La sorella di Kim alle Olimpiadi
Ci sarà anche la sorella di Kim Jong-un nella delegazione nordcoreana alle Olimpiadi di Pyeongchang, guidata dal capo di stato cerimoniale Kim Yong-nam. La giovane Kim Yo-jong diventerà così il primo membro della famiglia Kim a mettere piede in Corea del Sud. Secondo il ministero dell’Unificazione sudcoreano, Kim parteciperà alla cerimonia d’apertura ai Giochi. Come spiega un esperto a Bloomberg, la ragazza probabilmente consegnerà al presidente sudcoreano Moon Jae-in un messaggio da parte del fratello a testimonianza dell’impegno di Pyongyang nella ripresa del dialogo tra le due Coree. C’è chi tuttavia ritiene che il compito di Kim, membro supplente del politburo (l’ente decisionale di Pyongyang) sia potenziare l’immagine del paese e rubare la scena ai cugini del Sud. Kim è stata inserita nella lista nera degli Stati Uniti per presunti legami con le violazioni dei diritti umani nel Regno Eremita. Non è chiaro se incontrerà il vicepresidente statunitense Mike Pence, che durante un incontro con Shinzo Abe ieri ha pronosticato “la tornata di sanzioni economiche più dura e più aggressiva di sempre contro la Corea del Nord”.
Nel frattempo si è tenuta in sordina la tanto attesa parata militare per il 70esimo anniversario della Korean People’s Army, anticipato rispetto all’abituale 25 aprile. La TV di stato ha iniziato a proporre film patriottici in quello che sembrava essere il preludio di una trasmissione dal vivo. Poi l’annuncio dell’avvenuta rassegna militare.
Arrestata imprenditrice vicina all’ex premier cinese
Un’imprenditrice vicina alla famiglia di Wen Jiabao è stata arrestata prima del 19° Congresso del Partito, lo scorso settembre. E’ quanto riportano tre fonti indipendenti al New York Times, lo stesso quotidiano che nel 2012 aveva rimestato nei torbidi affari dei parenti dell’ex premier vincendo il premio Pulitzer. Mentre da tempo circolano voci sulla possibilità che il cerchio dell’anticorruzione si stia stringendo attorno a “nonno Wen”, le fonti del NYTsembrano suggerire tuttavia che Miss Duan Weihong si sia cacciata nei guai per i suoi rapporti di business con Sun Zhengcai, l’ex segretario di Chongqing considerato fino a qualche mese fa un possibile successore di Xi Jinping e arrestato per “gravi violazioni della disciplina” (leggi: corruzione).
Duterte indagato per crimini contro l’umanità
La Corte penale internazionale ha avviato un’indagine per verificare le accuse di crimini contro l’umanità a carico del presidente filippino Rodrigo Duterte. La richiesta era stata avanzata lo scorso aprile da un avvocato. In passato il “Giustiziere” non ha mancato di accusare la corte di “ipocrisia” e “inutilità” minacciando di ritirare le Filippine dai paesi membri. L’annuncio arriva all’indomani dell’arresto di tre poliziotti con l’accusa di omicidio, primo caso del genere dall’inizio della spietata campagna antidroga lanciata da Rodrigo Duterte. I tre sono accusati di aver ucciso il 17enne Kian Loyd delos Santos e di aver mascherato l’uccisione come reazione di autodifesa, nascondendo della droga e una pistola sul corpo del ragazzo. Circa 4000 persone sono state uccise per mano della polizia. In due circostanza Duterte ha sospeso temporaneamente la polizia dalle operazioni contro il narcotraffico passando l’incarico alla Philippine Drug Enforcement Agency (PDEA). Da quando però sono tornati all’opera lo scorso dicembre, gli agenti hanno fatto altre 46 vittime.
Crisi coreana: Washington prepara “il padre di tutte le bombe”
Dopo aver sganciato “la madre di tutte le bombe” sull’Afghanistan, Washington pare abbia in cantiere un ordigno il doppio più potente con cui tenere a bada Pyongyang. Soprannominate “il padre di tutte le bombe”, GBU-57 Massive Ordnance Penetrator (MOP) è l’arma non nucleare più distruttiva dell’arsenale americano. Come spiega su The Nation Michael T. Klare, docente di Peace and World Security Studies presso l’ Hampshire College, l’ordigno era stato pensato per distruggere le strutture nucleari iraniane, ma ora che l’amministrazione Trump sta valutando un possibile attacco preventivo per annientare le armi atomiche nordcoreane, GBU-57 sembra essere tornata sotto i riflettori. Lo testimonierebbe il dispiegamento di nuovi bombardieri B-2 — gli unici in grado di trasportare la pesantissima bomba — presso l’ Andersen Air Force Base, sull’isola di Guam.
Imprenditore fa causa al governo per mancato pagamento. Stava costruendo una “Las Vegas” nel Gobi
L’ottavo uomo più ricco di Cina ha citato in giudizio il governo della municipalità di Lanzhou, nel Gansu, per l’interruzione di un progetto da 640 milioni di dollari. Si tratta del caso più imponente a vedere coinvolti su fronti opposti il mondo imprenditoriale e lo Stato. Secondo Yan Jiehe, la compagnia da lui fondata — China Pacific Construction Group — non ha mai visto un centesimo di quanto dovuto per la realizzazione della Lanzhou New City, una sorta di “La Vegas del deserto del Gobi” grande due volte New York, per la cui costruzione sono state abbattute decine di colline. Il progetto è stato interrotto nel 2013, a un anno dall’inizio dei lavori, per la mancanza di valutazioni sull’impatto ambientale. La causa è stata avviata nel 2015 ma solo pochi giorni fa Yan ha deciso di rompere il silenzio per richiamare l’attenzione mediatica sulla sua storia. Il caso di Lanzhou si aggiunge alla sempre più lunga serie di progetti infrastrutturali finiti nei guai per la loro dubbia utilità a fronte dell’aumento del debito dei governi locali. Di recente la stessa sorte è toccata alla rete metropolitana di Baotou, nella Mongolia Interna. Nell’ultimo anno, solo nel Gansu, una provincia centrale nella Nuova Via della Seta, gli investimenti nelle attività fisse sono crollati del 40% nei primi 11 mesi del 2017.
Pechino militarizza il Mar cinese e Duterte sospende le esplorazioni straniere
Stop alle esplorazioni straniere nel Benham Rise. Il governo Duterte cambia politica per silenziare le proteste nazionaliste innescate da un accordo con cui lo scorso mese Manila aveva concesso a Pechino di condurre ricerche scientifiche nelle acque territoriali filippine, ricche di risorse naturali. I due paesi sono da anni ai ferri corti per questioni di sovranità nel Mar cinese meridionale e lo scorso anno il ministero degli Esteri cinese aveva messo in dubbio l’appartenenza alle Filippine della formazione naturale 250 km a est dell’isola di Luzon. Proprio in questi giorni nuove immagini satellitari passate al Philippine Daily Inquirer — probabilmente da funzionari del governo filippino — mostrano i progressi fatti da Pechino nella “fortificazione” di sette isole dell’arcipelago Spratly — conteso con alcuni vicini asiatici — munite di piste d’atterraggio, hangar e basi navali. Uno degli isolotti, Panganiban, si trova nella zona esclusiva speciale di Manila, a cui il tribunale internazionale dell’Aja ha riconosciuto la sovranità nel luglio 2016.
[Pubblicato su China Files]
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