mercoledì 12 febbraio 2014

Il senso di Pechino per Sochi



Tre giorni per cementare la 'liaison' con «un buon vicino, buon partner e buon amico». Il presidente cinese Xi Jinping per inaugurare la sua agenda estera 2014 ha scelto di nuovo la Russia, già meta del suo primo viaggio da capo di Stato l'anno passato. Dal 6 all'8 febbraio Xi ha preso parte all'apertura dei Giochi Olimpici Invernali di Sochi, spiccando nel vuoto creatosi dopo il no dei big del panorama politico internazionale, in segno di protesta verso le politiche repressive di Mosca.

E' la prima volta che un presidente cinese compare all'inaugurazione di un evento sportivo di tale portata in terra straniera. Non certo soltanto per ricambiare una cortesia: nel 2008 il capo del Cremlino era atterrato nel Celeste Impero per sostenere Pechino alle prese con l'organizzazione delle Olimpiadi Estive, vero e proprio ballo delle debuttanti per il governo cinese, la cui immagine a livello internazionale era stata di recente macchiata da sanguinosi scontri etnici e accuse di violazione dei diritti universali.

Il valore simbolico del viaggio di Xi Jinping è stato spiegato, vivisezionato e amplificato dai media cinesi che hanno fornito massima copertura della trasferta russa dell'uomo forte di Pechino; dall'agenzia di stampa statale 'Xinhua' al 'Global Times', quotidiano-bulldozer dal taglio fortemente nazionalista, che ha tenuto sott'occhio Xi passo passo con uno speciale dal titolo eloquente: 'Xi wins at Sochi with 'sports diplomacy''. Proprio il 'Global Times' ha fatto notare come la presenza del presidente cinese alla cerimonia di apertura dei Giochi sarebbe servita a limitare la retorica negativa dei media occidentali, sempre molto critici nei confronti di Mosca per via delle discriminazioni nei confronti degli omosessuali e alla limitazione delle libertà di espressione. Concetto ripreso dall'ufficialissimo 'Quotidiano del popolo' in 'Western media miss point of Sochi Games', in cui si fa notare che «quelle di quest'anno non sono soltanto le Olimpiadi più dispendiose organizzate in Russia dai Moscow Summer Games del 1980, ma sono anche quelle più chiacchierate sugli organi d'informazione». Il comportamento mantenuto dalle Nazioni occidentali in questa occasione risuona come un campanello d'allarme, chiosa il 'Global Times'.

Sull'aspetto mediatico della visita di Xi a Sochi si è soffermato anche Wei Jizhong, ex Presidente dell'International Volleyball Federation, sottolineando come, data la scarsa conoscenza che il mondo ha dei leader cinesi, la partecipazione del Dragone ad eventi internazionali può servire a promuovere un'impressione positiva del Paese, rimuovendo i molti pregiudizi. Insomma, tanto Pechino quanto Mosca sono a caccia di pubblicità positiva e la risonanza internazionale di una manifestazione sportiva del genere sembra fornire un'ottima occasione.

Quest'anno ricorre il 65esimo anniversario dall'istituzione delle relazioni diplomatiche tra i due bastioni del socialismo. Da quando ha assunto l'incarico di presidente a marzo, Xi è già stato in Russia tre volte, oltre ad aver incrociato Putin in diverse occasioni internazionali. Lo scorso anno i due si erano ritrovato a Durban, in Sudafrica per il summit dei BRICS, a San Pietroburgo, in Russia, per il G20, a Bishkek, in Kyrgystan, per il forum SCO (Shanghai Cooperation Organization) e ancora durante l'APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) di Bali, in Indonesia. Eventi, questi, che riflettono il doppio filo che lega Cina e Russia nello scacchiere globale. Accomunati da posizioni simili sul fronte Siria e Iran, così come nel controbilanciare l'avanzata degli Stati Uniti in Oriente, tra i due giganti asiatici intercorre 'un legame speciale'. Come scriveva la 'Xinhua' a ottobre, si tratta di un rapporto improntato alla reciproca fiducia, ad una «fruttuosa cooperazione bilaterale e a un profondo attaccamento sentimentale», che fa da contraltare «alla diffidenza, alla divergenza di interessi e alle poco amichevoli attitudini» tra i popoli di Cina e Stati Uniti.

Quella comprensione sincera la ritroviamo nelle citazioni di Nikolai Gogol e Anton Chekhov, sfoggiate da Xi durante la sua prima visita a Mosca da presidente, dando prova di grande conoscenza della letteratura, della filosofia e delle arti russe. Così come nel tentativo di promuovere l'entertainment locale con la proiezione oltre la Muraglia di 'Stalingrad', primo film russo prodotto completamente con tecnologia 3D. A fare da termometro di valutazione dell'appeal culturale reciproco il flusso di viaggiatori in transito tra i due Paesi: la Russia è oggi per la Cina la terza risorsa di turismo, mentre la Cina è diventata per la Russia la seconda, con un numero di visitatori che è triplicato tra il 2008 e il 2012. E le Olimpiadi di Sochi non hanno fatto altro che fornire un ulteriore occasione per attrarre turisti in arrivo dal Regno di Mezzo; stando all'identikit tracciato dalla 'Xinhua', si tratta per lo più di cinesi compresi tra i 30 e i 50 anni appassionati di sport invernali, dipendenti aziendali e pensionati. (Segue sul L'Indro)


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