martedì 9 gennaio 2018
In Cina e Asia
Le due Coree si incontrano
Si è tenuto stamattina alle 10.00 ora locale l’atteso incontro tra la delegazione guidata da Ri Son-gwon, presidente della Commissione per la riunificazione pacifica, e quella sudcoreana capitanata dal ministro dell’Unificazione Cho Myoun Gyon. Avvenuto presso il “villaggio della pace” Panmunjom, si tratta del primo contatto diretto tra le due Coree da due anni a questa parte. A centro dei colloqui la partecipazione di Pyongyang alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang in agenda per febbraio prossimo (9–25). Il governo nordcoreano ha accettato di partecipare ai Giochi (prima volta in otto anni), inviando oltre agli atleti, una squadra dimostrativa di taekwondo, sostenitori, una troupe di performance artistica e funzionari di alto livello. Da parte sua, i delegati sudcoreani hanno proposto, in occasione del Capodanno cinese, di permettere il ricongiungimento dei familiari che vivono separatamente nelle due Coree dai tempi della guerra. I colloqui sono avvenuti a porte chiuse, nonostante la richiesta del Nord di renderli pubblici per dimostrare il reale impegno pacifico del regime.
L’incontro giunge al termine di una rapida sequela di segni incoraggianti succedutisi dall’inizio del 2018. Tutto è cominciato con il discorso di Buon Anno con cui Kim Jong-un ha accostato la minaccia di scagliare un attacco nucleare contro gli Usa alla proposta di prendere parte alle Olimpiadi. Un’affermazione che Seul ha colto al volo per rinnovare l’invito al dialogo sin’oggi lasciato tante volte cadere nel nulla. Un impegno sincero avvalorato dalla decisione di rimandare le esercitazioni militari condotte annualmente con Washington e che Pyongyang interpreta come prove generali di un’invasione ai propri danni. A distanza di poche ore il telefono verde della Freedom House sudcoreana, nella zona demilitarizzata, è tornato a squillare dopo oltre due anni di silenzio decretando ufficialmente la ripresa della comunicazione tra Nord e Sud attraverso l’hotline istallata nel 1971.
Il disgelo tra Pyongyang e Seul è stato accolto con ottimistica cautela dal Giappone e dagli Usa, che hanno invitato la Corea del Sud a limitare il dialogo alle questioni sportive, giacché quelle politiche richiedono un’approccio graduale e il rispetto di precise “condizioni”. Nel tentativo di tranquillizzare l’alleato americano, Moon Jae-in ha assicurato che “non sarò troppo morbido di fronte alla Corea del Nord solo per ottenere un’opportunità di dialogo come fatto in passato”. D’altronde, secondo Trump, è proprio grazie alle sanzioni di cui si è fatto massimo sponsor, che il Nord si è trovato costretto ad abbassare i toni.
Macron in Cina: “La nuova Via della Seta non è soltanto cinese”
Mentre la tre giorni di Macron è proseguita quest’oggi con la canonica visita della Città Proibita di Pechino, nei primi colloqui privati con l’omologo cinese Xi Jinping, nella sera di lunedì, il presidente francese è tornato sul concetto di nuova Via della Seta, già affrontato durante la mattinata. Parlando da Xi’an, culla delle antiche rotte commerciali, ieri Macron ha auspicato uno sviluppo delle relazioni commerciali Cina-Ue più equilibrato. “Come l’antica Via della Seta non è mai stata solo della Cina, così oggi “le nuove rotte commerciali non posso andare in una sola direzione”. La voce del presidente francese fa dunque eco agli appelli per una maggiore reciprocità lanciati da Ue e Stati uniti. Proprio di recente la Commissione europea ha rilasciato un rapporto di condanna contro le distorsioni di mercato attuate sotto il capitalismo di stato cinese. Oltre a sanare il problema del deficit commerciale (a vantaggio di Pechino), la visita di Macron — che viaggia con al seguito 50 dirigenti di compagnie francesi — dovrebbe inoltre portare alla conclusione di una cinquantina di accordi, tra i quali spicca la possibile vendita di almeno 100 jet Airbus. Oltre all’istituzione di un fondo sino-francese da oltre 1 miliardo di euro.
A prescindere dai numeri, la visita è altamente simbolica, trattandosi del primo viaggio asiatico di Macron nonché del primo leader europeo ad aver messo piede oltre la Muraglia dal 19esimo Congresso del Partito da cui Xi è uscito ulteriormente rafforzato.
Decuplicato il numero dei jihadisti di ritorno verso la Cina
Nel 2017 il numero dei jihadisti catturati mentre tentativo di ritornare in Cina è aumentato vertiginosamente rispetto all’anno precedente. Di oltre dieci volte, secondo Ji Zhiye, capo del China Institutes of Contemporary International Relations che parla di “rischi notevoli” per il paese asiatico. L’esperto parla di circa 30mila foreign fighter di diverse nazionalità ormai rimpatriati dopo aver lasciato la Siria. Alcuni sarebbero già tornati in Cina. Stando alle organizzazione per la difesa dei diritti umani, circa 10mila uiguri avrebbero lasciato lo Xinjiang, la regione autonoma musulmana, per scappare alla repressione culturale messa in atto da Pechino — con l’obiettivo conclamato proprio di combattere il radicalismo islamico. Difficile stimare esattamente quanti di loro siano in procinto di ritornare. L’espansionismo cinese all’estero sotto lo slogan della Belt and Road rende i progetti cinesi all’estero un obiettivo anche più vulnerabile. Da qui il recente impegno cinese nel processo di mediazione tra Pakistan e Afghanistan.
L’arma segreta dell’industria bellica cinese: la robotica
La robotica potrebbe aiutare la Cina a triplicare la sua produzione bellica in meno di dieci anni. Lo ha rivelato al Scmp Xu Zhigang, ricercatore dello Shenyang Institute of Automation dell’Accademia cinese delle scienze, secondo il quale ormai circa un quarto delle fabbriche di munizioni — perlopiù dislocate in zone remote — avrebbero sostituito o sarebbero in procinto di sostituire molti lavoratori con “macchine intelligenti”. La ragione è che i robot sono cinque volte più produttivi degli operai in carne ed ossa e possono assemblare diversi tipi di esplosivi mortali tra cui proiettili di artiglieria, bombe e razzi. Mentre la conversione verso l’automazione si sposa perfettamente con la riforma modernizzatrice delle forze armate voluta da Xi, ricorrere ai robot non è soltanto una scelta strategica ma anche un’esigenza per far fronte alla riduzione di manodopera. Oggi infatti nessuno muore dalla voglia di trasferirsi in aree sperdute della Cina per svolgere un lavoro altamente rischioso.
Dalla Cina un’app per lo spionaggio 2.0
Fengqiao, cittadina della provincia meridionale del Zhejiang, vanta un passato glorioso nella “mobilitazione delle masse” contro gli elementi reazionari di epoca maoista. Il futuro si prospetta ugualmente patriottico grazie ad un’app dal nome evocativo (“Zhejiang sicuro”), che consente agli utenti di notificare alle autorità l’incorrere di problematiche di vario genere, dalle perdite idrauliche, alle discordie domestiche, fino alle violazioni del codice stradale e alle pubblicazioni illegali. Le soffiate possono avvenire in formato testo o fotografico, a condizione che gli informatori rivelino la loro posizione e identità. In cambio, le “sentinelle” verranno ricompensate con sconti presso caffetterie e coupon esclusivi con cui accedere ai servizi di trasporto taxi e persino di credito online attraverso Alipay, la piattaforma finanziaria di Alibaba. E’ la versione 2.0 dello spionaggio grass root incoraggiato durante la Rivoluzione Culturale, quando la caccia ai “cattivi elementi” colpiva senza distinzioni amici e parenti. Svuotata delle vecchie finalità ideologiche, oggi il compito dell’app è semplicemente quello di creare una società più controllata. Quindi più sicura nel senso ampio del termine che, per Pechino, si estende fino a implicare la stabilità politica del sistema. Un “Zhejiang sicuro” va dunque a potenziare l’apparato di sorveglianza messo in piedi dal governo attraverso lo sviluppo di videocamere con riconoscimento facciale e la raccolta dei big data grazie alla collaborazione dei colossi tecnologici cinesi. Così la leadership spera di combattere la criminalità, instillare fiducia tra la popolazione e ovviamente prevenire i cosiddetti “incidenti di massa”.
(Pubblicato su China Files)
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