giovedì 12 giugno 2014

Equilibrismi mediorenitali


A dieci anni esatti dalla fondazione, la scorsa settimana il CACF (China-Arab Cooperation Forum) ha tenuto il suo sesto meeting ministeriale, attraendo nella capitale cinese i rappresentati della politica estera di 19 dei 21 Paesi membri spalmati tra Medio Oriente e Nord Africa. Tra questi, Giordania, Yemen e Bahrain. Il forum costituisce un canale privilegiato tra Cina e Lega Araba, nato nel 2004 da un'intuizione dell'ex Presidente cinese Hu Jintao in visita al Cairo e oggi più attuale che mai alla luce del progressivo ritiro delle truppe americane dall'Asia Centrale. Un vuoto che Pechino si appresta a riempire con una versione speculare del 'pivot to Asia' di Obama con 'caratteristiche cinesi'; ovvero senza sparare nemmeno un colpo di fucile, ma tessendo relazioni commerciali rigorosamente 'win-win'. Almeno a parole. Parafrasando quanto affermato dal Presidente Xi Jinping nel discorso d'apertura: «Vogliamo implementare il nostro sviluppo e aiutare gli altri Paesi a crescere».

Nel mese di dicembre, la visita in Medio Oriente del Ministro degli Esteri cinese Wang Yi era stata accolta con entusiasmo da parte dei Paesi del Golfo, pronti ad afferrare la mano allungata dal Dragone pur di allentare la propria dipendenza economica da Washington. Lo scorso anno i rapporti bilaterali tra il gigante asiatico e la regione hanno toccato i 239 miliardi di dollari, con la Cina principale partner commerciale di nove Stati arabi. Allo stesso tempo, oltre ad essere principale importatrice di petrolio dal Golfo Persico, la Repubblica popolare parrebbe ormai guidare anche la crescita della domanda complessiva di greggio dall'OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries).

Alla vigilia del CACF, Wang aveva preannunciato la volontà di Pechino di rafforzare la partnership strategica nei settori in cui la partecipazione cinese ancora langue, irrobustendo la tradizionale cooperazione nel comparto commerciale e degli idrocarburi, aprendo, al contempo, a settori emergenti quali energia nucleare e ricerca spaziale. Nel prossimo decennio, i rapporti virtuosi tra gli aderenti al CACF seguiranno le direttive racchiuse in un nuovo piano di sviluppo dai contenuti non meglio noti, le cui linee guida, tuttavia, rievocano un concetto caro a Xi Jinping. Quello - inaugurato dallo stesso leader cinese nel 2013 in occasione di una visita di Stato in Asia Centrale e nel Sud-est asiatico - che prevede la nascita di una cintura economica lungo rotte terrestri e marittime. Una Via della Seta in chiave moderna, che arriva a toccare zone cruciali come Iraq, Siria, Golfo di Aden e Mar Rosso. Non a caso alcuni mesi fa, Wang Yi ha messo segno la prima visita di un alto funzionario cinese in terra irachena da 10 anni a questa parte. (Segue su L'Indro)

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