giovedì 28 marzo 2013

Due chiacchiere con Feng Yuan



(Segue da Germogli di femminismo sbocciano in Cina)

La parola all'esperta
Feng Yuan si occupa di tematiche di genere dalla metà degli anni '80. Dal 1986 al 2006 ha lavorato come giornalista presso la redazione del People's Daily, organo del Comitato centrale del Pcc, e di China Women's News. Nel 1995 ha fondato insieme ad altri diverse Ong, tra le quali Media Monitor Network for women, Beijin-Tianjin Facilitators' Team on Gender and Development e Anti Domestic Violence Network. Tra il 2006 e il 2009 è stata coordinatrice del Gender and Women's Right Program di ActionAid China, poi professoressa e direttrice del Center for Women's Studies presso l'Università di Shantou (2009-2011). Oggi è presidente di Anti Domestic Violence Network e membro di China Women's Research Society. Oltre ad essere autrice e coautrice di diverse pubblicazioni e manuali di formazione, ha ricoperto un ruolo di primo piano nella stesura del primo China Human Development Report (2009), del libro bianco sulla parità di genere in Cina (2005, Consiglio di Stato) e del rapporto stilato dalle Ong sui progressi compiuti dalla Cina nella realizzazione degli obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG).

Feng ha gentilmente risposto ad alcune domande da me postele.

Le violenze domestiche sono ancora una realtà di tutti i giorni per molte donne cinesi. Secondo un sondaggio pubblicato tempo fa dal China Daily, un terzo delle famiglie cinesi si trova ad affrontare il problema degli abusi -sia fisici che psicologici- entro le mura di casa. Una ricerca intrapresa nelle provincie del Gansu, dello Hunan e del Zhejiang ha evidenziato che un terzo delle famiglie avrebbe assistito ad episodi di violenza domestica; l'85% delle vittime sono donne. La cosa sorprendente è che solo il 5% delle intervistate ha affermato di ritenere il proprio rapporto coniugale infelice. Per molte donne le violenze sono un aspetto "normale" della vita familiare. Eppure alcune iniziative messe in atto negli ultimi tempi indurrebbero a pensare che qualcosa stia cambiando (link). 

Se le norme sociali sulle violenze cambiassero, se i servizi pubblici fossero più completi, qualificati e disponibili, la maggior parte delle vittime certamente gradirebbe ottenere maggior aiuto dalla società e sopratutto dallo Stato. Il problema non è che le donne non cercano un supporto esterno alla famiglia, il problema è la mancanza di un sostegno adeguato e di aiuto da parte del governo. Abbiamo sentito un sacco di storie e vere e proprie tragedie come quella di Do Shanshan a Pechino e di Li Yan nel Sichuan, entrambe vittime che non sono riuscite ad avere un aiuto tempestivo.

Quali sono le lacune del corpo normativo cinese che occorre colmare? Quali aspettative ripone nella nuovo leadership guidata da Xi Jinping?

I principi di parità e "uguaglianza" citati dalla legge debbono diventare realtà, occorre che siano  concreti e utilizzabili dai titolari dei diritti, come per esempio le donne. Bisognerebbe imporre ai soggetti responsabili, quali i dipartimenti di Stato e di governo ma anche i datori di lavoro, di adempiere ai propri doveri. Se la nuova dirigenza vuole veramente cambiare le cose, è necessario che prenda in considerazione i diritti delle donne e la parità di genere nel processo di formulazione delle politiche economiche e sociali.

Negli ultimi due decenni, diverse Ong si sono mobilitate nella difesa dei diritti delle donne, ma anche nel tentativo di sensibilizzare la società civile nel suo complesso, nonostante alcuni ostacoli quali vincoli finanziari e status giuridico. Quale sarà il ruolo delle Ong nella battaglia per l'emancipazione femminile?

Le Ong per la difesa delle donne hanno preso l'avvio e continuano a portare avanti attività di sostegno alla causa femminile, nonostante gli ostacoli incontrati. Al contempo le Ong hanno maggiore visibilità tra i media e il pubblico. Quello che dovremmo fare per implementare l'efficacia del nostro lavoro -oltre a richiedere riforme politiche- è rafforzare la nostra capacità di advocay e mobilitazione nel processo di stesura ed elaborazione dell'agenda politica.

Vuole spiegare in breve di cosa si occupa Media Monitor Network for women, Ong di cui è cofondatrice? 

Media Monitor Network for Women mira a superare gli stereotipi di genere e a migliorare la partecipazione femminile nel mondo del giornalismo e della comunicazione. A partire dal 1996 ha effettuato diverse ricerche ed inchieste, oltre ad aver organizzato corsi di formazione. Tra anni fa ha cominciato a pubblicare alcuni prodotti editoriali, quali il settimanale online Women's Voice, seguito poi da Voice of Feminist.

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