mercoledì 27 novembre 2013

Un incidente evitabile


(Aggiornamento del 3 dicembre: con il ritrovamento del corpo dell'ultimo disperso, le vittime accertate salgono a 62)

Alle 10.30 del 22 novembre, i residenti di Huangdao, distretto della città costiera cinese di Qingdao, erano impegnati nel loro tran tran quotidiano, quando improvvisamente si udì un boato tra la Qinghuangdao e la Zhaidangdao. L'esplosione delle linee fognarie aveva sollevato 3,5 chilometri di strada facendo sobbalzare le automobili parcheggiate, nonché uccidendo e ferendo diversi passanti. Le pareti della fabbrica chimica di Lidong erano state ridotte in macerie, graziando i serbatoi di azoto a soli 100 metri dal luogo dell'esplosione. Il 25 novembre il computo delle vittime arrivava a 55 morti, 166 feriti e nove dispersi.

"Un grave incidente imputabile a negligenza". Così ha definito l'accaduto la squadra investigativa speciale inviata sul posto dal Consiglio di Stato. Esplosioni di entità minore non sono rare in Cina, dove l'accumulo di metano nelle reti fognarie spesso sfocia in piccoli incidenti e pochi feriti. Ma stavolta è diverso. Secondo i funzionari, l'esplosione è stata causata da una perdita in una condotta petrolifera della China Petroleum & Chemical Corp. (Sinopec), poi finita nel sistema fognario della città.

"Ciò mette in evidenza che la pianificazione dell'oleodotto e il sistema fognario erano irragionevoli; la gestione della condotta lassista, e le misure di emergenza dopo la perdita inadeguate", ha commentato lunedì in conferenza stampa Yang Dongliang, il capo dell'Amministrazione statale per la sicurezza sul lavoro.

Negligenza Sinopec aveva rilevato la perdita ben sette ore prima dell'esplosione. Come si legge in un comunicato emesso dal colosso petrolifero, la mattina del 22 novembre l'oleodotto Donghuang II, entrato in funzione 27 anni prima, si è rotto riversando petrolio nelle fognature e nel mare. La compagnia avrebbe immediatamente chiuso la pipeline per cominciare le riparazioni. Nelle ore successive diverse altre città hanno ricevuto segnalazioni del problema. Cinque ore dopo, un avviso della perdita di petrolio in mare è stato recapitato al dipartimento marittimo dai funzionari portuali e dalla fabbrica incriminata. Un'ora più tardi lo stesso messaggio è arrivato ai funzionari per la tutela ambientale. In questo lungo e farraginoso passaparola, non è ben chiaro se sia stata Sinopec ad avvertire il governo dell'accaduto. Certo è che alle 10.30 del 22 novembre, i residenti di Huangdao erano ancora all'oscuro di tutto.

Lo Shandong, la provincia in cui sorge la storica città portuale da 9 milioni di abitanti, è sede di uno dei più grandi terminali d'importazione di petrolio greggio del paese. La rivista economico-finanziaria Caixin ha messo in evidenza che l'oleodotto contravveniva alle norme governative in base alle quali le condotte debbono essere costruite ad almeno 15 metri dalle aree residenziali. Non solo. La compagnia sarebbe stata anche a conoscenza dei rischi per la sicurezza, dato lo stato delle pipeline: già due anni fa era in programma che venissero rinnovate, ma il lavoro non era mai stato avviato.

Nella giornata di martedì la polizia di Qingdao ha fatto sapere di aver arrestato nove persone, di cui sette direttamente collegate al colosso statale.

Scuse e apologetica di regime Il giorno seguente l'esplosione Fu Chengyu, presidente di Sinopec, aveva pubblicamente chiesto scusa davanti alle telecamere della televisione di stato CCTV, mentre lunedì il presidente Xi Jinping si era recato nella zona del disastro, dove aveva sollecitato un'indagine "accurata" e punizioni "severe" per i colpevoli.

Questo non sembra essere bastato ai cittadini indignati per la lentezza con la quale l'incidente era stato gestito dalle autorità. E i media vi hanno messo del loro per accrescere il malcontento generale. Stringenti le direttive del dipartimento della propaganda, che il 24 novembre ha diramato un comunicato invitando i media a non mandare reporter sul luogo dell'accaduto e ad attenersi a quanto riportato dai dipartimenti che si stavano occupando dell'incidente. Veniva inoltre vietata la pubblicazione di "commenti irresponsabili", nonché la raccolta di "notizie sui precedenti incidenti che avevano minacciato la sicurezza pubblica".

Quanto alla stampa locale, il giorno dopo l'esplosione il Qingdao Zaobao glissava sull'accaduto preferendo dedicare ampio spazio al mercato immobiliare, con particolare attenzione agli alloggi a prezzi accessibili. La copertura delle notizie su Sinopec è cominciata lunedì 25, in concomitanza con l'arrivo di Xi Jinping in città. Nella giornata di martedì il Qingdao Daily riportava sì l'incidente, ma in chiave positiva esaltando l'umanità del segretario del partito e del sindaco della città che erano andati in visita presso la popolazione colpita. "Non avremmo mai avuto una vita così felice se non fosse stato per il partito e il governo. Noi, persone comuni, siamo veramente molto grati al partito e al governo" si legge sul quotidiano. E ancora: "La gente fa la fila per donare il sangue. L'amore scalda l'inverno freddo". Parole fuori luogo che un internauta ha definito "una celebrazione [di Pechino] attraverso il sangue dei morti".

Precedenti L'incidente di Qingdao ha puntato nuovamente i riflettori sulla prorompente urbanizzazione cinese, avvenuta nel ventennio passato a tappe forzate e senza studi preliminari accurati. Data la rapida espansione dei centri urbani, spesso le condotte degli impianti finiscono per confinare o addirittura varcare i limiti che demarcano le città. E molti degli abitanti non lo sanno nemmeno.

Un tempo Huangdao era un sobborgo lontano da Qingdao. Poi nel 1985 la città è stata trasformata in una zona di sviluppo economico e tecnologico; nel 1992 il governo del distretto e l'amministrazione della zona economica sono si sono fusi, e nel dicembre 2012 hanno finito per incorporare il vicino nucleo urbano di Jiaonan.

Huangdao non è estraneo ad incidenti collegati al settore petrolifero. Nell'agosto del 1989 un'esplosione costò la vita a nove persone, facendo 72 feriti. Un fulmine aveva colpito un serbatoio della Hungdao Oil Depot facendolo saltare in aria; stessa sorte, dopo alcune ore, per altri quattro, ciascuno contenente 10mila tonnellate di petrolio. Un incendio enorme impegnò dodici camion dei pompieri investendo un'area abitata di 4000 metri quadri. 600 mila tonnellate di petrolio si riversarono nel mare, per un danno totale stimato di 35 milioni di yuan. Tempo dopo una squadra investigativa del Consiglio di Stato rilevò difetti nella progettazione dei serbatoi in uso dal 1973. Oggi Huangdao ha due depositi di petrolio uno accanto all'altro. Tra il 1976 e il 1989 la loro capacità di stoccaggio è raddoppiata. Dopo l'esplosione dell'89 i vigili del fuoco avevano lamentato la cattiva manutenzione dei dispositivi di prevenzione installati sui serbatoi. E le linee guida sugli incendi e le esplosioni, emanate diciassette mesi prima da un ministero del governo centrale, giacevano abbandonate sul tavolo di una sussidiaria di Sinopec. Mai attuate.




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