guerra [tra comunisti e nazionalisti] non era ancora terminata; se ne sarebbe riparlato in seguito. Per quanto riguardava i denti, avrebbero proceduto all'impianto appena trovato un posto con le attrezzature adeguate, quanto al suo ruolo nell'esercito, non poteva certo esimersi dall'incarico. Quando riportai queste parole a Liu Xigou questi sospirò: "Ah, questa guerra... chissà quanto durerà!"

Quando l'esercito raggiunse il Nord-Ovest, il comandante Liu aveva già compiuto i 45 anni ed era diventato un quadro di reggimento. Arrivati a Zhangye (provincia del Gansu, ndt), Liu tirò di nuovo fuori il discorso. "La guerra è quasi conclusa. Se le truppe del Guomindang di stanza nello Xinjiang non si ribellano, questo interminabile conflitto finirà. Ora mi posso trovare una moglie giusto?"

Il caso volle che nella proprietà in cui c'eravamo appena stabiliti lavorasse una cameriera. Improvvisandomi sensale le chiesi se le andasse di finire in sposa a un soldato. La ragazza, che proveniva da una famiglia povera, provava una grande venerazione per l'Esercito popolare di liberazione e accettò subito di buon grado. Le spiegai che l'uomo che doveva sposare era un quadro di reggimento, reduce della Lunga Marcia, che aveva combattuto i diavoli giapponesi e partecipato alla rivoluzione comunista. Proprio per questo era un po' più grande di età. Era il caso che ci pensasse bene prima. Ma lei sentendo ciò fu ancora più felice ed emozionata rispose: "Io, una semplice domestica, in sposa ad un quadro di reggimento! Certamente devo ringraziare gli antenati per questo!" Riportammo tutto al padrone di casa che inaspettatamente si oppose fermamente all'unione. Dopo aver discusso a lungo, venne fuori che quello che voleva era semplicemente essere pagato. Gli chiesi quanto. 200 kuai era una somma enorme, tuttavia acconsentii a denti stretti. Tutti noi della brigata cominciammo a raccogliere il denaro. Considerato che eravamo in 185, un kuai a testa non era abbastanza, per cui decidemmo di dividerci la spesa. In questo modo alla fine riuscimmo a dare a Liu una moglie.

Ce n'era poi anche un altro; il capitano della squadra sanitaria Liu Chongxi, 50 anni e ancora scapolo. Dato che il padrone di casa aveva un'altra cameriera pensammo di dargli lei in sposa, ma avevamo già speso tutti i soldi per sistemare Liu Xigou e temevamo che il padrone volesse altro denaro. Decidemmo pertanto di far arruolare la ragazza così che il padrone di casa non avrebbe avuto il coraggio di opporsi nuovamente. Le chiesi se avesse voglia di unirsi alle truppe. Rispose che la moglie del padrone la maltrattava torcendole le labbra con le dita, ma che se i soldati non l'avessero fatto allora avrebbe acconsentito. Le dissi che non c'era pericolo. Che nell'esercito eravamo tutti fratelli e sorelle. Sembrò subito sollevata e accettò di arruolarsi. La istruii su come unirsi alle truppe e partì assieme a una guardia. Divenne subito parte dell'esercito. Quanto al capitano della squadra sanitaria e alla domestica, poco dopo essere arrivati nello Xinjiang si sposarono. E da quel che ne so, le cose tra i due vanno ancora piuttosto bene.

Il problema [delle mogli] si fece ancora più urgente una volta raggiunto lo Xinjiang. Al tempo, la regione militare si stava attrezzando in vari modi. Oltre ad aver deciso di reclutare un consistente numero di donne con un buon grado di istruzione dallo Hunan, nel 1951 Wang Zhen chiese al maresciallo Chen Yi di assumere 2000 soldatesse, di cui molte avevano militato durante la guerra di liberazione come infermiere nelle retrovie. Poi c'erano le donne dello Shandong, vecchio campo di battaglia dove parecchi uomini avevano perso la vita, e questo spiega perché vi fossero molte vedove da poter reclutare. In questo modo il problema dei matrimoni fu sostanzialmente risolto. Alla fine erano rimasti da sistemare soltanto alcuni veterani dell'esercito insurrezionale. Proprio per questo nel 1954 furono chiamate da Shanghai circa 920 prostitute.

Tempo fa, mi è capitato sotto mano il lavoro del sociologo britannico Sidney D. Gamble che prima della vittoria comunista aveva condotto un sondaggio sulla percentuale della prostituzione in grandi città come Londra, Berlino, Parigi, Chicago, Nagoya, Tokyo, Pechino e Shanghai, scoprendo che quest'ultima guidava largamente la classifica con un rapporto di 1:137. Dopo la liberazione nazionale, il governo di Shanghai decise di avviare un processo di riforma della prostituzione. Ad essere spedite nello Xinjiang furono proprio quelle ex prostitute passate attraverso il sistema di rieducazione attraverso il lavoro istituito dalle autorità della città. In quella regione remota e sconosciuta queste donne riuscirono a riacquistare dignità e autostima.

Quello dei matrimoni tra le truppe è un argomento gravoso tanto per gli uomini quanto per le donne. Prendiamo Zhao, per esempio. Comandante di battaglione durante la guerra di resistenza [contro il Giappone], non trovando una compagna ha cominciato a soffrire di problemi mentali. Passava tutto il giorno a rigirarsi la sua Mauser tra le mani. Alla fine ha deciso di farla finita impiccandosi con una cintura. Ci sono anche donne che, insoddisfatte del proprio matrimonio, hanno deciso di suicidarsi. Alcune sono state proprio costrette a farlo. Diversa storia è quella del comandante del gruppo addetto ai progetti ingegneristici, un certo Nie, che ha minacciato con la pistola una donna che lo respingeva. Avvertito del fatto, Wang Zhen decise di punire il comandante mandandolo via dallo Xinjiang. Lo spedì nello Hunan consentendogli il ritorno solo una volta trovata moglie. A Changsha Nie trovò effettivamente una donna diplomata, competente e bella. In breve tempo convolarono a nozze e una volta fatto rapporto a Wang, gli fu concesso di tornare nello Xinjiang.

Non per nulla questi racconti hanno suscitato opinioni discordanti. Nel '43 ho preso parte alla rivoluzione, successivamente sono passato alla direzione del Dipartimento politico del Distretto Militare dello Xinjiang e poi sono stato nominato vice commissario politico. Avendo modo di consultare diverso materiale, ho potuto scrivere un articolo basato sulle mie memorie intitolato "Le soldatesse dello Xinjiang dopo la liberazione". Qui parlo proprio della situazione delle donne nelle truppe di stanza nello Xinjiang e della questione dei matrimoni. Al tempo la situazione nell'esercito era la seguente: la maggior parte dei quadri di grado superiore a quello del comandante di divisione erano sposati, gli scapoli erano molto pochi; i quadri di reggimento, invece, erano quasi tutti non sposati. La maggior parte di quelli al di sotto del battaglione e i soldati semplici -a parte quelli che si erano già sposati prima di venire arruolati- non aveva moglie. La media della loro età era piuttosto alta. I comandanti di divisione erano per lo più sopra i 30, i quadri di reggimento sui 30 e quelli di battaglione sopra i 20.

Secondo la tradizione cinese, prima ci si sposa e meglio è, dal momento che allevare figli assicura protezione e assistenza per il resto della vita. Il matrimonio in giovane età è foriero di ricchezza e gloria, quello in tarda età porta povertà e umiliazione. Nelle campagne gli uomini e le donne a "15-18 anni si sposavano, a 17-18 avevano figli". Chi viveva nelle aree montane si sposava anche a 13-14 anni. Per questo il fatto di arrivare a 20-30 anni senza moglie/marito era motivo di apprensione.

A quel tempo, soldati e funzionari dell'esercito affrontavano il problema in maniera piuttosto impulsiva, avanzando richieste urgenti. Dicevano, non a torto, che "senza moglie il cuore non è tranquillo, senza figli non si hanno radici". Se la questione matrimoniale dei soldati non fosse stata risolta in fretta, a rimetterci poteva essere la stabilità e il tranquillo sviluppo dell'intero Xinjiang. Per questo i leader a tutti i livelli davano molto importanza alle loro lamentele. Wang Zhen, il vice commissario politico Xu Liqing, il capo di stato maggiore Zhang Xiqin, il vice direttore del Dipartimento politico e molti alti alti funzionari, erano tutti in grande apprensione e fecero di tutto per sistemare le cose con le buone e con le cattive.

Secondo le informazione che ho ricavato dagli archivi militari, Wang Enmao, all'epoca commissario politico presso la 2° Armata, durante una conferenza tenuta nel 1950, ha dichiarato che: "Riguardo al problema dei matrimoni, il comandante Peng Dehuai ha proposto di mobilitare le donne nello Xinjiang e di stabilire delle basi operative a Xi'an, Lanzhou, Jiuquan e Hami. Chi ha già una moglie o una promessa sposa la può portare a Xi'an. Se a casa non avete né una moglie né una promessa sposa, i genitori possono sceglierne una da portare. Arrivati a Xi'an dovete cercare la Segreteria del Comitato militare e politico del Nord-Ovest oppure l'ufficio locale della regione militare del Xinjiang. Tutto quanto concerne il trasferimento fino in Xinjiang è di competenza del governo. Al momento non è possibile accontentare tutti insieme, ma il comandante Peng e Wang Zhen sono uomini di parola. I più giovani non devono essere in ansia: prima vengono i compagni sopra i 30 anni, poi quelli sui 28-29 anni, a seguire quelli di 25 e così via; i più giovani devono lasciare il posto ai più vecchi senza creare disordine. Ciò che più conta è il benessere della nazione, una volta ottenuto questo obiettivo anche i problemi dei singoli individui potranno essere risolti. Per questo occorre che gli sforzi di tutti i compagni siano uniti per il raggiungimento del benessere collettivo. Il Presidente Mao certamente si prenderà cura di noi. Lui sostiene che l'economia del nostro Paese migliorerà ogni anno di più e che tutti i problemi possono essere risolti. Pertanto lavorando duramente e svolgendo al meglio i nostri compiti anche i nostri problemi verranno superati."

Per sanare lo squilibrio causato dal vasto numero di soldati senza mogli (di cui molti in età avanzata) a fronte delle poche donne di etnia Han in età da marito, giovani ragazze cominciarono ad abbandonare le province interne per trasferirsi in Xinjiang. L'unico modo per risolvere questa questione era farlo gradualmente, adempiendo agli obblighi imposti dalla propria carica e rispettando i criteri gerarchici, in base all'età. Un regolamento della regione militare dello Xinjiang del novembre 1951 stabiliva che i funzionari militari, i soldati e il personale militare trasferito al servizio civile o impiegato nelle attività industriali -arrivati nello Xinjiang nel 1949- potessero portare mogli e figli. Quell'anno oltre un migliaio di famiglie si unì alle truppe. Nel 1953, le truppe sotto il comando della regione militare dello Xinjiang furono riorganizzate in forze di difesa nazionale e unità di produzione; entrambe forze attive, ma con compiti diversi. Nel luglio del '53, il Dipartimento politico della regione militare emise un decreto sui matrimoni tra le forze di difesa, che stabiliva che quattro categorie potessero portare il proprio partner nelle truppe: i quadri con incarichi al di sopra del livello di battaglione; quelli di compagnia e plotone con più di 26 anni d'età e tre anni di servizio; i soldati dell'Armata Rossa arruolatisi prima del 7 luglio 1953; i veterani sopra i 30 anni e con 6 anni di guerra alle spalle. In seguito, con l'aumento del numero delle donne, le cose migliorarono, le norme furono progressivamente rilassate così che tutti i quadri potevano sposarsi o portare con loro i famigliari. La maggior parte dei veterani fu trasferita nelle unità produttive. Al volgere del 1955, il problema dei matrimoni tra i soldati era sostanzialmente stato risolto e il lavoro di trasferimento delle donne nello Xinjiang terminato. Quanti si sposarono dopo tale data trovarono moglie di ritorno al villaggio nativo, in altri casi invece si trattava di studentesse mandate [in Xinjiang] dagli istituti femminili.

D'altra parte, al tempo non c'era alternativa. La maggior parte delle truppe di base nello Xinjiang erano incaricate di coltivare queste terre di confine. Se i problemi matrimoniali di 200mila quadri non fossero stati risolti, sarebbe stato difficile mantenere stabile il morale delle truppe. Wang Zhen non poteva lasciarli lì scapoli ad affrontare le difficoltà dello sviluppo della regione. Inoltre il Xinjiang è una regione vastissima e per gran parte disabitata. Da una prospettiva di lungo termine, Wang riteneva bisognasse delocalizzare dalle province interne una parte consistente della popolazione. Per questo, nell'autunno del 1950, mandò nello Hunan il commissario politico Xiong Huang della 2° Armata per arruolare delle soldatesse. Egli credeva che le donne dello Hunan fossero in grado di sopportare le molte difficoltà e che se si fossero portate studentesse con una certa cultura il problema dei matrimoni dei funzionari di reggimento e battaglione sarebbe stato superato più in fretta. Così scrisse una lettera al Segretario del Partito dello Hunan Huang Kecheng, e al Capo del governo provinciale Wang Shoudao, invitandoli a collaborare. Effettivamente i due hanno dato un grande aiuto allestendo un ufficio di reclutamento a Yingpan Road (nella capitale provinciale Changsha, ndt), e pubblicando sul "Xin Hunan bao" continue notizie riguardo alla mobilitazione delle donne nell'esercito. Si esaltava il fatto che, una volta arrivate in Xinjiang, le ragazze avrebbero potuto frequentare dei corsi di russo, lavorare come operaie tessili o come trattoriste. Non si faceva parola, tuttavia, dei matrimoni. Sparsa la notizia, molte ragazze da ogni parte della provincia si affrettarono a raggiungere l'ufficio di reclutamento per proporsi come candidate e improvvisamente quell'area dove sorgeva il campo militare in cui in passato servirono Xin Qiji (poeta e militare della dinastia dei Song Meridionali, ndt) e Zuo Zongtang (statista e alto funzionario della dinasta Qing, ndt) divenne il luogo più popolare di Changsha.

*Lu Yiping nasce nel 1972 nella contea di Nanjiang, provincia del Sichuan. Di umili origini, sviluppa precocemente la passione per la letteratura. Nel marzo del 1990 decide di arruolarsi in una divisione di fanteria di stanza nel Xinjiang, una scelta che gli cambierà la vita. Nel 1996 si laurea presso il dipartimento di letteratura dell'Accademia d'Arte dell'Esercito di Liberazione Popolare. Dal 2002 fa parte dell'Associazione degli scrittori cinesi. La sua produzione letteraria ammonta a oltre dieci opere di vario genere, tra cui ricordiamo Il regno della passione, la raccolta di saggi Il libro del Tetto del Mondo e il reportage Ottomila donne dello Hunan alla volta delle Tian Shan, dato alle stampe nel 2006. In quest'ultimo utilizza una prospettiva nuova, attenendosi in maniera oggettiva ai ricordi delle protagoniste ancora in vita. Affinché il racconto fosse il più preciso possibile, Lu non solo ha girato il Xinjiang da nord a sud, ma ha anche visitato lo Hunan, il Sichuan e Pechino riuscendo a raccogliere oltre un centinaio di interviste.

(Pubblicato su China Files)

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