martedì 27 marzo 2018

In Cina e Asia



Guerra dei dazi: Cina e Usa in trattative

I vertici di Pechino e Washington sono all’opera per disinnescare la tensione provocata dall’annuncio dei rispettivi dazi. Secondo indiscrezione del Wall Street Journal e del Financial Times, la scorsa settimana sarebbe avvenuto uno scambio di lettere tra il segretario al Tesoro Steven Mnuchin, Lighthizer e il neo vicepremier cinese Liu He. Obiettivo: reprimere la guerra commerciale sul nascere. La parte americana avrebbe avanzato tra le sue richieste un incremento delle vendite oltre Muraglia dei semiconduttori made in Usa; una riduzione delle tariffe sulle automobili statunitensi e una maggiore apertura del mercato finanziario cinese agli investimenti esteri. E’ sopratutto su quest’ultimo punto la controparte cinese si starebbe affaccendando per accontentare le aspettative americane. Già entro maggio Pechino potrebbe permettere ai gruppi stranieri di assumere quote di maggioranze in società d’investimento locali. Fin dai primi annunci era parso chiaro che lo scopo delle tariffe — in fase di negoziazione — fosse più che altro quello di strappare qualche concessione alla leadership guidata da Xi Jinping. Resta da vedere se il compromesso cinese basterà ad appagare Washington, animato da finalità politiche più che propriamente commerciali. A preoccupare la prima economia mondiale è infatti il cosiddetto piano “Made in China 2025", con cui Pechino punta a conquistare la leadership mondiale nello sviluppo delle tecnologie avanzate.

La Cina dà lezione di diritti umani all’Onu

“Una comunità dal futuro condiviso per gli esseri umani” e una “cooperazione reciprocamente vantaggiosa nel campo dei diritti umani”. Sono alcune delle espressioni più controverse contenute nell’ultima risoluzione approvata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite lo scorso venerdì. La seconda promossa da Pechino e avvallata dai membri del consiglio, fatta eccezione soltanto per gli Stati uniti e pochi astenuti. Il linguaggio stesso della formulazione rispecchia la progressiva penetrazione del bagaglio ideologico cinese a livello internazionale, avvertono gli esperti. Il People’s Daily ha celebrato la risoluzione definendola una battuta d’arresto per il monopolio dell’Occidente e “un importante cambiamento nella conversazione globale sui diritti umani”. Sono sempre di più i paesi emergenti, guidati da governi autoritari, a prendere la Cina come modello politico ed economico.

Pechino farà piovere sul Tibet

La Cina sta sviluppando tecnologia militare all’avanguardia per aumentare la piovosità sull’altopiano tibetano, un’area del paese che con i suoi ghiacciai irrora alcuni dei fiumi più imponenti d’Asia tra cui il fiume Giallo, lo Yangtze, il Mekong, il Salween e il Brahmaputra. Ma che al contempo viene considerata una delle più aride al mondo, con soli 10 cm di pioggia all’anno. E’ così che il contractor della difesa China Aerospace Science and Technology Corporation sta elaborando un sistema di camere di combustione in grado di generare 10 miliardi di metri cubi di pioggia l’anno (circa il 7% del fabbisogno idrico nazionale) grazie alla formazione di ioduro d’argento, un agente con cui si inseminano le nuvole. L’area interessata dal progetto — nato inizialmente per creare condizioni atmosferiche svantaggiose in caso di conflitto con paesi rivali — sarà grande tre volte la Spagna.

Malaysia: 10 anni di carcere a chi diffonde rumors


In futuro, coloro che creano e distribuiscono informazioni false saranno soggetti a reclusione, multe fino a 500.000 ringgit (128.000 dollari), o a entrambe le sanzioni. E’ quanto prevede una proposta di legge presentata lunedì al Parlamento di Kuala Lumpur. Le nuove regole colpiranno chiunque in territorio malese o all’estero, indipendentemente dalla nazionalità o cittadinanza, purché le notizie false riguardino il paese o i suoi cittadini. La mossa segue di pochi mesi il lancio del sitoweb TheRakyat (The People) da parte del premier Najib Razak con lo scopo di combattere le fake news messe in giro dall’opposizione, vere responsabili — secondo Najib — della debacle elettorale subita nel 2013 dalla coalizione da lui capitanata. La legge arriva mentre infuria lo scandalo relativo al 1Malaysia Development Bhd, il fondo d’investimento statale da cui il premier si sospetta abbia attinto a piene mani.

1 commento:

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