Nord Corea: dall’Onu sanzioni edulcorate
Secondo la Reuters, sarà una risoluzione edulcorata quella che si appresta a discutere questo pomeriggio il consiglio di sicurezza dell’Onu: nessuna misura coercitiva contro Kim Jong-un (di cui si era ventilato il congelamento dei beni e un divieto di espatrio), nessun controverso embargo sul petrolio. Piuttosto si proporrà un divieto sui condensati e liquidi di gas naturale, con un cappello di due milioni di barili all’anno sui prodotti petroliferi raffinati e un limite sulle esportazioni di greggio verso la Corea del Nord. Rimane valido il tappo sull’acquisto di prodotti tessili nordcoreani, che dopo il carbone costituiscono il fiore all’occhiello dell’export di Pyongyang e di cui la Cina è il primo acquirente. Ugualmente meno ferree le misure che riguardano l’assunzione di lavoratori nordcoreani all’estero (preziosa fonte di rimesse per il regime), che in futuro dovrà essere sottoposta all’attenzione di un comitato del consiglio di sicurezza. Il testo revisionato sembra strizzare l’occhio a Cina e Russia, principali partner commerciali e fornitori di petrolio del Nord con potere di veto. Seppur “all’acqua di rose”, la minaccia di sanzioni non ha mancato di innescare la risposta stizzita di Pyongyang. Questa mattina l’agenzia KCNA ha affermato che gli Usa dovranno fronteggiare “azioni più severe di quanto non si aspettino”.
Pechino colpisce le finanze nordcoreane
Mentre le Nazioni Unite si apprestano a discutere una nuova risoluzione contro la Corea del Nord, la Cina fa la sua parte bloccando tutte le transazioni dei conti nordcoreani presso le banche statali cinesi. Secondo il Kyodo News,gli uffici di Bank of China, China Construction Bank e Agricultural Bank of China nella provincia nord-occidentale del Jilin hanno inoltre vietato l’apertura di nuovi conti correnti. Quelli già esistenti non risultano congelati — i prelievi sono ancora permessi — ma non è più concesso effettuare depositi e rimesse. La mossa sembra mirata ad evitare sanzioni come quelle applicate dagli Usa contro Bank of Dandong, individuata come una delle principali fonti di riciclaggio di denaro sporco per conto di Pyongyang. Tagliare le fonti di valuta forte è tra gli obiettivi rincorsi da Washington, che lo scorso anno ha isolato il Regno eremita dal sistema bancario statunitense. Secondo dati analizzati dal NYT, le misure messe in atto da Pechino contro l’export nordcoreano hanno fatto lievitare il deficit commerciale tra i due paesi a 1 miliardo di dollari dal momento che, in barba alla stretta sul credito, Pyongyang ha aumentato i propri acquisti cinesi.
La Cina adotta regole più ferree sulle religioni
Dopo oltre un anno di attese, giovedì il Consiglio di Stato ha approvato una revisione della Regulation on Religious Affairs (2005) che — dal 2 febbraio 2018 - darà più potere decisionale ai governi locali e minaccia severe punizioni per chiunque conduca attività religiose non autorizzate. In base alle nuove regole, il governo cinese rafforzerà il controllo sulle operazioni religiose nelle scuole, le pubblicazioni online e la formazione religiosa all’estero. Chi scoperto a organizzare attività senza l’approvazione delle autorità dovrà far fronte a sanzioni pecuniarie per un importo tra i 100mila e i 300mila yuan. Le donazioni da parte di organizzazioni o individui stranieri sono bandite. Secondo le nuove disposizioni, “la gestione delle cose religiose dovrebbe attenersi al principio del mantenimento della legalità, limitando l’illegalità, bloccando l’estremismo, resistendo le infiltrazioni e attaccando la criminalità”. Mentre le misure colpiscono ogni credo, gli esperti sono concordi nel ritenere che a risentirne sarà sopratutto il sempre più popolare Cristianesimo.
La Cina si prepara a dire addio alle automobili inquinanti
La Cina potrebbe presto seguire Francia Regno Unite nel rilasciare una deadline per la produzione di automobili diesel e a benzina. Determinato a contrastare l’inquinamento dell’aria e a conquistarsi un nome a livello internazionale, il Regno di Mezzo vede nelle auto “verdi” (NEV). Secondo quanto affermato dal viceministro dell’Industria, il dicastero “ha avviato una ricerca e formulerà una scadenza con i dipartimenti competenti”. Nel 2016 in Cina sono stati venduti 507mila veicoli di nuova energia, un numero che rende il paese asiatico il primo mercato al mondo in questo tipo di tecnologia, oltre che il primo mercato automobilistico in termini assoluti. Il settore viene considerato un fiore all’occhiello del programma “China 2025” ed è una delle 10 industrie in cui Pechino vuole mettere in piedi campioni nazionali con cui conquistare il mercato globale. Nel frattempo, Volkswagen, General Motors, Renault-Nissan e Ford si apprestano a incrementare la loro presenza in Cina con hub di ricerca e sviluppo.
Myanmar: l’Arsa chiede una tregua
L’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa), la sigla dietro gli attacchi che hanno innescato una nuova escalation di violenza nello stato Rakhine, ha proclamato unilateralmente l’inizio di un mese di cessate il fuoco, nella speranza che il governo birmano faccia lo stesso. Lo ha annunciato l’account Twitter del gruppo nella giornata di ieri, che contestualmente ha richiesto a “tutti gli attori umanitari” di riprendere “la distribuzione degli aiuti a tutte le vittime della crisi umanitaria a prescindere dall’etnia e dalla religione”. L’appello arriva mentre il numero dei rohingya fuggiti in Bangladesh dal 25 agosto ha raggiunto quasi quota 200.000, mentre secondo le autorità sono 400 i morti, sopratutto militanti. Stime che le Nazioni Unite temono si avvicinino in realtà intorno ai 1000. Intanto, all’imbarazzo per il silenzio di Aung San Suu Kyi si sta aggiungendo l’indignazione dei paesi asiatici a maggioranza musulmana, sfociata in proteste e rappresaglie.
(Pubblicato su China Files)
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