mercoledì 24 febbraio 2016

Il ritorno alla fantascienza in Cina


Nella mattinata del 29 agosto, alla Fiera internazionale del libro, sono state vendute 1570 copie di "The Three Body Problem" nell'edizione cinese e in quella inglese. I libri non bastavano e gli organizzatori sono stati addirittura costretti a limitare il numero di copie che ogni persona poteva acquistare. Nell'arco di sole due ore, Liu Cixin ha rilasciato quasi un migliaio di autografi. Alla fine aveva le dita della mano indolenzite. In Cina torna la fantascienza. O quella di prima non era fantascienza? China Files vi propone il long form del Zhongguo Xinwen Zhoukan tradotto in tre puntate.Capelli a spazzola, viso tondo e occhiali con la montatura nera. Sulla camicia jeans aveva appuntata una piccola spilla che, a ben vedere, era identica al trofeo in palio per il Premio Hugo. Si trattava proprio della spilletta assegnata al vincitore del premio letterario dedicato alla fantascienza. Il pomeriggio del 23 agosto, nell'ambito della 73esima edizione dell'Hugo Award, la World Science Fiction Society aveva premiato Liu Cixin e il suo "The Three Body Problem" con il primo premio. Dopo appena un paio d'ore dalla diffusione della notizia, la trilogia ha raggiunto il vertice della classifica delle vendite su Amazon in Cina.

In Cina, prima di "The Three Body Problem", i romanzi di fantascienza avevano accumulato oltre un secolo di storia, ma senza particolare successo. "Dal caos della guerra [con il Giappone], alla Rivoluzione Culturale, fino alla critica spietata, la strada della fantascienza in Cina è stata accidentata", racconta al Newsweek lo scrittore 67enne Wang Jinkang. Secondo lui, il filone della fantascienza "è nato e si è sviluppato lungo un sentiero accidentato". Solo dopo parecchi anni, Liu Cixin è riuscito finalmente ad "andare a segno".

Attualmente una versione cinematografica dell'opera di Liu è in fase di post produzione. Ma mentre i fan della trilogia sono abbastanza incuriositi dall'idea di un film, la qualità della pellicola desta parecchie perplessità. Prima che iniziasse a rilasciare autografi gli era stato domandato: "Com'è possibile che un'opera famosa come "The Three Body Problem" non passi per le mani di un regista di Hollywood?" Liu aveva risposto: "Dove eravate cinque anni fa? All'epoca nessuno era interessato a realizzare un adattamento cinematografico. In cinque anni si è fatta viva soltanto questa società televisiva. Ecco il motivo della scelta".

"In Cina, la fantascienza di nuova generazione non ha le qualifiche per ricordare il passato"

All'inizio degli anni Ottanta, Liu Cixin era già un fan sfegatato della fantascienza. Nell'inverno 1981 la lettura di "Odissea nello Spazio" di Arthur C. Clarke lo aveva letteralmente rapito. Molti anni dopo, scrisse sul suo blog di come improvvisamente, osservando il cielo stellato, ebbe l'impressione che "tutto ciò che mi circondava fosse sparito. Sotto quel meraviglioso cielo stellato ero rimasto solo, l'unico ad affrontare il gigantesco mistero incomprensibile alla mente umana".

In questi anni, Liu ha potuto leggere diversi romanzi di fantascienza pubblicati in riviste quali "Kehuan Shijie", "Kehuan Haiyang", "Kexue Shidai", "Kexue Huabao" e "Kehuan Xiaoshuo Bao" edite dall'Heilongjiang Group. Le raccolte più corpose riunivano alcuni romanzi usciti durante l'anno e li pubblicavano in "Kehuan Shenhua". Liu riusciva a trovare libri di fantascienza persino in alcune pubblicazioni letterarie mainstream, come "Remin Wenxue" o "Shi Yue". Non è un caso che alcuni studiosi chiamano il periodo che va dall'inizio delle Riforme ad oggi "l'età dell'oro della fantascienza".

In realtà, i primi autori occidentali erano approdati in Cina già all'inizio del Novecento, ma con l'impatto delle varie guerre e della Rivoluzione Culturale la loro fortuna era stata altalenante. Dopo le riforme, con il progressivo rilassamento del clima culturale, si è assistito al periodo di massimo splendore per la narrativa di fantascienza. Sebbene lo scrittore Ye Yonglie avesse terminato "A claver boy's travel to the future" nel 1961, il libro fu dato alle stampe soltanto nel 1978 grazie ad una casa editrice di libri per ragazzi. Ne furono stampate ben 3 milioni di copie.

Gli appassionati del genere avevano finalmente l'opportunità di leggere i loro romanzi preferiti, ma le condizioni di vita erano ancora piuttosto disagiate. Liu Cixin non poteva permettersi l'acquisto di tutte le riviste che avrebbe voluto e la biblioteca della scuola era piccola e non aveva testi di fantascienza. Inoltre il settore era piuttosto impervio per i nuovi arrivati. Ai tempi dell'università se un compagno di classe entrava in possesso di una rivista, la faceva circolare tra i compagni. "Aspettavo con ansia che gli altri la finissero di leggere per potermene appropriare", racconta Liu al iNewsweek, "passava di mano in mano. Prima che ti arrivasse, la rivista era già diventata vecchia".

All'epoca il cento per cento dei romanzi di fantascienza era nella categoria “libri per ragazzi”. La fantascienza era arrivata in Cina alla fine della dinasta Qing per diffondere la scienza e trasformare il paese. La funzione divulgativa era diventata la caratteristica predominante del genere. Liu se lo ricorda bene: all'epoca il romanzo di fantascienza più popolare era "Death-Pay on the Coral Island" pubblicato dal periodico "Renmin Wenxue". Amato quasi quanto "Goldbach Conjecture", ebbe un impatto sulla società considerevole. “Ne parlavamo tutti. Una situazione che purtroppo non si è mai più ripetuta", racconta Liu.

Più leggeva, più Liu aveva voglia di confrontarsi con la sua abilità. Provò a buttare giù qualcosa. Il tema centrale dei suoi primi racconti ruotava intorno all'invasione degli extraterrestri, ma non solo. Si cimentò anche con questioni ambientali e militari. Queste opere giovanili sono ancora in circolazione. Un paio ("With Her Eyes" e "Inferno") sono state rivisitate a distanza di anni. " Provo vergogna soltanto a riprenderli in mano", ricorda Liu, "l'età era quella che era: poca esperienza e poca conoscenza del settore".

Erano anni di grande fervore, poi l'entusiasmo si spense di colpo. Dopo il 1984, la Cina si cominciò a interrogare sulla natura della fantascienza: doveva essere considerata una scienza vera e propria? Oppure era una futile fantasia, una sorta di inquinamento spirituale? Alcuni pensavano che fosse solo folclore e che bisognasse diffondere soltanto la conoscenza scientifica. Quella parte di scienza "immaginaria" veniva ritenuta nociva per lo spirito. Qualche tempo dopo un giornale pubblicò in prima pagina un editoriale molto critico sull'argomento. In un battibaleno tutti i romanzi di fantascienza furono fatti sparire. "Scomparsi tutti in una notte", ricorda Liu. La fantascienza, un settore in passato vivace e prolifico, era stato spazzata via d'un colpo. "Mi sembrò un sintomo allarmante", racconta Liu. "Mi sentivo depresso, frustrato e svuotato. Come se avessero portato via una parte di me".

Si fermò. "Non c'era più nessuno disposto a pubblicare, a cosa serviva continuare a scrivere?" Alla fine del 2002, in un articolo scrisse affranto: "La fantascienza di nuova generazione non può ricordare il passato, perché in realtà noi non abbiamo un passato". Ma nel 1989 Liu fece un sogno che gli fece tornare l'ispirazione. Quell'anno era andato a Pechino per partecipare ad una conferenza sull'informatica. Pernottava in una camera da tre presso l'ostello della North China Electric Power. Una notte sognò un campo innevato che si estendeva a perdita d'occhio. “La burrasca sollevava polvere di neve, nel cielo c'era una figura sferica, non so se il sole o una stella... Emanava una luce blu accecante. Sul campo di neve avanzava un esercito di bambini. Cantavano una canzone di cui non so il nome. Procedevano con ordine." Si era svegliato con il cuore in gola e madido di sudore.

Il giorno dopo, servendosi del vecchio software WORDSTAR, cominciò a scrivere il romanzo "The Era of Supernova". Dopo una una catastrofe, i bambini sono gli unici sopravvissuti sulla terra e si ritrovano a combattere una sanguinosa battaglia nell'Antartico. Poiché ancora il genere non era benvisto, non poté scrivere un romanzo di fantascienza "pura". Doveva "portare avanti il lavoro di nascosto come un ladro". L'opera fu sottoposta a cinque revisioni e venne data alle stampe solo 12 anni più tardi.

Da letteratura per bambini a libri culto citati dai tycoon delle aziende che si occupano di internet e nuovi media. Dal dibattito all'interno mondo dell'accademia alle sale cinematografiche. In Cina torna la fantascienza. O quella di prima non era fantascienza? China Files vi propone la seconda parte della traduzione del long form del Zhongguo Xinwen Zhoukan."La New generation"
L'anno del suo 44esimo compleanno Wan Jinkang, al tempo ingegnere della compagnia petrolifera dello Henan Nanyang Petroleum Machinery Factory, divenne inaspettatamente uno scrittore di romanzi di fantascienza. Da giovane era appassionato di letteratura, ma non si considerava un vero e proprio fan della fantascienza. Aveva letto molti classici: Hemingway, Zhang Xianliang, Su Tong, ma anche Verne, Ye Yonglie e Zheng Wenguang. Eppure non si definiva un appassionato del genere. Nel 1978, entrò all'Università Jiaotong di Xi'an. In quegli anni alternava lo studio di ingegneria energetica alla scrittura di testi letterari. Una volta laureato, gli impegni lavorativi lo costrinsero a sospendere la scrittura. Fin da bambino era stato affascinato dalla scienza. La prima volta che si trovò davanti un manuale scientifico e scoprì che i sette colori primari sono generati da diverse frequenze di onde elettromagnetiche, rimase colpito dal fatto che questo fenomeno potesse essere così "semplice, bello e identico in ogni parte del mondo" .

Era il 1992 quando Wang Jinkang, notando che le sue storie rapivano il figlio di dieci anni, istintivamente buttò giù alcuni racconti di fantascienza che, inaspettatamente, piacquero molto al bambino. Questo lo incoraggiò a proseguire. Si impegnò a scrivere un vero e proprio romanzo: "The Return of Adam". Ma, data la sua scarsa conoscenza del genere, non sapeva nemmeno a chi proporlo. Un giorno mentre si aggirava per mercatini, trovò la rivista "Kehuan Shijie". Si accovacciò per copiare l'indirizzo di un editore a cui poter spedire il suo libro. "Kehuan Shijie" era l'unica rivista specializzata sopravvissuta nella Cina di quegli anni. L'aspra critica contro la narrativa fantascientifica aveva lasciato strascichi: gli autori di romanzi di fantascienza scarseggiavano. La vecchia generazione di scrittori, come Ye Yonglie, si era specializzata nella letteratura biografica. Nel 1984, Zheng Wenguang era rimasto paralizzato in seguito a un ictus. Non aveva retto il dolore nel vedere la fantascienza venire degradata a "corruzione spirituale della classe capitalistica".

"Kehuan Shijie" vendeva ormai solo poche migliaia di copie e riusciva a malapena a sopravvivere. Non appena ricevette la bozza di "The Return of Adam", l'editore rispose alle lettere di Wang: l'idea e lo stile non erano niente male. Volevano pubblicarlo a puntate, ma il testo doveva essere rivisto. L'originale andava bene per le scuole medie e superiori, ma lo si voleva riadattare per le elementari e le medie. "È troppo impegnativo, non si potrebbe renderlo più "leggero"?", gli avevano chiesto per iscritto. Per venire incontro alle richieste, Wang accorciò il testo da dieci a 3/4mila caratteri. L'editore si rese conto che nella riduzione l'opera aveva perso molto. Così fu pubblicata integralmente. "Kehuan Shijie" rinunciò a raggiungere il pubblico delle scuole elementari e medie e Wang prese 200 yuan di royalty.

"L'apparizione di Wang segna l'inizio di un periodo che potremmo addirittura chiamare 'l'epoca di Wang Jinkang". Vent'anni dopo, il vice capodirettore di "Kehuan Shijie", Yao Haijun, nella prefazione alla raccolta di racconti "The Reborn Giant", lo definva il pioniere della fantascienza in Cina. A lui andava il merito di "aver rivelato la lucentezza delle stelle". Dopo "The return of Adam", Wang ha pubblicato altri romanzi vincendo diversi premi. Nel 1995, "Kehuan Shijie" pubblicò il racconto "The Song of Life". Fu così apprezzato dai lettori che la rivista dedicò due pagine intere ai commenti. Profondamente commosso, Wang decise di continuare a scrivere romanzi di fantascienza.

Nel 1997, la scienza e la tecnologia raggiunsero anche i media cinesi. La pecora Dolly, la sfida tra il maestro di scacchi Kasparov e un computer, la missione Mars Pathfinder... "In un baleno la fantascienza era entrata nella vita delle masse”. "Kehuan Shijie" invitò a Pechino astronauti e scrittori americani e russi. La Conferenza Internazionale della Fantascienza attirò molti giovani appassionati e fu ripresa con interesse anche dalla stampa. La tecnologia godé di una visibilità senza precedenti. Questo ebbe una notevole influenza anche sulla produzione di Wang. Alcuni commentatori hanno fatto notare che "Wang ha sopratutto il merito di aver adattato la biologia al romanzo". Nel 2001, in "Act for God", Wang si è occupato di alimenti geneticamente modificati. Il pretesto narrativo era un'azienda americana che cominciava a commercializzare semi con un gene suicida. La particolarità di quei semi era il poter essere piantati solo una volta. L'anno successivo andavano ricomprati.

"Si tratta di un problema sociale", ha dichiarato l'autore a iNewsweek, "gli ogm sono necessari affinché il cibo sia sufficiente per tutti. Non si può far altro che proseguire su questa strada, anche se le colture muoiono senza dare frutti. Sono cose che si possono essere giuste o sbagliate a seconda dei punti di vista. Ma siamo sicuri che ciò che ci sembra meglio sul breve periodo lo sarà anche sul lungo periodo? Mi sentivo in contraddizione con me stesso." Oggi online ci sono ancora lettori che si lasciano andare a commenti critici constatando "come la trama di 'Act for God' stia diventando realtà".

Dopo che le tecniche di clonazione hanno ottenuto ampia copertura mediatica, Wang Jinkang ha scritto un romanzo dal titolo "Cancer", in cui coniuga il tema della clonazione con quello della diffusione del cancro. Nel suo racconto "le cellule tumorali diventano più resistenti del corpo umano. Una prospettiva che turba e fa pensare", commenta lo scrittore di fantascienza He Xi. Un altro libro che ha fatto molto discutere è "Life of Ants" (2007). Ambientato durante la Rivoluzione Culturale, racconta la storia di uno scienziato che inventa un siero a base di ferormoni di formica e lo sperimenta sugli esseri umani che sviluppano uno spirito di collettivismo e altruismo. Nasce una società utopica che però finisce per collassare. “È simile ad "Arancia meccanica": esplora la possibilità di costruire un modello utopico per combattere la cattiveria umana”. Secondo Yao Haijun di "Kehuan Shijie", "nella fantascienza cinese non manca quasi nessuna delle tematiche affrontate nei romanzi occidentali. Ormai c'è anche il genere anti-utopico, che in passato era del tutto assente".

In Cina la fantascienza ha ampliato la gamma delle tematiche raccontate proprio grazie agli autori della “New Generation”: Wang Jinkang, Han Song, He Xi e molti altri tra cui Liu Cixin, che ha cominciato a pubblicare su "Kehuan Shijie" nel 1999. Strano è che nessuno tra tutti questi grandi maestri della fantascienza viva nelle grandi città. Liu Cixin abita a Niangziguan, nello Shanxi; Wang Jinkang a Nanyang, nello Henan: He Xi a Zigong, nel Sichuan.

La scienza, la tecnologia come barometro sociale

Di recente, Wang Jinkang ha venduto i diritti televisivi di "Seven Layers" e altri romanzi sebbene le rendite dalle royalty non siano alte. Nel 2012, prima che scegliesse alcuni dei racconti migliori in modo da riadattarli per la tv, non era riuscito a vendere i diritti di nemmeno uno degli oltre 45 romanzi scritti fino a quel momento. L'intreccio di "Seven Layers", scritto nel 1997, ricorda un po' "Inception", la cui versione cinematografica è uscita nelle sale nel 2011. Addirittura qualcuno scherzando sostiene che il film si sia appropriato della trama del romanzo di Wang Jinkang. "In realtà, quasi tutte le opere letterarie si influenzano a vicenda. Quando ho scritto "Seven Layers" mi sono lasciato ispirare dal film americano "12:01", racconta a iNewsweek Wang. "Se [la versione cinematografica di "Seven Layers"] fosse uscita prima di "Inception" sarebbe stato meglio", commenta con rammarico.

In realtà, in Cina, la fantascienza ha cominciato ad accattivarsi l'interesse dei lettori con "The Three Body Problem". Nel 2010, quando tutta la trilogia fu completata, Liu era già diventato uno dei decani del settore e lo scrittore di fantascienza più amato dal pubblico cinese. Addirittura, durante una puntata del programma della CCTV "Xiao Cui racconta" dedicata alla fantascienza, centinaia di fan invitati in studio cominciarono improvvisamente a scandire lo slogan della Earth Three-body Organization : "Eliminiamo il dispotismo del genere umano, il mondo appartiene ai Tre Corpi!" I conduttori Cui Yongyuan e Wang Xuedun rimasero sbalorditi.

Eppure all'inizio l'entusiasmo era limitato a una cerchia ristretta di estimatori, dal momento che ad interessarsi di fantascienza erano sopratutto studenti molto giovani. Anche dopo la rinascita del genere, negli anni '90, non si può dire che la situazione fosse cambiata di molto. Tuttavia, poco tempo dopo, la serie "The Three Body Problem" improvvisamente ha raggiunto una certa notorietà nel mondo dell'IT. Parecchi ad di società internet hanno cominciato ad utilizzare pubblicamente espressioni tratte da "The Dark Forest" (secondo libro della trilogia) per descrivere l'agguerrita competizione nell'Internet cinese. Ne hanno recitato persino alcune delle frasi più note. Per esempio, il fondatore di Xiaomi, Lei Jun, consiglia la parte che dice "se ti distruggo che me ne frega?". L'ad di 360, Zhou Yongyi, ha dichiarato apertamente di essere fan di "The Three Body Problem", tant'è che nell'omonimo film c'è anche un suo cameo. In seguito, "The Three Body Problem" ha fatto breccia nella comunità scientifica e nella letteratura mainstream. Il professore di fisica teorica, Li Miao, ha scritto appositamente "La fisica di The Three Body Problem", mentre la China Academy of Space Technology ha invitato Liu Cixin affinché tenesse delle lezioni. Agli occhi della letteratura tradizionale, che aveva a lungo ignorato la narrativa di fantascienza, "The Three Body Problem" era -per usare le parole di Liu- come un folle che irrompe improvvisamente in una stanza, lasciando i critici sbigottiti e incapaci di reagire.

Uno dei temi più dibattuti tra i lettori è la legge della "foresta oscura". Nel suo libro Liu dipinge un universo buio e senza speranza. L'universo è come una foresta oscura, e le varie civiltà sono alla stregua di cacciatori armati che avanzano di soppiatto, sempre pronti a fare fuori il primo stupido che si fa scoprire. In "The Three Body Problem" lo sciocco che si lascia scoprire è il pianeta terra; è per questo che il genere umano rischia l'estinzione. In "Dead End", terzo episodio della serie, sono proprio la natura umana e la benevolenza della protagonista Cheng Xin la causa del finale nefasto.

Dopo il 2000, oltre a Liu Cixin, molti altri scrittori della "New Generation" si sono occupati dei lati oscuri dell'universo e della fine del mondo, nutrendo dubbi e preoccupazioni nei confronti della scienza e del futuro dell'umanità. Da un certo punto di vista, la scienza è sempre più oscura, il futuro del genere umano sempre più fosco. Nell'opera "Escape the Mother Universe", Wang Jinkang descrive una società che ha prodotto un sistema etico e di valori basato su un'autocrazia esasperata, legami poligamici e varie storture sociali. Il nuovo libro di Han Song "Il Solista" crea un paese assurdo e orribile in cui i popoli si ritrovano prigionieri in città civilizzate. Racconta di come un ragazzo dopo aver cantato nel cuore della notte muoia senza che venga accertata la sua identità; una donna si perde in un gigantesco aeroporto; un vecchio sulla strada per ricevere un indennizzo non riesce ad arrivare alla meta.

E' interessante notare come la fantascienza del secolo scorso fosse incentrata sull'ottimismo scientifico. "Era un'epoca in cui i funzionari affrontavano lo sviluppo scientifico in maniera limpida. E' ovvio che in quel contesto la fantascienza ha subito un'influenza epocale," spiega Liu Cixin, "inoltre, gli effetti negativi derivati dalla scienza non erano ancora così evidenti come oggi. Per esempio, le questioni ambientali non sembravano tanto urgenti come adesso." Nel '900, la conoscenza del mercato della fantascienza era ancora scarsa, mentre ora con la standardizzazione e la commercializzazione del genere romanzesco si è cominciato ad adottare una prospettiva diversa nei confronti della scienza e della tecnica. Per scrivere una bella storia, capace di intrigare i lettori, è necessario descrivere un futuro cupo, "perché è evidente che se prospetti un futuro radioso esaltando i meriti della scienza, la storia non sarebbe di alcun interesse", spiega Liu ridendo.

Eppure secondo lo scrittore di fantascienza canadese, Robert Sawyer, ci sono anche altre ragioni se in Cina la fantascienza finisce sempre per descrivere la fine del mondo con toni drammatici e cupi. Nel 2014, mentre si trovava in Cina, disse che il motivo ha radici storiche ed è legato alla nazionalità. Come canadese, la sua visione del futuro dell'umanità è sostanzialmente positiva. Senza dubbio la fantascienza trae ispirazione dallo sviluppo della società, della scienza e della tecnologia. Addirittura potremmo dire che la fantascienza è il "barometro" dello stato di sviluppo del paese. Il romanzo di fantascienza è nato e si è sviluppato in Inghilterra, durante l'ascesa dell'Impero britannico. Eppure la sua seconda fase d'oro, tra gli anni '30 e '60 del secolo scorso, ha coinciso con il periodo dell'ascesa americana. Precedentemente, romanzi con sfumature fantascientifiche, come "Cat Country" di Lao She, erano stati tradotti in lingua inglese proprio con l'intento di raggiungere l'America, ma non erano riusciti ugualmente a richiamare grande attenzione. "A parte il fatto che [questi racconti] non incontravano il gusto occidentale, bisogna anche tenere conto del ruolo marginale che la Cina ricopriva a quel tempo sullo scacchiere internazionale," spiega Liu. "Oggi le nostre opere ottengono riscontro positivo anche negli Stati Uniti, e questo è in qualche modo correlato all'affermazione della Cina tra le potenze globali."

La Nuovissima Generazione

Nel 2003, Jia Liyuan, uno studente di ingegneria ambientale della Beijing Normal University, spedì alla «Kehuan Shijie» un suo scritto dal titolo «The Sniper in Leather Shoes». Scelse di usare lo pseudonimo «Fei Dao», un nome che non ha un significato particolare ma che ben si adatta ad uno scrittore di fantascienza per via del carattere «dao»,ovvero «deuterio": un isotopo dell'idrogeno che può essere usato per realizzare bombe e dà l'idea di una «forza esplosiva».
Essendo appassionato di la letteratura giovanile, Jia aveva provato a mandare qualche racconto ad alcune riviste come «Mengya» e «Beijing Wenxue» ma senza successo. Solo dopo essere riuscito a pubblicare un paio di cose su «Kehuan Shijie» si convertì alla fantascienza. Decise inoltre di entrare alla scuola di specializzazione della facoltà di letteratura dal momento che questa prevedeva, sotto la specializzazione «letteratura per infanzia», l'indirizzo «fantascienza». «E' un indirizzo che tutt'oggi ha soltanto la Beijing Normal University», spiega a iNewsweek Jia Liyuan. In Cina i libri di fantascienza si trovano in una posizione imbarazzante: non sono considerati letteratura in senso proprio, e spesso oltre a finire tra la «letteratura popolare», nella maggior parte dei casi vengono rubricati come «letteratura giovanile» o associati ad altri generi che deviano dai filoni più noti. Questo nonostante abbiano un sacco di fan. «Negli ultimi anni sono state pubblicate molte ricerche accademiche e monografie», racconta Jia Liyuan. In seguito, Jia ha alternato la scrittura di romanzi alla frequentazione di un dottorato presso la Tsinghua University con un progetto di ricerca sulla fantascienza in epoca tardo Qing.

In un articolo scritto prima della pubblicazione di «The Era of Supernova», Liu Cixin, in quanto nato negli anni '60, si definisce un estimatore della fantascienza di prima generazione. Ma oggi che i fan della New Generation anni '80 sono cresciuti e cominciano a scrivere a loro volta è diventato necessario trovare una nuova definizione. Da qui il termine «Nuovissima generazione», che racchiude tutti quegli esponenti che si sono formati proprio leggendo «The Three Body Problem». Nel dicembre 2010, Li Jun, laureato alla Peking University e appartenente alla generazione anni '80, ha pubblicato per 17 giorni di fila una fanfiction ispirata a «The Three Body Problem» con il nome di penna «Bao Shu». La storia, che riprende il tema del testo originale del genere umano devastato dagli alieni, ha ricevuto feedback positivi dopo essere stata pubblicata dalla casa editrice della Tsinghua e sul blog di Liu Cixin su Baidu. In seguito Liu Cixin ha ammesso che «tutto quello che avrei voluto scrivere io lo ha scritto lui. Bao Shu è veramente un talento». E' così che Li Jun ha raggiunto la fama diventando uno scrittore di professione.

Bao Shu è quello che può considerarsi un vero fa di «The Three Body Problem». Ha cominciato a seguire la trilogia fin da quando è uscito il primo racconto su «Kehuan Shijie». La lettura lo emozionava ed esaltava, sebbene provenisse da studi filosofici. Si era specializzato nello studio di Jürgen Habermas e Jacques Derrida. Poi, si era reso conto che la filosofia e la fantascienza avevano una marea di punti in comune. «Entrambe prendono in esame ambiti molto differenti dalla vita reale di tutti i giorni, questioni complesse e sfuggenti come il tempo e lo spazio, l'universo, l'anima umana, l'essenza della storia; tutti argomenti considerati piuttosto astratti».  Da piccolo, ciò che più amava leggere era la collana «Hundred Thousand Whys», sopratutto il volume di astronomia. Ancora ricorda come era fatta la copertina; c'era su la foto di Marte ripreso da una sonda americana. Spesso si incantava a guardarla fantasticando su come dovesse essere visitare quel pianeta. Proprio come Bao Shu, molti degli scrittori della «Nuovissima generazione» sono cresciuti leggendo «Hundred Thousand Whys» e «Kehuan Shijie», e guardando film hollywoodiani di fantascienza. Sono stati profondamente influenzati da cartoni, fumetti e dalla cultura hongkonghese e taiwanese. Al tempo in cui viveva a Nianziguan, nello Shanxi, Liu poteva comunicare con il mondo esterno soltanto attraverso cellulare e casella di posta elettronica, mentre oggi gli scrittori della «Nuovissima Generazione» si servono di diverse chat di gruppo su WeChat per discutere di fantascienza con altri scrittori e ammiratori. A differenza di quello che succedeva in passato ormai anche i lettori, possono facilmente interagire con gli autori.

Il 1999 è stato un anno che si è distinto per un evento fuori dal normale: quell'estate, durante l'esame di ammissione all'Università è uscito come tema per la prova di lingua cinese la traccia «Se la memoria fosse trasferibile». Appena a luglio «Kehuan Shijie» aveva pubblicato un articolo con un titolo molto simile, così che i genitori degli studenti scoprirono quanto in realtà potesse essere utile leggere riviste di fantascienza. «Molti decisero di abbonare i propri figli a «Kehuan Shijie», racconta a iNewsweek Chen Qiufan, scrittore classe '81. Nel gennaio 1997, a 16 anni, Chen aveva pubblicato il suo primo romanzo breve su «Kehuan Shijie» dal titolo «Esca», vincendo il primo premio giovani al Jules Verne Award. Nel 2000, dopo essere riuscito ad entrare alla Peking University, ha continuato a scrivere occasionalmente di fantascienza ottenendo non pochi premi. Dopo la laurea ha lavorato prima per Google e poi per Baidu; ora è in una società per l'innovazione tecnologica che si occupa anche di «realtà virtuale e motion capture». Ormai su Weibo si definisce «scrittore di fantascienza per diletto» riuscendo a dedicare alla scritture soltanto un 20 percento del proprio tempo.

«La società con cui lavoro si occupa di cose piuttosto all'avanguardia, è abbastanza inerente all'ambito dei miei interessi», spiega Chen, «inaspettatamente ci sono molti punti in comune con la fantascienza». Secondo Chen, stiamo vivendo un periodo particolarmente incoraggiante per l'innovazione e l'imprenditorialità, «non provare a buttarcisi dentro sarebbe un peccato». Come nel suo lavoro, anche quando si occupa di fantascienza affronta tematiche collegate all'innovazione. Citando «Ex Machina» e altri film di recente uscita, spiega come l'intelligenza artificiale sia ormai un argomento molto ripreso dal mondo della fantascienza: «da una parte riflette quanto discusso nei circoli scientifici e tecnologici, dall'altra è la proiezione delle preoccupazioni più intime della gente. Molti sono intimoriti dall'idea di una forma di intelligenza sovraumana.» Chen come molti altri giovani scrittori ha affrontato il tema dell'intelligenza artificiale in diversi racconti.

Commentando l'opera di Bao Shu, «Ruins of Time», lo scrittore Han Song definisce l'opera «ricca di informazioni e nozioni avveniristiche». Il romanzo descrive la realtà come un flusso temporale immobile sempre allo stesso punto, dove ogni giorno si ripete come il giorno prima. Secondo Liu Cixin, gli scrittori di «Nuovissima generazione» cresciuti nell'era di internet hanno un curriculum di studi migliore e una conoscenza più vasta. E cosa più importante: hanno meno ostacoli mentali, sono più dinamici, hanno una visione più ampia». Il loro punto debole è la loro giovane età e la relativamente scarsa esperienza di vita, ma in futuro tutto questo può essere facilmente colmato. Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un rapido sviluppo di internet; l'IT ha persino dato vita ad una branca della fantascienza, «il cyber punk» di cui «Matrix» è l'esempio più lampante. La sua caratteristica principale consiste nel mettere in discussione l'esistenza del mondo: «forse che il mondo in cui viviamo esisteva già nel programma di un computer?», si domanda Liu. E' un argomento di cui non ha mai scritto ma si dice molto interessato. «Quando avrò l'opportunità, scriverò qualcosa», dice.

Chen ritiene che Liu Cixin e Wang Jinkang abbiano subito pesantemente l'influenza della fantascienza sovietica e dell'"età dell'oro», mentre nella scrittura di Han Song si percepisce di più l'influsso della nuova corrente. Volendo generalizzare, potremmo dire che gli scrittori più anziani hanno a cuore la Nazione, danno attenzione alle grandi epoche storiche, e si occupano di questioni complesse come il destino dell'universo. Nel caso dei nati negli anni '80, invece, sembra che le loro storie abbiano strettamente a che fare con la loro vita privata, e presentano un taglio più personale. I loro racconti sembrano impacchettati appositamente per essere commercializzati. Tra il 2011 e il 2012, Chen Yilu, Chen Qiufan, Bao Shu, Guo Jingming e Fei Dao, chi prima chi dopo, hanno tutti firmato con «Zuishi Wenhua». «Zuishi» è piuttosto specialistica, ha una posizione più commerciale, ha una visione molto diversa da quella delle case editrici tradizionali statali, «spiega Chen Qiufan, «Il volume delle vendite è decisamente cambiato». A partire da Liu Cixin, la fantascienza cinese ha cambiato mezzo di espressione passando dalla rivista al best-seller, e quei giovani scrittori che hanno deciso di collaborare con «Zuishi» hanno buone probabilità di rientrare nella seconda categoria.

Una volta, in occasione di una conferenza Wang Jinkang ha dichiarato che gli autori di mezza età, quelli più noti, continuano a osservare il futuro rimanendo ancorati ad una visione del passato. Se He Xi, Han Song, Liu Cixin e vari coetanei guardano al futuro con la prospettiva del presente, i giovani invece sono già tutti proiettati verso il futuro. «Si muovono in una dimensione molto distante dalla vita concreta, spiega a iNewsweek, «Quando ho scritto «Life of Ants» ho interiorizzato la prospettiva di una persona che ha vissuto la Rivoluzione Culturale e la vita di campagna, ma i giovani di oggi non hanno sperimentato nulla di questo e il loro sguardo è rivolto in avanti».

(Pubblicato su Internazionale/China Files)


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