sabato 17 agosto 2013

Maternità in Cina


(L'articolo verrà pubblicato su Uno sguardo al femminile di settembre)

Ogni anno, in Cina, il numero delle donne non sposate che decidono di avere un figlio aumenta tra il 10 e il 13%. Una tendenza, che i media cinesi, affiancano alla loro età sempre più giovane.

Secondo le stime sulla pianificazione familiare del Guangdong Province Research, l'80% delle donne immigrate nella provincia in cerca di lavoro ha avuto rapporti sessuali prima del matrimonio; il 60% di queste è rimasta incinta "accidentalmente". Spesso la scelta di portare avanti la gravidanza viene presa nel riserbo più assoluto, tra le preoccupazioni per una multa pecuniaria salatissima e l'impossibilità di assicurare al futuro nascituro l'hukou, il certificato di residenza che lega i diritti di un individuo al luogo di origine. Tradotto nei fatti: semaforo rosso per l'iscrizione all'asilo nido e spese mediche più elevate della media.

Per la legge cinese i bambini nati fuori dal matrimonio non esistono, e pertanto non godono di alcuna tutela giuridica. Le agenzie per la pianificazione familiare puniscono ogni violazione della legge del figlio unico, incluse le nascite al di fuori del vincolo matrimoniale. Little Bird, una ong che fornisce aiuto alle lavoratrici migranti, punta il dito contro la società cinese totalmente indifferente al fenomeno delle madri single: "Il loro status è illegale e non c'è nessuna organizzazione a prendersi cura di loro" ha spiegato Wei Wei assistente sociale presso Little Bird "Il problema più grande che devono affrontare, una volta abbandonate dal loro partner, è quello dello hukou per il proprio bambino. Inoltre si trovano spesso in condizioni economiche molto difficili e non riescono a trovare lavoro". A ciò si aggiunge la multa, di cui debbono farsi carico da sole, per un importo che varia da zona a zona.

Ignorate dal resto della società, le madri non sposate tendono a cercare conforto e aiuto tra loro. Molte si affidano al web, unico luogo (virtuale) nel quale riescono a dare sfogo alle proprie frustrazioni. Tanto che sarebbero oltre 3000 gli utenti attivi su una chat nata appositamente per questa categoria femminile.

La questione delle madri single è tornata sotto i riflettori lo scorso giugno, quando la città di Wuhan ha presentato un disegno di legge che prevederebbe una multa pesante per le donne che decidono di avere un bambino al di fuori del matrimonio. Come stabilito all'articolo 26, "le donne non sposate, che non sono in grado di fornire i permessi appropriati del proprio partner, o che consapevolmente allevano con il proprio coniuge il figlio avuto da qualcun'altro, debbono pagare una tassa di compensazione sociale" commisurata a quanto stabilito dalla legge di pianificazione familiare provinciale. A causa delle zone grigie della legislazione locale, le "colpevoli" rischiano di dover versare fino a sei volte il reddito medio annuo disponibile.

Sebbene in altre parti della Cina, come Pechino e la provincia del Guangdong, regolamenti simili siano già stati adottati, le recenti misure proposte da Wuhan sono state accolte dalle critiche e dai commenti preoccupati di quanti temono una recrudescenza di aborti e abbandoni di neonati. Senza calcolare che la legge "penalizzerebbe solo le madri, ignorando le responsabilità dei padri; avrebbe pesanti ripercussioni sui poveri senza esercitare quasi alcun impatto sui ricchi. Tutto ciò mina l'equità sociale" ha avvertito il Global Times, costola del quotidiano di Partito People's Daily.

La stretta normativa sulle madri non sposate è giunta a pochi giorni da un episodio di cronaca rapidamente rimbalzato sulla stampa internazionale. E' la storia di "Baby 59", partorito di nascosto in un bagno pubblico e scivolato -pare incidentalmente- nel tubo di scarico, per poi venire tratto in salvo dalle autorità grazie all'allarme lanciato dalla madre stessa. Per l'appunto, una 22enne non sposata.
"Avere un bambino fuori dal matrimonio è costante origine di pettegolezzi e gossip", così nel 2010 commentava il fenomeno delle madri single il sito governativo china.org.cn.

La rapida espansione economica e modernizzazione sociale dell'ultimo trentennio hanno favorito una maggiore libertà e disinvoltura nei costumi sessuali dei cinesi. La politica del figlio unico, introdotta nel 1979 con l'intento di controllare l'aumento esponenziale della popolazione in tempi di difficoltà economiche, non sembra essere riuscita ad arginare il fenomeno delle nascite extra-matrimoniali. Di contro, ha acutizzato il problema degli aborti clandestini e dell'abbandono/vendita/uccisione delle figlie femmine, oltre ad aver innescato alcuni squilibri sociali quali gap di genere, progressivo invecchiamento della popolazione e netta diminuzione della manodopera nelle aree che hanno trainato lo sviluppo della Nuovissima Cina. Tant'è che adesso Pechino starebbe valutando l'ipotesi di riformare il sistema. Primo passo: permettere un secondo bambino alle coppie in cui uno dei due genitori sia figlio unico.

Comunque fino ad oggi è stato possibile smarcarsi dai divieti pagando circa 200mila renminbi (più di 24mila euro) per una nascita extra; questa la cifra minima da sborsare nelle grandi città se si hanno buone guanxi, l'equivalente dei nostri "agganci". Difficilmente quanti si possono permettere tale somma rinunceranno ad alcune spese accessorie: dai 1000 dollari per il "fitness post-gravidanza" fino ai 10mila dollari per un "hotel-maternità", dove trascorrere il mese seguente il parto all'insegna di una dieta rigidissima, in accordo con le teorie umorali della medicina tradizionale cinese. Il tutto sempre più spesso al di fuori dei confini della mainland. 

Negli ultimi anni il "turismo delle nascite" ha visto come mete privilegiate dalle donne cinesi Hong Kong, Canada e Stati Uniti. Partorire in uno delle strutture specializzate di Los Angeles, nelle aree di Rowland Heights, Arcadia e Chino Hill non soltanto assicura norme igenico-sanitarie migliori rispetto agli standard cinesi, ma permette anche di dare alla luce un bambino con passaporto americano, per prezzi fino a 50mila dollari. Tanto che alcuni media statunitensi accusano i genitori d'oltre Muraglia di pianificare il parto sull'altra sponda del Pacifico con l'intento di emigrare grazie alla cittadinanza americana del nuovo nato. Per molte famiglie, in realtà, si tratta di un escamotage volto ad aggirare la politica del figlio unico a costi più "contenuti". In altri casi, invece, sono i danarosi funzionari del Partito a spedire le loro amanti all'estero per insabbiare la nascita di un figlio scomodo in cambio di un supporto finanziario.

Quali siano le motivazioni all'origine del fenomeno, poco importa ai residenti nelle aree "sinizzate" di Los Angeles che riuniti sotto lo slogan "Not in Chino Hills" si sono battuti con successo per la chiusura di alcuni "hotel-maternità", presi d'assalto da cinesi incinte con abiti griffati e un mandarino chiassoso. D'altra parte il business delle nascite non viola la legge federale, che permette ad una donna con visto turistico di partorire su suolo americano, una volta sbarcata negli Usa.

Location differente, ma modalità simili nella vicina Hong Kong. Pare infatti che ogni anno decine di migliaia di giovani della mainland scelgano l'ex colonia britannica per dare alla luce il loro bambino, il quale in tal modo ottiene automaticamente il diritto di residenza e la possibilità di frequentare le scuole locali. Stando alle statistiche ufficiali, nel 2011, su 80.131 nati nel "Porto Profumato" 38.043 erano usciti dal grembo di una donna cinese. Numeri che hanno impensierito notevolmente gli abitanti dell'isola, preoccupati per il modo corsaro con il quale i vicini di casa attingono alle risorse sanitarie ed educative locali. Così, nel corso del 2012, il Dipartimento per l'Immigrazione di Hong Kong ha deciso di bloccare l'accesso a oltre 3.500 partorienti in arrivo dalla terraferma, con un balzo dell'80% rispetto all'anno precedente. Nel 2011 circa 400 donne cinesi sono state messe agli arresti nell'ex colonia inglese. Come riporta il Wall Street Journal, molte di loro sono finite dietro le sbarre un paio di giorni dopo il parto per scontare una pena di due mesi, in quanto trovate in possesso di visti scaduti.

Maternità e lavoro
"E' difficile lavorare in Cina per le donne che hanno figli" ha dichiarato in un'intervista rilasciata ad AgiChina24 William Nee, direttore di China Labour Bullettin "Le lavoratrice con hukou rurale si trovano davanti ad un dilemma: o spendono più soldi per mandare il figlio in una scuola privata nella città in cui vivono, oppure lo lasciano a casa - spesso accudito dai nonni- dove si può avere accesso all'istruzione pubblica. Ciò diventa fonte di tristezza per la madre e crea una serie di problemi sociali al bambino. In secondo luogo, molte fabbriche e luoghi di lavoro non offrono sistemi di previdenza sociale -tra cui la maternità. Un ostacolo, questo, che si aggiunge alla pressione economica che tali madri devono affrontare".

Il commento di Nee giungeva a ridosso dall'articolo a tinte fosche di Leta Hong Fincher, dottoranda in sociologia presso l'Università Tsinghua di Pechino. Ospitata sulle colonne del New York Times, Fincher ha tracciato un quadro preoccupante del mondo del lavoro femminile in Cina, che i dati di All-China Women's Federation confermano in pieno. Numeri alla mano, se le ventenni con un posto fuori casa sono il 63%, le trentenni rappresentano soltanto il 53%, chiaro sintomo di come il peso della maternità influisca negativamente sulla carriera delle giovani cinesi.

Il 28 aprile 2012 il Consiglio di Stato ha pubblicato le Special Provisions on Labor Protection of Female Employees, primo grande balzo in avanti verso una maggiore protezione delle dipendenti cinesi. Secondo le disposizioni speciali, la lavoratrici hanno ora 98 giorni di maternità (rispetto ai 90 precedenti), di cui 15 possono essere presi prima del parto. Nei casi di parto difficile, il congedo per maternità può essere prorogato di altri 15 giorni; quando si hanno parti plurimi la proroga è di 15 giorni per ogni neonato, anche se le normative cambiano a seconda delle zone del Paese. Inoltre, alle dipendenti verrà assicurata almeno un'ora per l'allattamento nell'orario di lavoro, così come la possibilità di visite mediche per la cura prenatale.

Durante il congedo per maternità, nel caso di dipendenti coperte da assicurazione, sarà il fondo assicurativo a versare l'indennità in base al salario mensile medio percepito da tutti gli impiegati l'anno precedente. Così che l'assegno di maternità per una lavoratrice a basso salario può anche essere più alto di quanto da lei guadagnato nel periodo normale di lavoro. Qualora non abbia pagato i contributi, il datore di lavoro sarà costretto a versare una somma equivalente alla regolare retribuzione mensile della dipendente per tutta la durata del congedo, mentre in caso di violazione della nuova normativa la multa si aggira tra i 1000 e i 5000 renminbi per soggetto leso.

Il provvedimento prevede anche migliori condizioni di lavoro. Le donne incinte potranno esigere un alleggerimento del carico lavorativo, nonché l'esclusione dai turni notturni dopo sette mesi dall'inizio della gravidanza e nel periodo dell'allattamento. Segue una lista degli impieghi "proibiti" alle donne in condizioni generiche o particolari. Per esempio, durante il periodo mestruale, le lavoratrici non devono essere coinvolte in operazioni nell'acqua fredda, a basse temperature o labour-intensive che superino gli standard previsti dalle Special Provisions. In caso di gravidanza, invece, le donne saranno tenute lontane da ambienti di lavoro rumorosi o a contatto con sostanze chimiche e velenose, nonché esonerate da attività in acqua fredda, ad alta quota, e a temperature fredde/calde.

Se per molti le nuove disposizioni del Consiglio di Stato cinese fanno impallidire campioni dei diritti umani quali gli Stati Uniti -dove il congedo per maternità non è retribuito- secondo altri, le recenti politiche preferenziali potrebbero rivelarsi per il gentil sesso un'arma a doppio taglio. Il rischio per le donne è infatti quello di vedersi sbarrato l'accesso ad una serie di professioni ritenute inadatte per una categoria considerata "debole", con possibilità di carriera ben più limitate rispetto a quelle dei colleghi maschi. Il confine che separa l'iperprotezione dalla discriminazione si assottiglia pericolosamente.




giovedì 8 agosto 2013

Il sogno cinese del Costituzionalismo


Due testate di Partito danno voce al dibattito che anima e divide la leadership cinese dal turnover politico dello scorso autunno. Mentre a Beidaihe era tutto pronto per i colloqui estivi dei nuovi "imperatori", lunedì scorso, l'ufficialissimo Quotidiano del popolo si scagliava senza pietà contro il concetto di "Costituzionalismo". L'idea che il governo debba essere imbrigliato da un sistema di leggi superiori a tutela dei diritti dei cittadini, per il megafono del Partito, non è altro che un complotto dell'Occidente desideroso di esportare le proprie ideologie in Cina. Una manovra coadiuvata dalle agenzie di intelligence americane fin dall'inizio della guerra fredda, con l'intento di rovesciare il socialismo.

E l'Unione Sovietica c'è cascata. Proprio il Costituzionalismo e il "socialismo democratico" (più pericoloso del capitalismo dichiarato) sarebbero le due armi che hanno condotto al collasso dell'URSS, conclude il quotidiano di Pechino, facendo eco agli avvertimenti lanciati lo scorso dicembre da Xi riguardo al lassismo ideologico del riformista russo Mikhail Gorbaciov.

Di tutt'altro avviso Study Times, rivista della Scuola centrale del Partito, che ha sottolineato l'urgenza di "riforme politiche" in un momento critico per il paese, rendendo i cittadini partecipi dell'attività legislativa e promuovendone i diritti politici.

Le due pubblicazioni non rappresentano necessariamente l'opinione di alcun leader in particolare, quanto piuttosto la diatriba in corso tra conservatori e liberali, che in Cina corrispondono rispettivamente all'ala di sinistra e destra. "C'è un dibattito in arrivo al Terzo Plenum del prossimo autunno, e le rispettive argomentazioni vengono prese in considerazione. Il contesto di riferimento è una discussione su quali siano le riforme politiche da adottare, in che misura e quando adottarle" ha spiegato a Cinasia David Goodman, professore di politica cinese e direttore del China Studies Centre presso l'Università di Sidney.

La tempesta infuria nel solito bicchiere. Il concetto di "Costituzionalismo" aveva già fatto la sua comparsa nella Charta 08, documento sottoscritto nel 2008 da alcuni intellettuali pro-riforme tra i quali il Nobel per la Pace Liu Xiaobo, finito in carcere proprio per la sua adesione al movimento. Dal rilascio della Charta 08, i riformisti cinesi hanno cominciato a fare quadrato attorno al "Costituzionalismo" -un principio considerato più "innocuo" rispetto ad altri citati nel documento, quali democrazia e pensiero repubblicano- avanzando una semplice richiesta: che il Partito rispetti quanto da lui stesso stabilito per legge.

Le storture del sistema sono evidenti: mentre la Costituzione detiene "l'autorità legale suprema", essa tuttavia "rimane sotto la direzione del Partito comunista cinese". Così, se si proclama che "nessuna legge, o regolamento amministrativo e locale deve violare la Costituzione", allo stesso tempo il controllo giudiziario è insufficiente quando non del tutto assente. Espropriazione della terra, censura e abuso di potere dei funzionari sono vietati dalla Costituzione corrente, che definisce il diritto di proprietà sacro e inviolabile, e protegge esplicitamente i diritti umani, libertà di parola, di stampa, di riunione, di associazione, di spostamento e di dimostrazione. Ma con le corti di giustizia controllate dall'Assemblea nazionale del Popolo (della quale molti membri provengono dal Pcc), manca una magistratura indipendente che sia in grado di esercitare un controllo giurisdizionale.

Lo scorso novembre, Xi Jinping, fresco di nomina a Segretario generale del Partito, commemorò il 30esimo anniversario della Costituzione con queste parole: "Nessuna organizzazione o individuo deve godere di privilegi al di là della Costituzione e delle leggi...qualsiasi azioni in violazione della Costituzione e della legge deve essere perseguita". Non mancando di sottolineare che la Costituzione "dovrebbe essere l'arma legale nelle mani dei cittadini per difendere i propri diritti".

Sulla scia delle dichiarazioni di Xi, il 2013 è cominciato all'insegna di richieste coraggiose da parte della stampa nazionale. Lo Yanhuang Chunqiu, testata liberale che raccoglie editoriali di funzionari del Pcc, ha aperto le danze titolando "La Costituzione è il consenso per le riforme politiche". Alcuni giorni prima, il professore dell'Università di Pechino, Zhang Qianfan, aveva pubblicato "Proposta per un consenso sulle riforme" nella quale, con l'appoggio di una settantina di intellettuali, chiedeva un governo in accordo con quanto stabilito nella Costituzone. Sopra entrambi gli articoli è calata la scure della censura. Una sorte toccata anche all'augurio per il nuovo anno del Southern Weekly, che giocando sul leitmotiv della nuova dirigenza cinese aveva cominciato il 2013 parlando di "Chinese Dream, Constitution Dream".

D'altra parte, quello del Costituzionalismo sembra essere un sogno di vecchia data. Vagheggiato dai riformisti dell'ultima dinastia cinese, la Qing, per risollevare il Celeste Impero dopo un secolo di umiliazione straniera; accolto (troppo tardi) dalla corte imperiale che nel 1908 delineò i principi generali della prima Costituzione cinese, promulgata tre anni dopo e abolita il primo gennaio 1912, quando la Cina divenne ufficialmente una Repubblica. L'anno successivo il primo premier eletto democraticamente veniva assassinato dando inizio ad un ventennio di sconvolgimenti, tra lotte di potere, occupazione giapponese e guerra civile tra Nazionalisti e Comunisti.

Il paese attraverserà un'evoluzione passando dal "militarismo, alla tutela politica, fino al Costituzionalismo" aveva profetizzato il padre della Repubblica Sun Yat-sen. L'ultima tappa fu raggiunta nel 1947, ma dopo soli due anni il governo repubblicano dovette battere in ritirata a Taiwan, leccandosi le ferite inferte dai fratelli Comunisti. Anche aldilà dello stretto, la breve parentesi costituzionale fu sostituita da un governo militare "temporaneo" al potere sino alla democratizzazione del 1987.

"Nonostante il loro fallimento finale, i precedenti tentativi di stabilire un ordine costituzionale hanno piantato un seme nella mente del popolo cinese, una memoria che può ancora essere rianimata" scrive Ashley Sun su The Atlantic.

Quella memoria ha cercato di riportarla in vita da dietro le sbarre Xu Zhiyong, l'attivista fondatore del "Nuovo Movimento dei Cittadini" agli arresti dalla metà di luglio. Con un video messaggio girato in segreto nella sua cella pochi giorni fa, Xu ha esortato i suoi compatrioti a "essere cittadini", sostenendo i diritti e gli obblighi previsti dalla Costituzione. Preso in custodia e messo ai domiciliari più volte dal 2009 a oggi, Xu è stato accusato di "disturbo dell'ordine pubblico". Una mossa che ha sollevato ulteriori perplessità circa le posizioni liberali che Xi Jinping dovrebbe aver ereditato dal padre, ex-vicepremier di ispirazione riformista. Rimane pure sempre l'ipotesi di un cortocircuito tra governo centrale e periferia, dove i quadri locali spesso rispettano l'ordine di mantenere la stabilità sociale con metodi a dir poco "disinvolti".

"Gli agenti di pubblica sicurezza (e di altre agenzie) spesso agiscono unilateralmente a livello locale. Ma non vi è alcuna connessione specifica tra il giro di vite ai danni di questi dissidenti e il dibattito della carta stampata" ha continuato Goodman "Attivisti come Xu possono approfittare del dibattito in corso per esprimere opinioni che rischiano di risultare sgradevoli a qualcuno dei leader. Ma più probabilmente Xu è finito nei guai semplicemente perché era già nel radar della sicurezza".










lunedì 5 agosto 2013

Tutti gli affari di Jack Ma


"È come quando Deng Xiaoping dovette prendere decisioni amare durante la repressione del quattro giugno per la stabilità del paese. Non era la decisione perfetta, né la migliore, ma era la più giusta in quel preciso momento". Questa la frase con la quale Jack Ma, fondatore del colosso dell'e-commerce cinese Alibaba, ha sollevato un polverone mediatico che continua a far parlare nonostante le ripetute smentite. L'affermazione incriminante, apparsa lo scorso 13 luglio in un'intervista sul South China Morning Post, è costata le dimissioni della reporter del giornale, accusata di aver volontariamente ritoccato le dichiarazioni di Ma prima della pubblicazione del pezzo (qui i fatti). 
L'Asia Weekly ("Yazhou zhoukan" in cinese), unico settimanale a coprire questioni internazionali in lingua cinese da più di venti anni, ha pubblicato un'inchiesta sugli affari di Jack Ma e della sua creatura, mettendo ancora una volta in risalto il rapporto tossico che in Cina lega politica e mondo del business. Segue traduzione con testo originale in coda.

I riferimenti alla Tian'anmen da parte del presidente di Alibaba, Jack Ma, hanno suscitato un'accesa polemica perché sono andate dritte a toccare la rete del capitalismo clientelare cinese. Il gruppo di Alibaba viene quotato sul mercato per un centinaio di miliardi di dollari. Il nipote dell'ex presidente Jiang Zemin, Jiang Zhicheng; Liu Lefei, figlio di uno dei sette del comitato permanete del Politburo -insieme ad altri- hanno quote di partecipazione nella società, spartendosi grandi profitti.

Alcune settimane fa, in un'intervista rilasciata al South China Morning Post, il presidente di Alibaba Jack Ma ha fatto cenno agli eventi di Tian'anmen per poi ritrattare tutto. L'interpretazione di questa discussione sul 4 giugno è controversa. Occorre partire dalle relazioni verticali e orizzontali che intercorrono tra funzionari e imprenditori all'interno della società. L'incidente di Ma non è che la punta di un iceberg nell'ambito del fenomeno del capitalismo clientelare.

Jack Ma ha diverse ragioni per essere nervoso. Dopo il terremoto causato dalla sua intervista al quotidiano di Hong Kong, i media più sensibili hanno cominciato a domandarsi se le parole di Ma influenzeranno in qualche modo i piani di Alibaba sul mercato per l'anno in corso. I funzionari di Alibaba hanno negato ripetutamente il debutto in borsa entro la fine del 2013, ma notizie trapelate dalle banche d'investimenti danno l'ingresso del gigante dell'e-commerce come imminente; è solo questione di tempo (ha dichiarto Ma) e di scegliere tra Hong Kong e New York.

Gli analisti di Goldman Sachs recentemente hanno valutato il gruppo cento miliardi di dollari, considerando la possibilità che questo batta un nuovo record di offerta pubblica iniziale su Hong Kong. E Ma, con in mano il 7% delle azioni, è destinato a diventare l'uomo più ricco della Cina.

In realtà, è da diversi anni che Alibaba si spiana la strada per un ingresso in borsa. A settembre dello scorso anno il gruppo ha concluso il riacquisto di azioni da Yahoo! per 6,3 miliardi di dollari, cedendo 800 milioni di dollari in azioni privilegiate di Alibaba Group e 550 miliardi di dollari per un accordo di licenza su tecnologie e proprietà intellettuale. Attraverso il riacquisto il gruppo ha anche introdotto una "squadra nazionale" di investitori. Al riacquisto degli stock right di Yahoo! hanno partecipato anche due società statali: la China Investment Co., Ltd. (CIC) e la China Development Bank Capital Corporation (CDB).
CIC, che è controllata direttamente dal Consiglio di Stato e i cui finanziamenti arrivano dalle riserve in valuta estera dello Stato, è il fondo sovrano più potente al mondo. CDB, invece, è una società sussidiaria della China Development Bank, e costituisce una filiale responsabile per gli investimenti di private equity. Il governatore della China Development Bank, nonché segretario  Chen Yuan, è il figlio di Chen Yun, veterano del partito e numero due ai tempi di Deng Xiaoping.

Anche China International Trust and Investment Company (CITIC) e la società di private equity Boyu Capital, con base ad Hong Kong, hanno partecipato a loro volta al riacquisto. La società madre di CITIC è stata fondata dal capitalista rosso Rong Yiren; mentre per dieci anni a tenere il timone del gruppo è stato Wang Jun, secondogenito di Wang Zhen, veterano dei tempi della rivoluzione comunista. Presidente e CEO del conglomerato finanziario CITIC Private Equity Funds Management, nonché direttore di CITIC Securities, è Liu Lefei, figlio di Liu Yunshan, uno dei membri del Politburo ristretto, il ghota cinese.

Il giovane Boyu Capital -fondo di private equity registrato ad Hong Kong nel 2010- ha al suo interno connessioni ancora di maggior peso, dato che tra i cinque partner della società compare il nome di Jiang Zhicheng, nipote del presidente in pensione Jiang Zemin. Egli è il figlio di Jiang Mianheng, primogenito del grande vecchio della politica cinese. Soprannominato Alvin, Jiang Zhicheng si è laureato presso la facoltà di Economia di Harvard, e ha lavorato per Goldman Sachs, nonostante abbia soltanto 27 anni. Gli sforzi messi in atto per mantenere un basso profilo, non sono bastati a tenere lontano i media, attratti dal suo background fuori dal comune.

Atri tre importanti partner di Boyu sono Ma Xuezheng, ex managing director per l'Asia di TPG Capital e amministratore delegato di Lenovo; Zhang Zixin, ex presidente di Ping An Insurance Company e Tong Xiaomeng che è stato partner anche di Providence Equity Partners.

Asia Weekly, in riferimento al caso dell'ex dipendente della Cia, Edward Snowden, ha sottolineato come China Cinda Asset Management Corporation sia un nodo commerciale tra Carlyle Group e i figli degli alti funzionari, che si nascondono dietro le istituzioni finanziarie statali cinesi. Esso sarebbe stato approvato nel 2010 dal consiglio di Stato cinese e avviato dal ministero delle Finanze. Nel 2012, China Cinda ha introdotto investitori  strategici delle quattro società (citate sopra, ndt), tra questi proprio CITIC, che ha partecipato all'equity trading di Alibaba. Carlyle Group è la società madre di Booz Allen Hemilton (per la quale ha lavorato Snowden), ed è legata a doppio filo all'intelligence americana.

Le due società con prefisso "Stato" (ovvero CDB e CIC, ndt), più i conglomerati che hanno stretti legami con i "principini rossi", rappresentano non più del 5,6% degli stock rights di Alibaba, ma la loro unione perversa ha suscitato molti sospetti tra media, così che una dopo l'altra hanno cominciato a speculare sulla figura di Jack Ma. Chinese business news, Entrepreneur e 21st Century Business Herald hanno tutti trattato l'argomento. Tuttavia le operazioni di Jiang Zhicheng sul mercato azionario sono ancora un tabù, così la stampa cinese non ha avuto il coraggio di seguire fino in fondo gli indizi trapelati.

Il team di supporto ad Alibaba

Sotto il supporto del team di investitori nazionali, la struttura del capitale ha subito una ricomposizione con l'introduzione di azionisti chiave, permettendo a Ma di continuare la sua marcia verso il settore bancario, tradizionalmente monopolizzato dallo Stato. Il Nandu zhoukan, alla vigilia di quanto accaduto con il South China Morning Post, aveva pubblicato in copertina un articolo su Ma facendo riferimento al fatto che "molti ritengono che il presidente di Alibaba stia giocando con internet; in realtà lui sta giocando a oltrepassare il confine tra e-commerce e logistica. E ora sembrerebbe voler silenziosamente approdare nel mondo della finanza".

Alipay Alibaba è stato fondato dieci anni fa, e conta già ottocento milioni di iscritti. Il volume giornaliero massimo di transazioni è di 20 miliardi di yuan (circa 3,2 miliardi di dollari) e comprende diversi settori dall'acquisto di merci, ai biglietti aerei, forniture di servizi, financial management ecc...Il volume massimo di scambi ha raggiunto i 105,8 milioni di pagamenti al giorno. D'altra parte, Jack Ma che non ha mai negato le ambizioni per uno sviluppo dei servizi finanziari, una volta ha detto: "All'inizio non c'era modo che i sistemi finanziari ci sostenessero. Proprio perché è difficile che gli attuali sistemi finanziari appoggino le industrie creative, abbiamo deciso di crearne uno nostro."

A giugno di quest'anno, Alibaba ha presentato al pubblico Yu'ebao, come estensione dei servizi forniti su Alipay. Quest'ultimo e Celestica Fund hanno lanciato il money market fund Zenglibao. Gli utenti di Alipay depositano i soldi su Yu'ebao, dove gli interessi sui depositi sono maggiori rispetto a quelli delle banche. Così, la struttura bancaria online di Jack Ma viene completata: l'interrelazione dei "tre bao" (Yu'ebao, Zenglibao e Alipay -in cinese Zhifubao, ndt) costituisce una gigantesca macchina attira-soldi. Alla fine di luglio, i dati pubblicati dall'agenzia di stampa Xinhua hanno mostrato che il numero degli utenti di Yu'ebao ha già superato i quattro milioni, con trasferimento di fondi per miliardi. Oggi il fondo monetario Zenglibao, il cui numero degli utenti è rapidamente aumentato, è diventato il più grande money market fund cinese.

I "tre bao" rompono le restrizioni finanziarie

Nei progetti di Alibaba, l'espansione dei profitti e del business finanziario dei "tre bao" dovrebbe arrivare alle stelle. Jack Ma ha affermato che "a parte non accettare soldi contanti, tutti gli altri finance service possono essere forniti online". D'altra parte, il presidente di Alibaba si trova ad affrontare la sfida imposta dalle normative. Nel maggio 2012, Alipay ha ottenuto la licenza per il pagamento di fondi di terzi, ma non quella per la distribuzione di fondi di terzi; ragione per la quale la collaborazione con Celestica viene considerata una deviazione verso la vendita di fondi degli utenti.

Quanto affermato nell'intervista al South China Morning Post ha ricevuto o meno il supporto della politica nazionale? Dato il contesto cinese, molti si chiedono se Alibaba stia ricevendo un'attenzione particolare da parte del Partito. Jack Ma non ha mai dato una risposta diretta, si è limitato a replicare: "Certamente speriamo in un sostegno politico. Il problema è che, al momento, spesso la politica non necessariamente è in grado di dare il proprio appoggio; in termini di cambiamento, l'innovazione senza dubbi supera lo sviluppo delle istituzioni attuali. L'innovazione in corso sotto queste istituzioni non può essere chiamata veramente innovazione. E' piuttosto una specie di perfezionamento, un miglioramento. Oggi ci troviamo nel mezzo di un processo volto a introdurre nuove idee e influenzare lo sviluppo dell'industria. Allo stesso tempo, però, dobbiamo combattere strenuamente contro le istituzioni politiche ad ogni livello."

Dopo che Xi Jinping è salito al potere, durante un meeting del Politburo, sono state approvate otto regole per "migliorare lo stile di lavoro" dei funzionari. A maggio di quest'anno è stata emessa una circolare "sull'attuale situazione ideologica", nella quale si criticavano sette argomenti tabù di cui non si può parlare. Una copia di tale documento è stata fatta circolare anche nelle università cinesi. All'inizio di luglio, poi, il Partito ha annunciato una campagna di rettificazione a tutti i livelli, della durata di un anno. Tutto questo ha scatenato speculazioni sulla natura di Xi, tra chi ritiene sia un conservatore e chi vede in lui un riformista. Non è forse anch'egli un "principino"? In che rapporti è con il primo ministro Li Keqiang? Gode dell'appoggio di Jiang Zemin? Anche quest'anno si terranno i colloqui di Beidaihe?
Di cosa si parlerà? Queste le domande più frequenti dentro e fuori i confini nazionali.

Il popolo non può che fare ipotesi su quanto avviene ai piani alti del Partito, ma chi si occupa di giornalismo dovrebbe basarsi sulla preziosa regola "follow the money". Bisogna capire l'universo interno, seguire la pista degli interessi economici. Dove arrivano e dove vanno a finire i soldi? Analizzando le relazioni d'interesse tra persone e cose, spesso si raggiunge una certa dose di verità. Per esempio, lo scorso 3 luglio, durante un incontro con l'ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger, Jiang Zemin ha lodato Xi Jinping definendolo "un leader molto competente e saggio". Di rado avviene che un ex Segretario generale elogi chi è in carica, per cui l'episodio è stato accolto da molti con perplessità. Alcuni media invece hanno prontamente evidenziato il placet di Jiang all'attuale presidente, al fine di chiarire le dicerie su un eventuale disaccordo tra i due e così disinnescare il presunto conflitto tra fazioni politiche. Altri analisti sono dell'avviso che questo, al contrario, indichi che le forze avverse a Xi sono già uscite allo scoperto. Guardando la faccenda da un altro punto di vista, bisognerebbe partire dalle complicate relazioni d'interesse che legano Xi Jinping alla "terza generazione" di leader, della quale Jiang è stato colonna portante. Considerando le politiche del governo Xi-Li a sostegno di Jack Ma -nel cui impero abbiamo visto comparire anche il nipote di Jiang- non deve destare stupore il sostegno dimostrato dall'ex segretario a Xi.

Anche se il backstage politico rimane decisamente opaco, tuttavia i dati economici e finanziari cinesi sono abbastanza chiari. Se la Cina vuole che i paesi stranieri investano, entrino nel mercato interno e concedano finanziamenti, è necessario che rafforzi il proprio sistema di monitoraggio per accedere al sistema internazionale di informazioni finanziarie. Lo scorso anno, hanno fatto grande clamore a livello internazionale le inchieste del New York Times sul patrimonio da 2,7 miliardi di dollari accumulato dalla famiglia dell'ex premier Wen Jiabao, e quella di Bloomberg sulle ricchezze personali degli eredi degli "otto immortali" del Pcc. Entrambi gli autori dei report hanno dichiarato che le loro ricerca si sono basate su documenti pubblici.

Proprio perché i dati economici e finanziari sono piuttosto accessibili, i media hanno acquisito un fiuto molto sviluppato per le questioni scottanti e il contenuto delle inchieste si presenta solido, ma i confini politici rimangono blindati e non si può procedere molto oltre. L'intervista del South China Morning Post a Jack Ma ha scatenato una bufera proprio perché è andata a toccare un nervo scoperto: quello del capitalismo clientelare. Oggi tutto il mondo guarda con preoccupazione all'andamento dell'economia cinese. Ma oltre ad osservare i dati bisognerebbe analizzare la rete di guanxi e di interessi che permane sottotraccia, così come il funzionamento del capitalismo clientelare.

In Cina il dibattito politico, vivace tanto tra il popolo che nel mondo imprenditoriale, negli ultimi tempi ha manifestato uno sviluppo opposto. A giugno, Liu Chuanzhi, il presidente di Legend Holding, ha dichiarato sul gruppo Weibo di Zhisland: "Da adesso in poi dovremo parlare di affari. Nei prossimi incontri tratteremo di business non di politica." Alla fine di marzo, durante l'IT summit di Shenzhen, lo stesso Jack Ma aveva affermato che in futuro avrebbe posto un sigillo sulle questioni politiche. Per quale ragione, allora, nella sua intervista con il SCMP -in teoria focalizzata su questioni commerciali- ha deliberatamente menzionato il 4 giugno? Le autorità hanno dato l'ordine agli imprenditori di "non parlare di questioni nazionali"? Tutto questo è oggetto di grande interesse.



    阿里巴巴集团董事局主席马云,週前接受香港《南华早报》访问,其中提到六四的几句话出现了罗生门,变成各说各话。解读这趟六四言论争议,要从阿里巴巴所代表的天文数字的利益和这经济利益背后的官商合纵连横关係讲起。马云的「六四风波」展示了中国权贵资本主义运作的冰山一角。
 
    马云是有理由紧张的,《南早》的访问引起震盪后,已有敏感的媒体在猜马的六四言词是否会影响今年阿里巴巴集团的上市大计。阿里官方儘管一再否认本年内上市,但是投行消息说上市箭在弦上,只是「时间问题」(马云原话)以及要决定在香港还是纽约上市。高盛分析师不久前调高阿里巴巴的上市估值到一千亿美元,有机会创下香港新股集资的历史纪录,持股百分之七的马云有望成为中国首富。
 
    事实上,过去几年阿里巴巴一直为上市铺路。去年九月,阿里巴巴完成对雅虎七十六亿美元的股份回购,以六十三亿美元及价值八亿美元的阿里集团优先股,回购雅虎持有的阿里集团股份的百分之五十。透过回购,阿里集团还引进了「国家队」投资者。参与雅虎股权回购有两家国家级企业:中国投资有限公司和国开金融有限责任公司。「中投」直属国务院,资金来自国家外汇储备,是目前全球最大主权财富基金;「国开金融」是国家开发银行旗下、负责股权投资的子公司。国发银行的董事长及党委书记陈元 ,是邓小平时代二号人物陈云之子。
 
    参与回购的还有中信资本和在二零一零年在香港成立的博裕资本。中信资本的母公司是红色资本家荣毅仁创办的老牌中资中信集团,曾任集团董事长十一年的王军是中共开国元老王震的次子。负责集团旗下基金操作的中信产业投资基金管理有限公司董事长兼首席执行官,则是中共中央政治局常委刘云山之子刘乐飞。
 
    年轻的博裕资本是个在香港注册的私募基金,来头更大,五个合伙人中包括中国前国家主席江泽民的嫡孙江志成。小江是江泽民长子江绵恆的儿子,小名「毛头」,洋名Alvin,毕业于哈佛大学经济系,曾任职高盛,年仅二十七岁。他为人低调,但是不寻常的背景令他和博裕投资进入了国际媒体的关注视野。江绵恆曾任中科院副院长, 业务遍及上海关键的经济领域。
 
    博裕另三位重要合伙人包括曾任德太投资(TPG Capital)亚洲董事总经理、联想集团执行董事马雪征;曾任中国平安保险股份有限公司总经理的张子欣和前Providence Equity Partners合伙人童小幪等。
 
    博裕登场,声势不凡,首期私募投资基金集资十亿美元,投资者包括新加坡主权基金澹马锡(Temasek)和香港的李嘉诚基金会。今年内将推出第二期,计划筹集十五亿美元。顺带一提,博裕的重点投资,还有中国信达资产管理股份有限公司。亚洲週刊在早前关于美国中央情报局前僱员斯诺登的报道中称,信达「是连结凯雷集团(Carlyle Group)与中资机构及背后的中国高官子女的商业节点」,它是二零一零年经中国国务院批准,由财政部发起的非银行金融机构。二零一二年,信达引入四家战略投资者,其一便是参与此次阿里巴巴融资的中信资本。凯雷集团是斯诺登的东家博思艾伦(Booz Allen Hamilton)的母公司,与美国情报产业关係密切。
 
    两家「国字头」企业加上两个与红色后代关係深厚的公司,佔阿里巴巴集团的股权只不过是百分之五点六,但这组合已为中国媒体带来巨大悬念,纷纷猜测马云的盘算。这包括《第一财经》「国家队入围阿里,回购资本盛宴背后」,《创业家》「马云的阴谋与阳谋」和《二十一世纪经济报道》「谁的阿里巴巴」。只是中国媒体对江志成在资本市场运作有所禁忌,不敢提及和深入追踪。
 
    国家队支持阿里巴巴
 
    在国家队的支持下重组资本结构,引进关键股东,马云为进军被国家垄断的银行业进一步铺垫。《南都周刊》在南早事件发生前夕,刚做了个马云的封面专题《搅局者阿里金融》,提到「很多人以为马云在玩互联网,其实他在玩跨界,从电商到物流,现在则在悄无声息间,跨界到了金融」。
 
    阿里巴巴的支付宝成立十年,注册用户数已破八亿,每日最高交易额超过二百亿元人民币(约三十二亿美元),涵盖购物、航旅机票、生活服务、理财、公益等众多方面,日最高交易量达到一亿零五百八十万笔。马云不讳言他对发展金融业务的野心,说过:「原先的金融体系没办法支持我们,现有的金融体系很难支持创新行业的发展,所以,我们就自己创新一套金融。」
 
    今年六月,阿里巴巴推出「馀额宝」作为「支付宝」业务延伸。支付宝另和天弘基金推出货币基金「增利宝」。支付宝用户将钱存在馀额宝,存款利息比银行更高。至此马云的网上银行格局完成,三宝整合成为了庞大的吸金机器。七月下旬新华网的最新数字显示,「馀额宝」用户数已突破四百万,转入资金破百亿。增利宝货币基金成为中国用户数最大的货币基金。
 
    金融三宝打破限制
 
    按阿里巴巴的如意算盘,「三宝」收益和金融业务扩张空间可与天比高。马云说,除了不能收现金,其他金融「业务都可以用互联网解决」。不过,马云要面对监管问题的挑战。支付宝在二零一二年五月获得基金第三方支付牌照,却没有第三方基金代销牌照,引致它与天弘基金的合作被评为绕弯向用户销售基金。
 
    《南早》专访问到马云是否得到国家政策支持,在中国语境中,这是在问阿里巴巴有没有党政当局特殊照顾。马没有正面回答,只委婉的说﹕「当然我们很期待政策支持,但问题在于现有很多政策未必能够支持,对变革来讲,创新一定是超越现有制度的发展,在现有制度下的这种创新其实不叫创新,那是一种完善和改良。今天我们在创新并影响这个产业发展的过程中,同时对各级政府的政策制度也是巨大的挑战。」
 
    习近平上台后,先在十二月的政治局会议通过「改进工作作风」的八项规定,今年五月又下发维稳意味浓重的《关于当前意识形态领域情况的通报》,批评意识形态领域七个问题;高校的所谓「七不讲」就是以此为蓝本。七月初,中共开始为期一年的全党整风运动,引起外界猜测,习是改革派还是保守派,是不是太子党?他和国务院总理李克强的关係怎样?江泽民支持他吗?北戴河的会议是否要开?要谈甚麽?
 
    老百姓对中共党政高层只能做推论,而作为新闻工作者,倒应根据做深度报道的金科玉律「跟着钱走(follow the money)」。要了解内里乾坤,要从其中的经济利益顺藤摸瓜:钱从哪里来?又向哪里去?分析人与事的利益关係,往往可以看透一点真相。譬如七月三日,江泽民在会见美国前国务卿基辛格时讚扬习近平「是一位非常能干、有智慧的国家领导人」。前总书记破例高姿态讚扬现任书记,使人摸不着头脑,有媒体指江泽民公开挺习,意在澄清江习不和传闻,化解党内派系斗争,延续政治影响力。也有论者认为这是因为反习势力已出现。不过,换个角度从江家三代和习近平曲折的利益关係看:以习为首的党国给马云政策支持,马云版图有江的孙子,前总书记挺习不该让人意外了。
 
    中国政治不透明,财经资讯却比较公开,中国要外国投资、上市、融资,须加强自身监管制度,被纳入国际金融资讯系统。去年《纽约时报》和彭博社大篇幅报道时任总理温家宝家族的二十七亿美元财富,和中共八位元老后代聚敛了大量的私人财富,引起全球热议。两个媒体的记者皆表示,报道是依据公开文件获得的结果 。
 
    中国财经资讯比较公开,因此媒体嗅觉很灵敏、报道内容也很扎实,但受限于政治环境,只能点到为止。《南早》报道马云掀起轩然大波,正由于触动了权贵资本主义的神经。全世界都在关注中国经济,除了看得见的指数,还要看后面的关係网和利益链,以及权贵资本主义的运作。 
 
    中国民间企业家论政活跃,近来却出现相反发展。联想控股董事会主席柳传志六月在企业家的「正和岛」微群中说﹕「从现在起我们要在商言商,以后的聚会,我们只讲商业,不谈政治。」马云早在三月底的深圳高科技领袖峰会上表示将对政治问题封口,他为什麽在《南早》一篇围绕商业的访问中主动提到六四?官方是否曾向企业家发出「莫谈国是」的信息?正受各方关注。








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