venerdì 6 giugno 2014

'Essere trasformati in malati mentali'


Alla fine Wu Chunxia ha ottenuto giustizia. Alcuni giorni fa, l'Alta Corte dello Henan ha sentenziato in favore della donna ingiustamente rinchiusa dalla polizia locale in un ospedale psichiatrico per 132 giorni. Tutto è cominciato nell'aprile 2008, quando le autorità la intercettarono mentre cercava di raggiungere Pechino per chiedere aiuto a All-China Women's Federation, dopo le ripetute violenze subite in casa. Tre mesi più tardi, fu prelevata dalle forze dell'ordine e sottoposta a 10 giorni di detenzione. Condannata senza processo dalle autorità locali a un anno di 'rieducazione attraverso il lavoro', fu, tuttavia, internata in un manicomio per essere curata dalla sua presunta schizofrenia. «Mi hanno coperto gli occhi, costretta a prendere delle pillole e sottoposto a elettroshock tre volte alla settimana», racconta Wu al 'Beijing News', «più cercavo di dimostrare la mia normalità , più (i medici) mi dicevano che ero malata». L'ospedale ha acconsentito a dimetterla soltanto dopo svariati tentativi di suicidio. Una volta tornata in libertà, Wu ha citato in giudizio la struttura sanitaria ricevendo 150mila yuan a titolo di risarcimento. Troppo poco rispetto a quanto patito. Nel 2012 la donna ha intentato causa contro la stazione di polizia di Zhoukou, che -nonostante il ricorso in appello- è stata giudicata colpevole il mese scorso.

Per anni attivisti, petizionisti e 'nemici del regime' sono stati rinchiusi in centri psichiatrici, finendo nella zona grigia che separa Governo centrale e autorità locali, spesso responsabili di soprusi non avvallati da Pechino. Non solo. A causa dell'inaccuratezza dei controlli medici, persone perfettamente sane sono state ricoverate su pressione dei parenti in seguito a dispute famigliari, venendo «sottoposte ad abusi continui». Un fenomeno noto con il nome di bei jingshen bing, 'essere trasformati in malati mentali'. Lo scorso anno, il direttore del Fourth People's Hospital di Urumqi, capitale provinciale dello Xinjiang, ha riconosciuto che tra il 70 e l'80% dei malati presenti nella struttura erano stati ammessi 'forzatamente'. (Segue su L'Indro)

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